Bonaiuto Del Vecchio - Sugli ultimi fatti di Bologna

SUGLI 'lltt.~ ·am~ ~~~~a DI BOLOGN! mà~~~ntt~ DI B. DEL-VECCHIO. BOLOGNA !848 TIPOGRAFIA DI GIOSEPPE TIOCCBI, ,.,..-

MAZ 07ùò 00160 MAZ :3801

. Era scritto negli annali dell'Eterna Giustizia che quella stéssa Città la quale un giorno domò l'ardire dello Svevo Imperatore, fugandone gli eserciti ed imprigionandogli perfino il figliuolo , dovesse nel 1848 rinovellare il glorioso esempio su'malaugurati discendenti di lui: appalesando così ad Allemagna come non sia spenta negl' itali petti la scintilla di gloria , e come la straniera oltracotanza, presso un popolo che senta la propria dignità , non sempre rimanga impunita. Il giorno 8 d'Agosto 1848 , mentre segna nuova pagina di vergogna nell'Istoria de li' implacabile Nemico d'Italia, scolpisce IJovellamente a carat-

4 teri indelebili il valore Bolognese, ne' fasti di que:ta nostra illustré e in uno sventurata Patria. Il 2 di questo mese, il Signor Tenente Maresciallo Weldcn, Comanda nte il corpo di riserva dell'Armata Austriaca, passato il Pò con all'incirca 8,000 uomini, giungeva in Ferrara pre· cedu(o da un Proclama; la natura del quale sendo coerente alle benigne massime del suo Governo , negli animi veramente italiani quell' effetto produsse, che tutto ciò che senta d'austriaco in. es?i partorisce; voglio dire orrore e raccaprtccto. Io riporto qui per intero cosiffatto Documento, e sia imparziale giudice la storia della baldanza e insieme delle vandaliche intenzioni di gente, che affettando uno squisito incivilimento , e propugnando oltr'alpe i suoi diritti e i sacrosanti principii di nazionalità, discende in Italia sotto le Costituzionali Insegne, e vi arreca rapine e stupri, incendi e morti. Nè basta ciò: quasi fosse giusto l'ingiusto, legge il delitto, onore l' ignominia, l'austriaco aggressore facendo pompa di nefande gesta, invade burbanzoso i domiuii altrui con alla testa il trofeo del terrore e della vendetta. ECCO L'AUSTRIACO PROCLAMA. « Agli Abitanti delle Legazioni. Per la seconda volta passo ìl Po colle mie truppe a disperdere le bande che non cessano di turbare la pace e l' ordine pubblico.

5 Il Santo Padre vostro Signore, ispirato dal sacrosanto uffìcio di cui è investito , più volte protestò di non vol ere la guerra. Ciò null ameno l e truppe Pontificie e gli Sviz· zeri da lui assoldati pugn:lrono contro l' Austria a Treviso cd a Vi cenza, c vinti, capitolarono obbligandosi per tre mesi di non riprendere le armi contro l'Impero. Guai a loro se violassero i patti; tengl) registrati i loro nomi, e lo sleale che cadessr: nelle mie m:mi non avrebbe che aJ attendere il meritato supplizio. Le mie mosse sono dirette contro le bande che si chiamano Crociati, contro i faziosi che io onta al proprio Governo si affaticano d. ingannare il buon popolo con menzogne e sofìsroi e d' infondere un odio ingiusto ed assurdo contro una Potenza sempre stata amica. Trenta c più anni or sono, l'Austria conquistò le Legazioni, considerate il gioiello degli Stati Pontificii, e _le restituì con nobile disinteresse al legittimo Sovrano. Le continuate amichevoli relazioni ed i re· ciproci riguardi di buou vicinato dovevano rafferroare sempre più la pace fra i due popoli ; se non che un abbominevole fanatismo , la smania di arricchire ed ingrandire a spese del popolo e le mire ambiziose per arrogarsi il governo medesimo, crearono nn partito sempre irrequieto che cuoprc il vostro pacifico c fertile paese, di miseria , di guerre , e delle distruzioni che ne sono le inseparabili conseguenze. È ormai tempo di porre un argine a tanto disordine. Dove la voce della ragione non potrà penetrare mi farò ascoltare co' miei cannoni . Longi da ogm idea di conquista, mai colti-

6 \'ata dall' Austria ri,.,uardo al vostro paese , giac· chè diversamente n: avrebbe con tutto il diritto conservato il possesso trenta anni fa , io intendo solo proteggere i pacifici abitanti , e conservare al vostro Governo il dominio che gli viene con· trasla to da una fazione. Guai a coloro che si mostrassero sordi alla mia voce od osassero di fare resistenza. Volgete gli sguardi su gli ammassi fumanti di Sermide. Il paese restò distrutto perchè gli abitanti fecero fuoco su miei soldati. Dato dal mio Quartier generate di Bondeno il 5 agosto t 848. · Il Tenente Maresciallo Comandante la Riseroa WELDEN. La sera del 5 giungeva io Bologna un co· sì maledetto scrillo, e non andò guarì che si diffondesse con sorpresa ed ira nell"'univcrsale; ma, tant' era strano ed incompatibile, che molti lo sperarono apocrifo, ed uua delle solite imenzio· ni dei traffica nti la stamp a. L' indomani però tulli ebbero, malgrado loro, a p ersuadersi della sua rea le esistenza , conciosiacchè oltre al pervenire parecchie copie di esso a questi ed a quello, si ebbe certa notizia che il nominato Generale ne aveva ordinata l'affissione ne' varii canti della città di Ferrara, e contemporaoeameote la nòstra Lagaziooe ricevette con apposita staffe tta l'avviso· che le mandava il Ferrarese Governo, che l 'Austriaco, si dirigeva a questa volta ed aveva iutimato alle Trup· pe Poutilìcie colà stanziate di sgomberare tosta· r~1ente la città e di rinculare .per ogni dove egli SI avvanzasse co' suoi armati. In quel giorno me·

