Andrea Caffi - Socialismo libertario

Se il socialismo oggigiorno non può essere altra cosa che un « apparato» d'azione politica (con stinte o tarlate coperture ideologiche) impegnato - assieme ad altri partiti - nel mesto compito di mantenere più l'apparenza che la sostanza di regimi « democratici » in una Europa sconquassata e imbarbarita - non vale proprio la pena di essere socialista piuttosto che radicale o liberale o magari democratico-cristiano; se invece intendiamo per socialismo la continuazione - con discesa nel popolo - delle grandiose ed audacissime speranze concepite nel Settecento, di attuare una completa emancipazione d~lla ragione umana, sui principii della quale è unicamente possibile fondare la pace, la fraternità, la felicità per tutti - allora dobbiamo cominciare col riconoscere che tutti gli eventi dall'agosto 1914 in poi hanno calpestato, soffocato, deviato questo movimento - e che... bisogna ricominciare da capo. Spietato, prima di tutto, deve essere l'esame di coscienza giacché inavvedutezze e colpose facilonerie da parte nostra hanno contribuito certamente al così catastrofico generale collasso. Per giustificare la mia frase: « ricominciare da capo» non è forse inutile fare qualche considerazione sulla storia del socialismo: a mio parere quella che speriamo iniziare sarà la quarta « ripresa» (o la quinta fase del movimento socialista: 1) La prima fase è sorta quasi assieme alla Rivoluzione francese, si esplicò nelle classiche « utopie» di Owen, Saint Simon ecc., nonché di molti operai inglesi (culminanti nel « cartismo ») e francesi (giornate di Lyon ecc.). Non solo il massacro del giugno 1848 a Parigi, ma la disfatta completa della rivoluzione europea - sembrò segnare la fine di ogni speranza, lo sbandamento delle schiere, il « rinsavimento» dei « sognatori » (tipico il voto di molti operai per Napoleone lii con il passaggio dei saint-simonisti al culto della « efficacia capitalista» e anche Biblioteca Gino Bianco

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