. , ovunque sia possibile - della società e dello Stato, per realizzare davvero la conquista democratica del potere nella società. Dovrebbe poi, questo movimento socialista, come sua massima cura fomentare, anzichè strumentalizzare o pretendere di asservire, la creazione di élites, cioè di una nuova intellighentia che di f,onte al 'attuale marasma intellettuale e culturale in cui persino l'ordine dei problemi è stato stravolto, sappia almeno essa ragionare e pensare « diritto ». Quanto ali' intransigenza e al giuocare « a chi è più a sinistra» (spesso - come diceva Lenin - anche « a sinistra del buonsenso ») occorrerebbe smetterla con gli atteggiamenti demagogici e da armeggioni, rivoluzionari a parole ed opportunisti nei fatti; smetterla « col rito invalso di salutare con pomposa riverenza il "programma massimo", affermare solenne-· mente che siamo sempre, indefettibilmente "classisti, marxisti, rivoluzionari, ecc. », e poi ordinare tutto lo sforzo disciplinato delle masse ed il loro spirito di sacrificio per « salvare la patria», o soltanto procurare al compagno x un seggio (per altro ben retribuito) di deputato o senatore », come vanno magistralmente facendo ormai da 30 anni i comunisti togliattiani. Nè d'altra parte ci si può sbrigativamente sbarazzare - come usano fare e addirittura « teorizzare » tanti socialdemocratici - del problema della coerenza ai principii del rifiuto a certi penosi compromessi, con la comoda giustificazione del « non si poteva fare altrimenti », delle « superiori necessità » ecc., bollando come « massimalista » ogni resistente alla « linea ». Certo, non esiste una scienza esatta della politica e quindi neppure di una politica socialista; ogni pretesa di fondare scientificamente le scelte politiche si riduce ad una giustificazione più o meno rozza dei fatti compiuti, o come accade ai comunisti in un grossolano, quando non si tratti di risibile, « storicismo ». Il problema è essenzialmente morale: e in questo senso una classe dirigente socialista che sia veramente tale per prestigio morale, politico e culturale potrebbe ben individuare volta a volta, in una prospettiva di breve o lungo termine, alcuni problemi cruciali, o come si dice, di fondo, alcuni nodi della vita nazionale che assolutamente ed . urgentemente devono essere affrontati, e conseguentemente battersi con ogni energia (dal ritiro della propria rappresentanza al governo, a/l'ostruzionismo parlamentare, all'azione di massa, agli scioperi, ed anche al ricorso all'azione diretta) per una loro soluzione, a tutti i costi. Ma per una siffatta « strategia » occorrerebbe una classe dirigente socialista animata da uno spirito schiettamente auto13 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==