7 desimo e nel dì seguente vedemmo infatti giungere in Bologna le milizie che stanzia~ano in Ferrara. Àll' annunzio di così infausta novella, i generosi fremettero, e quasi l' intero popolo dubitò del Pontefice e lo ritenne di perfelto accordo coll' Austriaco Signore. Non è io penso chi possa immaginare potere un subalterno austriaco spingere tant' oltre l' audacia , sì da avvanzare di sua sola volontà parole che dieno argomento a supporre collisione col Sovrano Pontificio ; eppure il Moto-Proprio del Pontefice, in data del 2 e pubblicato in Bologna il 6, appalesa nel Papa , il Sovrano che impone a' suoi sudditi di sorvegliare alla sicur ezza d el proprio territorio e difenderlo all' uopo (l). Gran pane del popolo sosteneva doversi (i ) Ma pereh è non pubblicare quel Molu-Ppoprio a tempo d ebito? Perché celarlo , quando ben ilovevasi attendere che pri vai~ ·per sone lo avrebbero per certo ricevuto e quincli reso di pubblica r·agione ? Non fu egli un grave errore il tenerlo nascosto? Niuno sap rà persuadermi che il Governo di Bologna non lo ricevesse da Roma uffi cialmente e prontament e : s· egli non l' ha pubblicato perchè così vennegli imposto da Roma , in allora convien dire che noi popoli siam guida ti dai sovra - ni non altrimenti di fantocci dai Buratinaj : se poi non l'ha pubblicato elle per sua mera volontà e diremo per prudenz ia le veduta, ha incorso in ·gr·ave fallo, conciossiacchè si aggravasse per tanto silenzio la situazione del paese . Due grandi mali avvennero da cos\ improvvida ri - tardo : if primo si fu che il Popolo sino a l giorno 6 non irragionevolmente sospettò il Sovrano in collisione coll'Austria : il secondo che quando nel giorno 6 il popolo fu a parle delle intenzi oni sov..ane (o per dir meglio di qu elle discorse nel Motu•Proprio) dubit ll e n' ebbe donde della fede dei Governanti la Città .

8 fare t'esistenza e non dare all'Europa l' igoomi · nioso spettacolo d' una ciuà la quale volonterosamente apra le porte all' invasore. Quà e là scor· gevansi ammutinati assembramenti , e ad un tratto riunendosi le masse nella magnifica Piazza del Nettuno dcterminaronsi di accorrere alla residenza del Pro-Legato 1 chiedergli armi ed ogni mez · zo di difesa. Detto , fatto, il Palazzo Governativo fu stipato di gente J ' ogni ordine che con incalzanti istanze di mandava il Preside, il quale onde acquietare il tumulto , fece rispondere che dal can to suo nou avrebbe mancato di tutelare il patrio onore, siccome ci ò che stavagli a cuore sopra o· gni altro bene terreno. Impertanto i tarnburri battono a raccolta , affine di chiamare la civica so tto l'armi a cu6todirc Jlordine interno del'!a Città; ma il Popolo che sperava quello fosse per lo contra rio un principio di ostilità in verso il nemico, alquanto calmossi attendendone ansioso il ri sul tamento Per ogni dove udivasi ripetere il grido all' arme , e ciascuno li eto v'accorreva pronto a sacrificare sè s tesso sull' altare del la patria indipendenza. Però l' impeto gen eroso del Popolo veniva bentosto fiaccato da un Procl ama del Pl'O· . Legato che raccomanùavasi a tutt'uomo perchè si abbandonasse l'idea della rcsi stenta, laddove non era modo di continuarla orrevolmente. Ed in ap· poggio delle sue esortazioni soggi ungeva che Je truppe e~tere al servizio "della Santa .Sede si erano l'Ìc?satc ~i h~tterc coll'austriaco stante la capitolaztone dt Vtcenza che lorll nel \•ietava, ostacolo pnre affacciato da altri corpi di li nea; che mancava la città d' ogni maniera di apprestamenti

9 militari che sarebbono occorsi onde ributtar la forza colla forza : e finalmente che Bologna per la sua top0grafìca posizione è nel ceno pericolo d' essere bombardata e distrutta tosto che il nemico riesca ad impadronirsi dei sovrastanti colli. Queste ed altre ragioni adduceva il Pro-Legato molte delle quali erano persuadenti ed agivano precipuamente su coloro che patendo all'eccesso il male di Nostalgia non vedevano più in là della materiale salute del proprio focolare. (1) Di fatto sappiamo che la mattina del 4 , il governo volle si tenesse un consiglio di guerra nel quale si dicut esse se o non opporsi all' inva· si one ed anzi si fu in quel rnede-s1mo giorno ch'ei fece conosce re al popolo onde calmarne lo spirito elferescente, ed eziandio in appoggio della sua condotta, essersi trattata la tesi importan~issima d.ella difesa da esperti uomini d' arme ed avere essi repu· tato impossibil e lo scerre a punto strategico la po· sizione della bolognese città. Però l' acr.aduto del giorno 8 ha provato come ogni punto sia strategico alloraquando un intero popolo voglia veramente la sua indipendenza. Dio e il Popolo salveranno l'Italia, ogni volta che' il Popolo ami l'Italia e Dio e per l'uno c per l'altra combatta. L'opinione dei comandanti le truppe l'i fu quella di abbandonare Bologna e di ritirarsi mano a mano inverso la Cattolica. Non valse un bellissimo progetto di difesa d' un anonimo che correva per le mani de' ciuadini, in cui tracciavasi per intero il pianò di battaglia; non le autorevoli parole del Mazzini testè pervenuteci da Milano con le quali racco- (i) Proclama del 4 Ago5lo.

.. 10 ~andavasi a9li italian! di opporr~ ~n .ogni, ciu~ dt sperata reststenza; ne le esortaztont dt qu~ tanti che volevano la guerra anzicchè l' obbrobno; le jnsinuazioni Jcl Pro-Legato, uomo giustamente amato ed istirniato da' suoi concittadini la vinsero per quel giorno sulla de~ermin?zi on e. del pop_olo c tutto fìnì col pattugl tar c dt continuo la Città, temendo non la plebe, impropri amen te chiamata canaglia o birichinaglia sotto il manto dell' amor nazionale nascondesse un qual che vile sentimento ; ma come el la disiugana sse l'opinione a suo danno preconcetta, vedremo più innanzi. Determinossesi adunque di pi egare la fronte all' avve rsita del destino, e Ji prepararsi al ricevimento degli amatissimi ospiti, allontanando tutte le milizie italiane quì stanziate, che sotto il comando de ll ' ill ustre Col onnello Belluzzi benemerito della patria , dovessero insi eme con l'altre spar~c per le Romagne concentrarsi nella Cattolica, punto formidabile atto a sosten ere una lotta e nel quale altra fiata ebbe l'austriaco a mordel'C la pohe. Ma quale dolorosa sensazione non provarono Je anime italiane la sera del 4 , in vl'ggendo co· sì fr;ttolos:Hnente e quasi direi disperatamente parttre da Bologua quella brava nostra gioventìt che cedere doveva il proprio suolo alla rabbi a· te· d~sca eh~ ir_ro~peva già ? gran passi inverso di lct ! Eroi dt Vtcenza e dt Treviso, f reoate lo sdegno; e serbate il valore ad altro momento · che sebbene sieuo le sorti d' Italia gra1•ement; cor~promesse, non perciò l'Italia è pe rduta , chè anzt l~ vera. guerra ?.ell'incli pendenza incom incia, purche sapptarn prolhttarue, dalle nostre recenti

11 sconfitte. La sventura ci ammaestri , deponiamo ogni altro sentimento sull' altare della patria salnte , e a malgrado tutte l' orde che dal Nord piombassero su di noi , l'Italia sad\ salva. Che non potrebbe una Nazione di 24 Millioni se volesse propugnare ed ottenere la sua indipendenza? Riprendiamo l' istoria. Non conoscendo quali fossero le intenzioni de' nostri cari Padroni si apprestarono imper tanto delle buone letta c non pagliericci sudici o semplice paglia , roba degna solamente dei soldati italiani che qui stanziavano , perchè i Signori C1'oati , Boemi, Ussari , e demoni simili, non sono avvezzi a p;•timenti, e seppure lo fossero noi loro obbedientissimi vassalli dobbiamo alleviarne l e sofferenze ! ! ! Anzi fu vvi alcun tedescante che vol eva perfino persuadere i rnili1i che custodivano le porte della ci ttà, aù onorare le orde nemiche secondo l e consuete regole militari, alla quale proposizione ebbe in risposta egli il primo l'onore d'essere fisch ia to e preso a schewo ed a disprezzo. Un fremito convul so era dipinto sul volto d' ogni buon cittadino ed erano questi soltanto che percorrevano la città , poichè i \•ili stavano nascost i nelle loro case e gli Austro-Gesuiti gavazzavano ne' loro canili senza anardare però di esporsi al furore d' una popolazione tremendamente irritata. e ques to stato degli animi che durava senza posa per tutto quel giorno induceva il Pro-Legato a metter fuori nella notte altro Proclama; affine di calmare alquanto la terri bi le situazion~ proffittando del suo ascendente ; perchè i più anendevoli qui rimanessero sofferenti

12 alla tutela dell' ordine interno, e quelli di spirito e d' animo più fermi seguitassero le bandie: re ,del prefato Belluzzi proclamato . a Duce_ del generosi che accorrevano con essolu1 al destmtto punto di strategia. ('l) Passò la notte del 4 senza che fossero accaduti disordini di vemna sorta; solamente seguitavano le partenze dei forestieri e di tutti i codardi o tristi patrioti che nel momento del magg iore perÌ· colo disertavano il posto ove chiarnavali a ricuoprirlo i doveri di ciaadini e di sudditi. E qui mi piace di tributare elogi al complesso della Guardia Civica la quale ad eccezione dt pochi Buon - a - nulla si mostrò degnissima della sua rappresentanza. Venuta la mattina del 5, la Città pareva nella situazione di quelle cui da gtan tempo un morbo micidiale avesse mietuta gran parte della popolazione. Gruppi di gente dispersa qua e là per le strade con nel volto dipinto lo squallore, richiedevansi reciprocamente del come andassero le cose; e il governo veniva in frattanto avvel'tito da diverse comuni dell'occupazione Austriaca nel territorio della Provincia e in vari punti. Sulle strade corriere erano interrotte le ufficia_li corrispondenze, pochi erano quelli che al di fuon azzardavano di transitare, e di qui non era chi volesse_ porsi in viaggio per verificare quanto vociferav~sl; cosicchè conveniva stare al detto di que' poch1 ~el _Contado i quali d'altra parte erano contraduton nelle loro relazioni. Egli era un vero (i) Proclama , nella stessa sera affisso.

15 stato d'angustia. Si sa che in simili circortanze le cose s' aggrandiscano, e fuvvi perfino cb i asserì essere il numero degli austriaci da 20 a 25 mila. Tuttavolta però anche le fole traggono il loro principio da un qualche vero; ed ecco da che avvenne che i vili ici raccontavano un numero così eso rbitante. Gli Austriaci (ch e poi si veri fi ca rono non più di 4 mila) si divisero in tanti parziali corpi nelle strade del Ferrarese , del CentE·se e del Modenese; e questi corpi si suddivisero in altrettan ti picco)~ squadre che alternativamente or qua or là sboccavano per le vie; cotesta loro furberia facemaoli suporre :~ssai più ùi quel che erano realmente. Talora si ascondevano fra! Grano, tal' altra s' appresen tavano d'improvviso ne' vi ll aggi e per le case, fermando inoltre i pochi che scontravano per via con mill e inutili inchies te, senza però arrecare offesa alcuna nelle persone. A mò d'esempio, un Parroco che avviavasi alla sua abitazione presso Casalecchio, fu fermato ed interrogato del perchè egli percorresse lo stradale a quell'ora, e dove volesse dir iggersi . Avute le convenienti risposte che con qualche trepidazione quegli dette, gl i fu iogiunto da un Capitano Austriaco, di attendere e non temere. Trallo dalla tasca una Guida, il Capita· no trovò la geografica posizione della dimora del Parroco, e quindi rivoltoglisi gli disse: Bene, bene , andate : là pure troverete dei nostri. Il Parroco , zitto zitto se ne partì, e credo si congedasse nello stesso modo che D. Abbondio s i congedò dai Bravi di D. Rodrigo nelle vicinanze di Lecco. Altri falli simili a questo accaddero io quel dì e seppesi pur anco che i soldati

14 onoravano della loro presenza P.arecchie case di Contadini, da cui dopo a,·er mangtato e ~cvuto, col loro straziante linguaggio si ptu·tivano d1cc~do con malvagio soghigno pac!te Pie None.(paga ~10 Non~) Ad ogni istante attendevasi la pe.s~l n~ a notizia della loro funesta comparsa, ma d gtorno 5 trascorse senza vederli : nè mancavano pet• conse· guenza chi sperava non vcderli mai 1 come put: troppo non mancava chi dubitasse non vede d t più. La mattina del 6 fu per Bologna terribile ma altrettanto solenne. Il popo lo che dopo l'arrivo del corriere di Roma veniva a cognizione del Moto-Proprio Sovrano del 2, dall'oppressione in che gemeva, ad un trallo si rialzò ed argomentando l'i utrnzione del Principe fosse di resi stere al nemico, s'aiiil llò nel Palazzo Governativo chiedendone la pubblicazione; e il governo dopo avere alquanto titubato fu costretto farlo pubblicare ed affiggere ne' vari i canti della città. (l) La Ti pografìa Governativa e1·a ass'!di:Jta da una rnoltiturliue che con gioia direi quasi feroce chiedeva copia di quello scritto sovrano; eppure il popolo anche qui mostrò buon senso ed amore alla legalità, perciocchè si fu in quel momento che si sentì forte de' suoi diritti e pago di non abusa - re del suo potere. Ma qual t> lacrimevoie si tuaziuue non diveuiva ella que~la del Goveruo? Sospet· (i) Sono ques te le precise parole del Pon tefice e sulle quali il popolo appoggia,•a b sua deterrninazi<ne - u Abbiamo gia ddto, e lo •·ipeliamo anche nddesso esli ser Nos tra \•o lontà che si difendano i Confini dell~ Stali lo, al quale elfello ave \•amo au tor·izzato il testè cessalo Ministero a P< ov,edervi opportunamente . u

15 to al popolo che lo riten eva, sciente già da due giorni de l volere sovrano; sprovvisto affa tto di mezzi di difesa, perchè avente in città un solo Cannone s:nontato e due Compagnie di Carabinieri ;l'aspetto minaccioso de'popolani, alcuni de'qual i entrarono i Quartieri e munironsi di armi; l e campane r.lte suonavano a stormo con sp essi colpi e spaventosi: le pi::tzze che si facevano rase di persone c di robe per dar lu ogo ad apparecchi ostili: insomma eg li trovassi in mezzo ad ! un ver o laberinto. Se non se dopo alquanti dibattimenti si determinò di sped ire una Deput azione al W elden con form ale Prot f's ta, ciò che fu fall o; avvertrndone a nti ci patamente i Cittadini con ap - pl)sito P roclama ( 1). Diffatto, plauùiti dall ' universal e partono per alla volta di Centv dove supponevasi il Quartie re Generale di Welrlen , un Brunetti ed un Martin r lli in qualità di Depu tati , ( il primo Presideute Region~rifo; Avvoca to i l secondo) lasciando l'intera citta nr.ll'nnsia, d'udire q"ando che fosse la rispos ta dell 'Austr iaco. Ma sino a se ra avvanzata non ritornò la Deputazione, e quando il Popolo seppe che l' Austriaco dopo d' averla con modi iourbani ricevuta , le diè a lteramente per tutta r isposta dimanì all' ora sesta darò il riscontro in Bologna ; il furore trabbocrò, e uomini, donne e fanc iulli d'ogni et à e d'ogn i grado si disposero a f3r · barri ca te, g iurando di seppell irsi Sullo le rovi ne d e lla Patria anzichè cedete un palmo di t erreno al l'inimi co. La cil'ica non può più impedire il Popolo (i) Io qu esta Protesta si risguardava come violazione del territorio Pontificio l 'ingresso delle truppe.

16 d'impadronirsi Ji quan~i fu~il i. fosse r~ ne' quartieri ed anche ne' luoglu pnvau. Tuttt ~ercorrevano armati le vie e la città era illum111ata da faci che riflettevan~ una tetra luce su di coloro che alle diverse opere di difesa. dc~icavaosi . . , La posizione del Governo dtven tva ognora pt~ d ifficile, ed è pur d'uopo il confessare che a mtnorarne l'intensità, occo rreva nientemeno del po· polo bolognese che per quanto ~i a generoso, al - trettanto, è pieghevole ed in~elbgente. Bastò un Proclama del Pro· legato pubbltcato alla mezza notte, perchè tutta quella furibonda massa dispostissima alla pugna si arrendesse a ll e ist anze dell'onorato loro concittadino che con parole au terevoli ed affettuose ad un tempo, li pregava novell amente a desistere da una disperata difesa che senza alcun pro avrebbe ( second' esso) posto a distruzione l'intera citLà. ( l ) Bestemruiossi la fatalità del caso, impercossi contro ;sii ' austriaco invasore , ma rassegnati ed obbedienti, si sciolsero le barricate , si sospesero le risolntezze dell'armi, cessossi dal ritoccare le campane , e tra il dispetto e la rassegnazione tornaron molti alle domestiche mura in seno all e proprie famigli e. ç1)_ Certo è ~he_la vita integra menata dal Sig . HianchettJ srno ad ogg• 1n che lo ricuopre la can izie non lascia negli onesti alcun sospetto su lla sua fede' , ma pare a. me che a pello all' onore del nome ital iano ogni altro r•guardo avrebbe dovuto lacere : Si fosse pur d istrulla Bologna : dalle. sue cenr •·ì a mille a mille suebbero .surti i _d i:ensori e i rivendicalori della patria. E che è mal una CJI!a al confronto del riscl lto d'una Nazione? Intanto se. non a~veni,·ano i fa tt~ d el giorno 8 e per cui Bologna s t moncl o nel lavacro d1 gloria, ella sarebbesi sculto io fronte un marchio d'infamia .

17 La mattina del 7 tutta la citt à era circondat a dall e Truppe l mperi ali che sebbene col mirto in sul Cappello e col cipiglio alq uan to minaccioso ed ost ile , trepidavano assai e leggevasi nel loro . volto l'interno timore d'una sollevazione po· polare, sendo ancora fresch e io esse le memorie delle cinque memorande giornate di Marzo in Milano. Al cuni picchetti di Dragoni facevano di trat· to in tratto delle scorrerie fissando principalmen· te la loro attenzione sui campanili delle Chiese di campagna, tremendo termometro, ad essi di sinistro augurio, si ccome quello che loro incusse altrove. Finalmente dopo un consigliarsi ed atten· dere, eccoti una squadriglia di Dragoni cinque di numero, entrare la Porta S. F e lice e diriggersi a Palazzo. Niuuo de' nostri li accompagnò ed essi presentatisi bentosto al Pro-legato di mandarono la consegna di cinque Porte Urbane , comandando inoltre i preparativi dell'ingresso; se non che il magistrato non istimaudo conferire di così gravi faccende con un semplice Uffì cialuccio de' Drago· ni, si risol se di recarsi io p ersona dal General e Austriaco che a\•eva poslO il suo Quart iere nella Villa Davia fuori Porta S. Felice ; ed uni · tosi al Senatore, ed ai prefati Brunelli e Martinelli si diresse immantinente a quella volta coll' illustre comitiva. Ecco le conclusioni del loro abboccamento col Welden. • Non più cinque Porte Urbane ma tre, ( e ciò col protesto d'avere relazione coll'interno ) . c Veruno ingresso di troppa armata io città. c Fornitura di vettovaglie a carico del comune, in luogo di contribuzione forzosa.

18 c Le Porte da occuparsi dagli Austriaci sa · ranno S. Felice, Maggiore, e Galliera. . . . c Riconosciuta e rispetlata la Guardta Ctvtca col dritto di tutti i posti tranne i tre consegoabili. • . In quest'incontro voleva il Prolegato il rilaEcto di due compagnie Svizzere fatte prigioni dal Tedesco a Bondeno contro ogni legge di guerra, perchè senza avvenire fra le parti alcuna preventiva incidenza 1 ma il Welden ricusò di consegnarle e non volendo confessare che la forz:t brutale non ha legge civi le, addusse ragioni cos\ magre che qui non fa di riportare. I soliti cavilli dell' Austriaco ! - (t). Non appena uscito dalla conftrenza, il Prolegato si a{frctla a pubblicarla al Popolo mediante Notificazione. l\1a quale non fu la sorpresa allora quaudo mentre veuiva annunziata siffalta convenzione e per cui avevasi in parte frenata l' ira che covava io seno, \'idesi come per incanto la maggiore Piazza inondata di Caval leria p~ovenieote da Porta Maggiore c di fanteria che da Porta Galliera s'era partita, per a quella volta? Uu fremito (i) Possiamo accertare la verita d'un currosusrmo ac~i~eo~e . A leun i Svizzeri di quelli prodi loriameute falli pr1g10m dall'austriaco, giunti <I~Ò in seguito al convenuto coocambio de' rrigior.ieri avuti da n oi nel giorno 8,. racc.onlano cb' essi dovelleru figurare di cornparaa m V1cenza , nel modo seguente. Gli austr iaci che il giorno. 8 <Jui ebbero la rolla , a Vicenza prorhmarono una Vrllona, nella quale i nostr i morti sarebbero stati 6,000, e molli e ~nolli prigioni · eccove11e l'atleslalo, parlavano, e s ~ drcendo presentarono gli Svizzeri a ll a moltitudine,

19 universale s'udì , e molto s'ebbe a temere che il Popolo irrompesse in qualche eccesso. -O fosse la solita strategia austriaca che volesse per siffato modo eccitare tumulti, giustificandll con essi le rapine e gl'incendi che aveva · divisa te di gra - ' 'ar su Bologna, o che realmente i Comandanti di que'corpi non a\•essero ricevuta a tempo debito la copia della convenzione fatta col Pro-legato, vero è che costoro non prima la viddero firmata dal loro Caporalaccio, se ne tornarono là donde s'erano partiti; ciocchè pure accadde ad un piccolo distaccamento di fanteria che entrato per S. Felice retrocedette tostamente ...:.... Non però nel corso della giornata tralasciarono le loro scorriere in Città, cbè anzi così ufficiali come soldati si permettevano di passeggiarne le vie come nulla fosse e quasi si trovassero tranquilli ne' loro possedimenti. Disgraziati l non pensavano che ogni pietra ardeva sotto i lorq pi edi ed ogni volto d'uomo che incontravano aveva sculto lo sdegno e il desio di una presta vendetta. Il Wclden serbando sempre il suo Quartier Generale nella Villa Davia, venne per magg•or agio in città a desinare in compagnia del suo Stato Maggiore all'Albergo la Pensione Svizzera, altrimenti dello, Grande Albergo. Graziosissima visita per la quale il Proprietario di quelì' albergo ebbe a patire gravi disgu - sti; perrocchè nel giorno 1O quando già costoro erano stati cacciati, alcuni della plebe per male insinuazioni di turbolenti, precipitarono in quell' Albergo supponendovi riposto un qualche ufficiale austriaco; ma l'innocenza trionfò, e l'Alberg ;. tore altra difesa non oppose fuori quella della purezza della sua coscienza.

20 Il Documento ril~sciatogl i pescia da _un ci - vico ufficiale , dal governo dçpu ta to ali ~ ngorosa visita nell'Albergo, e che in compagma d'altre quaranta persone adempiè al suo mandato , valse e vale a proclamare la fal sità dell'accusa e l'innocenza dell'accusato (1). Nel dopo pranzo del giorno 7 molti curiosi! ed io fui fra quelli, andarono a visitare i campt ove bivaccavano queste belve ; e tali infatti apparivano tranne di pochi all' orr_endezza dell'aspe t· to. I soldati cercavan di far,nigliarizzarsi, e pure a me s'avvicinarono invitar1domi a bere con esso loro. Io li sogguardai fremendo in segreto, ed ebbi luogo a persuadenni esser dessi nn accozzaglia di gente tolta ai trivi ed alle galere. Nel corso della giornata accaddero parecchi avvenimenti. Un Medico austriaco passanllo pet· la Via de' Vetturini, si trovò d'improvviso col solo fodero della spada. ~ Un soldato che armato di fucile porta vasi dal Maresciallo, se l.:. vide rapire improvvisamente; altri che conducevano fuori Porta S. Felice una Corba di Pane, restarono senza Pane e senza corba. Il popolo non potendo per altro modo isprigionare la sua rabbia così isfogavasi col suo avversario. Sul far dc Ila sera parecchi militi che trovavansi in citlà furono disarmati ritirandosi malconci alle loro tende, ed alcuni ufficiali a piedi ed a cavallo che entrarono colle loro ordinanze, fet·matisi al Caffè del Commercio ristorarsi , eh. bero a fuggire precipito>amente. Ecco come fu.- Un giovane di sentire italiano si affacciò all'in- . (i). Infa.tti in ,tanti anni che il _Brun ( così chiamasi 1! prol?natar10 d~ll Albergo) è IJUI stanzia to non è chi p_ossa m nulla d1sapprovare la sua condotta civile e politica.

\ 21 gresso Jel caffè ove siedevano g li Austriaci e con sonora voce gr idò; ogni ìtaliaM venga fuori di q·uesto luogo, e tutti ralli sgombrarono di colà. Gli Austr iaci spaventati dall' improvviso rimbombo c dall'istantaneo muovimeoto, snudarono le spade, e l asciato tutto in non cale parte a piedi e parte a cavallo s' involarono alla vista del popolo che già incominciava a schernirli con ogni sorta di beffe. Non lascerò di dire come il Popolo vives· se in una con tinua lusin ga di sentirli da un mo; mento all' altro partiti dal proprio suolo, perchè i Corrieri Francese ed Inglese che dalla Toscana si diressero in que' dì al Quartiere di Weldeo, si ritennero per allora apportator i di Pro teste de' R appresentaoti quelle due Po tenze, proteste che accertavansi riguardare l' ingiusta invasione degli Stati della Chiesa. Se non che più tardi ebbesi campo a cohoscere che trattavasi soltanto d' imped1re. l'occupazione del territorio toscano, e per cui il Gran Duca, ( se vero egli è quantn ~i narra) discese a basse ed outose convenzioni. (~armi, se non erro, ch 'ei sia della Casa di Lorena ! ! ) Sul fare del giorno 8, l'Austriaco punto di dispetto per )'accoglienza ricevu ta in città il dì innanzi, vi ritornava sempre più in numero crescente ed in atto minaccioso, da l che avvenne che un Ufficiale ed altri soldati rimanessero feriti. Un Austriaco, colla consueta insolenza della sua Nazione, siedutosi nelle panche d' un Caffè d ipinto ai tre colori, a noi sacri e carissimi, dimandò al Caffeuiere scbernendoli , un Calfé a tre colori, e tosto da un animoso giovane n'ebbe in r isposta un colpo di pistola che sventurata· mente olfese il braccio sinistro d'un povero vecchio

22 che stavagli a lato. Due Civici accor~ero tosto a disarmare l' orgoglioso alemanno e d•spooevansi a riconùurlo incolume in mezzo ai suoi, quando una turba di popolo venuto a cognizione dell' accaduto si slanciò furioso su d ' esso e con solenissi me bastonate accompagnollo sino verso Porta S. F elice do,·e ebbe il colpo di grazia da un Finanziere che colla sciabola lo atterrò cosper· so di sangue. E qui ebbe principio la gran lotta fralla masoada austriaca e la popolazione sfrenata. Intanto che a S. Felice accadeva quella mischia t tre Uffìcia li superiori parti vansi in carroz· za dal cuore dell a ciuà ed altro a ca"allo con le rispettive ordinanze recava nsi al Quarti er C cnerale, ma giun ti a S. Felice trovaronsi sul teatro della Zuffa. La Carrozza ebbe agio Ji auraversare poche straducole per valcutia d el Cocchiere , ma l' uffìciale a cavallo di spr eg iando il tumulto, lo affrouta , sprona il destriero e· vistosi impugnare le redini ed impedire il passo, scarica sul popolo una pistola : buon per lui che seppe trarre partito dall' impro\•viso scon\'olgimento e darsela a gambe , altrimenti una lezione persuadente di pietre di grosso ca libro avevanglì preparate le donne, che dalla finestra si di sponevano di già a quel modo di combattere : il suo soldato d' ordinanza non corse la medesima sorte, perchè <{uasi per forza d' attrazione magnetica, all'esp loSIOne del colpo scaricato dal suo Padrone sul popolo, cadde sll-amazwne sul suolo t e meutre era sanissimo di corpo, novello Don Chisciotte si credette l'ucciso e voleva a forza esser mort~ o per lv meno ferito; ci volle del bello c del buo· no a persuaderlo del contrario, farlo drizzare in

25 piedi e torselo con ogni miglior garbo prigione. Queste parranno celie eppure sono fatti reali accaduti sotto i miei occhi. Dopo pochi istanti tutte le forze nemiche accampate fuori S. Felice alla distanza d' un mezzo miglio, si concentrarono verso la Porta in ordine di battaglia , attendendo gli ordini de' loro superiori per introdursi in ciuà con ogni maniera ostile : pareva però che aspettassero la risposta ari un dispaccio inviato dal Barone Perglas al Pro L ega to nel quale sappiamo, invitava immediatamente questo magistrato a mandare al suo quartier generale il Senatore ed il Colonello de' Carabinieri onde con essoloro concertare le misure da addottarsi nella emergente ci~­ costanza . E si fu precisamente un (]fficiale di Carabinieri che tratenne una scorreria di Cavalieri nemici che con sinistre intenzioni s' ionoltravano dal Ponte S. F elice. L' Ufficiale accenolli che fralle autorità della .ciuà e i loro superiori s'addìveniva ad uno accomodamento amichevole, cd essi determinarono di d esistere dalle loro prave voglie. L' ottimo Senatore Zucchini in compagnia del Comandante il corpo de' Carabinieri ed altri ragguarJevoli personaggi s'era di già recato al Quartier generale austriaco, ed il Perglas a riparazione delle patite ingiurie, (diceva esso) ed a garanzia dell'avvenire, chiedeva nientemeno che una contribuzione forzosa e sei ostaggi scelti fralle persone le più ragguardevoli della ciuà. ( l ) Ciascun ch'abbia fior d'intelletto e di coscien- (i) N. B. La L condizione la richiese a voce, la 2. anche per iscritto , ciò che appare aoche nella 5Ua lettera dell' 8 , diretla al Pro-Legato.

24 za 1 può bene immaginare quale sieno st~ti il raccapriccio e lo sdeano dell' illustre mag1str:~to nell' utlire pretese siffatte ; se non che egli . frenando gl' inter1ii moti e solo pensando ali~ Sttua: zione del suo paese , con solenne rassegnazione sl offerse ad ostaggio purchè si cessasse dalle o· stilità; alla quale generosa offerta, l' austriaco confuso rimanendo, siccome quello che nel caso del Senatore non si sarebbe sentito capace di si· mile atto , rispose a tro••ca voce; Voi sarete u· no , ma trovatemi gli altri cinque. Il Senatore avrebbe dovuto dare all'austriaco oltracotante una risposta pari a quella che il cittadino fiorentino Òelle al ·superbo Duce France· se in Firenze, ma nou l'avrà data avuta riguardo alla sua cara Bologna cui troppo amore legavalo. Ritornato il Senatore io Città manifestò al Pro-Legato le intenzioni e le pretese òell' Austriaco , che accordava due ore di t empo a determinarsi, cioè o a consegnare sei ostaggi fra gli Ottiruati della città, o a patire una vendetta della quale si sentiv~ _io dirit_to la sua truppa. Erano le due pomend1aoe. St fu allora che il Pro-Legato tenerissimo del &Uo paese e non permettendo ch'altri corresse rischio di sorta , riso lvette d'offrir se stesso ad ostaggio, e questa eroica sua risoluzione comunicò al Comando Austriaco alle ore tre e mezzo . dopo un' ora l' Au. striaco rispondeva coll' accettare la vittima, come l' unico mezzo dì calmare l' effervescen· za: (1) (i) Altra Lettera dì Perglas. 8 Agosto cor. cui accetla l' ostaggio nella persona del l'ro-l.egato.

25 Il venerando vecchio con nobilissima rassegnazione disposto al sacrificio, pronunciò l.e seguenti parole ~he resteranno ad eterno . n~ordo di sua generosità e fermezza. - tengo cos~ dt sal· vare la patria ·· ; sicchè ordinate le cose alla meglio che potevasi ne) breve tempo che permettevagl i la situazione miseranda, e conferito il suo potere alla Rappresentanza Municipale s' avviava al campo nemico; ma egli non potè raggiungere il suo scopo, perchè gli Austriaci che vedendo ritardare l'ostaggio, dubitando non le sue parole fossero veraci , avevano di già incominciate le osta lità, ed il popolo che d'altra parte dise)ciava le strade e formava barricate , gli chiudevano per ogni dove i l passo. Prima della sua partenza dal Palazzo Governativo, il Pro-Legato annunziava al Popolo in un suo Proclama, recarsi egli stesso ad ostaggio dall' inimico affinchè la città fosse salva, ed esortava per conseguenza a rispettare il suo sacrificio, ma non era per anco uscito da' torchi il Proclama , ch'egli suo malgrado retrocedendo , avendo dovuto , siccome già dissi , desistere dal suo divi. samento, colse il destro per aggiungere alle prime sue parole le seguenti Ore 6 e mezzo pomerid. ~ Ho tentato di compiere quanto io VI an. ~ nunciava superiormente. Le barricate e il fuo- & co vivo , di una virile difesa che ho incontrato ~ a? ogni porta della città me lo hanno impe· c ditO. 2 Il Pro-Legato Bianchetti.

26 Il Lettore bene intende che mentre il ProLeg&to percorreva ansioso or l' una or l' altra delle Porte della città per darsi in ostaggio al nemico ed impedire le offese t il pn(lolo aveva dato principio alla sua lotta , anzi lorchè il Pro-L('gato entrò nuovamente la sua rcsidenza t era il b()llor della zuffa. Le buueghe llllle serrate, e le strade deserte fuori quelle dove fen·eva la pugna. Il giusto sdegno del Popolo giunse al colmo allorchè fu sci<'ntc delle ri chieste dell' Austriaco e d'indi in poi egli non ascoltò che la voce di una giusta vcucletta : sicchè non più attendendo ai eletti nè agli scritti t all' opra soltan· to si dispose. Intanto che a S. Felice comincia,·ano ]e ostilità dal disarmamento del so ldato d' ordinanza per parte del pnpolo c dalla scarica sul popolo fatta Jallc guardie austriache che ne custodivano la porta, alle Lamme alcuni Dragoni venivano feriti: fuoti Porta S. Marnmolo un altro Picchetto ne \'eni,·a posto in fuga dopo a\'erne lasciati due morti sul suolo ed altri malconci che si diressero uullamcno barcolando a Porta Mag· giore : pure colà uno di essi trovò la tomba dopo di avere più volle percorso lo stradale da quella Porta al Foro Boario. . Era intenzillne degli Austriaci di guadagnare d colle S. Michele, piantarvi sopra i Cannoni e distrugge re la ciuà , ma noi poterono , tanto fu la massa elci Popolo che glie l' impedì prevedcndone le terribili cons<>guenze. . ~na fa,·il.la apprese quel fu oco cl1e doveva daventre uua ammcnsa voragiuc. Tra che il Po. polo era iroso e vago di battagliare , l' Austria-

27 co lo provocò per soprassello colle sue pretese; cosicchè può dirsi che il Pappero cadesse da sè nella melmelta. Da ogni lato udivasi il grido dell'allarme e lo sparo J el fu ci le. Poco tardò ad udirsi pur anco il rimbornbo del Cannone, lo scoppio delle -bombe, il fischio della mitraglia, dei razzi e d'ogni altro materiale di guerra. In quel torno med esimo si accorreva alla pugna tlo,·e ella più ardeva, le donne formando han ica te erano aiutate dai fanciulli che si prendevan giuoco de' proj cuili, ora spegnendo il canapo delle bombe, ora arrotolaudo per le vie le palle de' cannoni, ora intascando la sparsa mitraglia. E ccola, eccola, ~ridavano i mon elli , e s'accalcavano intanto l' uno sull' altro chi vcrS'llldo l'acqua sugli incenJiari razzi, chi strappandosi di mano la fune micidiale. Piero, e due dei merlotti, e tre, e quattro; così dicendo contavano i morti austriaci mano a mano che yedcvauli cadere sul suolo. Lo sp~ttacolo a chi ben lo cousiderava era ovunque impouente; cd accrcscevane la tct raggine il lugubre tocc.) delle Can1pane tutte della città che suoua,·auo a stormo, e cui rispondevano quelle delle vicine Parrocchie della campagna: pelÒ il luogo del m~gg iore pericolo e che in seguito doveva esser quello della maggiore gloria pei Bo· logncsi fu la l\1ontagnuola, formidabile posizione, do,·c il nern:co avvauzatosi a marcia forza - ta dalla Po1taGalliera con Fanti, Cav,.lli cd Aniglieria , si di spnse io ordine di baLtaglia pi antando ai lati due cannoui da 12, e u<'l mezzo un Obizzo che vorni tò per ben tre ore la Ili Orte. Molli Civici accorsero tale e quale si trova-

28 vano vest1t1 ed è quì )' errore in che incorsero ' . . . . . . alcuni che supposero avere 1 CIVICI 111 assa1 poca quantità presa parte alla lotta, perchè poca quantità vidcst in quell' ora vestita in umforrne; ma a loùe del vero la Civica Bolognese non fu nello scontro seconda a niuna altra arme che pugnasse in quel dL Le tettoie dr·lle fabbriche situa te di fronte ed ai lati della Montagnola, erano ghermite di gente che scaricava su quegli sgherri, che coll'avi· dità della tigre l ambir volevano l' umano sangue, attendendo poscia il momento propizio per abbattere edifici , incendiar case ed entrarle poscia a depredare. Pareva loro facil cosa, domare l' ardire d ' un popolo , che chiamaronlo , fra loro stessi , vigliacco. Sciagurati ! il fatto più volle vi provò che cosa sia un popolo irritato, e se l' italiano di qualunque città il vogliate, sia vigliacco o ardimentoso. I Toscani , secondo la Gazzetta d'Augusta dello scorso Aprile, eran mandre di Pecore che s' involavano al primo sparar d'un fucile, eppure i poveri Toscani nelle loro dislfatte, inseguarono come si sappia morire snl campo d'onore. Ma l' Austriaco gonfio delle recenti vittorie ~ipnrtate sui piani d~ Lombardia, non so se pe; I~t~ot ~nz~ o per tradtmeuto di chi reggeva la mihzta Ha !tana, prendeva tutto e tuui a gabbo e combatteva schernendo il nome ital iano avendo b~n dt sovente sul labbro una bestemmia, sua prediletta frase ( Porca taliane ). Così essi in combattendo vanno ululando non altrimen ti di fiere lorchè appicchi no una zuffa. Leuore mio dolce ti dirigo ora a Porta

29 Lamme nel momento istesso nel quale un corpo d' Austriaci che trovavasi colà, tentava congiungersi a quelli accampati io Galliera. Non appen& i bravi popolani di quelle con trade s' accorsero delle costoro intenzioni che sbaragliaronli dispersero ed uccisc t·o. E tutto c iò facevano que' valot·osi con pochissime arme da fuoco; e in men che non si dice, riuscirono a porre l' avversario in piena rotta, fugarlo e chiudere la Porta munendola subitamente di solide e ripetu te barricate. Il cannone però facevasi itera tamen te senti · re così a Porta Galliera come a Porta S. Felice e più che in a ltro luogo alla Montagnola, con grave danno delle ci rcostanti fabbriche: i razzi c le racchette incendiavano qualche casamento, ma la valentia de' Pompieri bastò a porre un subito argine ai disastri che minacciavano. Alla Montagnola i nostri attacr.arono di fronte le schiere allemanne, cui valide barriere facevano gli spessi a lberi , e so tto la pioggia della mitraglia, tempestati da palle da ogni lato, giungemmo alla perline coll' aiuto d' un qualche Carabiniere a guadagnar t erreno e porci al grado di prendere a.Lle spalle l' inimico. I Finanzieri anch'essi oprarono portenti, e tutti io somma fecero prodigi di valore. Non prima i nostri s' accorsero d' un p·o' di scompiglio sparso nell e coloro file, che presero tale un co· raggio dì fronte cui tutta doveva cedere. Quale momeuto! Un onda impetuosa di Popolo cui solo un pensiero govemava la mente ed il cuore: l'indipendenza della patria. Fuori il barbaro, fuori l'assassino, erano le voci che s'udivano rimbombare in mezzo a tanta confusione e alla polve che per ogni dove alzandosi formava una densa nube insieme

50 col fumo che velava lo splendore dei morenti raggi del dL Veggeudosi a mal partito ridotti, pe_nsarono gli aust riaci uscir di 'luci l aberinto, ctocchè rseguirono con tale con fusione che se il popolo s'accorgeva del l•11·o divisamento, facil cosa gl i sarebbe stato il porl o in piena rotta. Assai si ott enne porwndo i l nemico in fuga, sbaragli ando lo ovunque e facendone mol· ti prigioni , ma più assai sarebbesi ottenuto , se la squad ra de' Carabini eri a cavallo avesse po· tulo a tempo arrecare il suo aiuto , poichè con essa sa rcbbegli si senza meno tolti tutti gl ' istrumenti di Auerra che aveva trasportato colà sui pubblici Ciardini. Ma la colpa non fu de' povf!ri soldati: il Sig. Commendatore Cortassa loro capo, aveva vieta to d'accorrere all a d ifesa: e quando qne' valorosi di· staccatosi a vi\·a forza da esso giunsero sul r.ampo di battaglia, il nemico aveva di già guada· gnata la via che conduce a Porta Galliera, e soccorso dalla cavell eria potè trasportare seco i cannoni - ( l ). Nell a fuga il nemico patì gravi danni, pcM chè il popolo infuriando sovr'esso, nella zuffa mas - sacrava ed atterrava quanto para vag lisi dinanzi: non già ch' egli Mn ri spettasse i prigioni ; ch e anzi gt'nerosissi rno, a que' che deposero le armi rassicurò di ogni oltraggio. L'Austriaco lasciò morti sul suolo da più di .(l) Il Si~. Corlassa, seb_bene con magre ragioni, tento scusa re d suo operaio 10 un lungo articolo insesilo nella Gazze lla di Bologna. È ~gli innocente ? Jl tempo lo proverà : giudichcrallo la storia,

51 70 uomini fra cui due Ufficiali, uno de' quali era il Comandante l'artigl ieria , ed anzi la caduta di quest'ultimo fu il p• imo segnale dello scoramento e quindi della dispersione dell'esercito. Oltre a 70 prigionieri furono fatti sul campo di bauaglia, e 16 feriti vennero trasportati all' Ospedale dove ricevettero quelle cure che dettano la civiltà. Il popolo condusse i prigionieri al Pubblico Palazzo , come trofeo riportato dalla vittoria, e colle grida di 'Viva l' Italia li abbandonò ivi in un cortile alla custodia di chi da esso deputato se ne dichiarò malle\·adore. · Non era pP.r anco tramontato il sole, quando dai Pubi ici Giardini disparver'> le orde selvagg ie: uon però il comba ttimento era cessa to, poichè ad ogni tratto udivasi il cannone ora dalla direzione di Galliera, ora da quella di S. Felice; e sembra cl•e l ' inimico radunasse in que' due punti le sparse masse perchè dalle Lamme , da Porta Maggiore e da S. Isaia era affatto partito. Non è chi possa positivamente valutare il danno ch'egli patisse, poichè seguendo il suo barbaro costume, racchime gran quautità di morti e di feriti d'iusperabile guar igione, in una ca~upola fuori Porta Gal liera e quindi la incendiò. Cosi egli toglie all'avversario il mezzo di potere mi· surare le sue perdite. Ne' dì seguenti seppesi da alcuui di essi smarriti per le campagne e fatti prigioni dai nostri villici, che circa a 200, fra cui non pochi ufficiali, tùrono i loro morti , c parecchie carra di feriti si videro parLire per alla volta di Cento e di Malalbergo: cosicchè si calcola çhe da 500 aumio.ci rimanessero fuori di combattimento.

52 Noi avemmo a deplorare la perdita di una ventina d'uomini morti su l campo d'onore , e ~a circa settanta feriti che vennero tosto dalla patna ca rità soccorsi e trasportati dove le fraterne cure potevane all eviarne la S\'entura. Ritornando al popolo trio11fante, eli' era U· na scena piacevolissima il vederlo correre ebbro della sua vittoria, munito delle vestimenta e degli arnesi nemici : ciascuno portava process iooa l· mente i l segnale del la battaglia, e dato alquanto sfogo all' al legria, tutti i cittadini d' ogni sesso e d' ogni ordine si disposero ad a\•vallorare il trionfo con opere durature anzicchè con inutile sollazzo. Quasi un nulla fosse stato quattro ore di accanito combattimento, il popolo in massa si ac. cinse aù improbe fat iche. , costruendo da per tutte le ,·ie della ciuà nùove sol idissime barricate ; sicchè Bologna che nel suo interno rappresenta di già una inespugnabile fortezza med iante i suoi continui sotteranei e l e sue spesse colon· ne, coll'ajuto delle barricate avrebbe potuto cimentare anche uu treuta mila uomini che aves· sero ardito d'entrare le sue porte. Tanto ella è forte all' interno e debole al l'esterno, che lo stesso Capitano del secolo ebbe a dire, che al di dentro è una fortezza di primo ordine e al di fuori un debolissimo baluardo. I cittadini tosto che si accorsero della ritratta del nemico da ogni punto, chiusero le Porte guarnendole d'ogni mezzo di difesa: le mura che circondano la città erano coronate di vari presidj di popolani, i quali di trallo in tratto scaricavano sugli avamposti austi'Ìaci e su qualche Dragone che veniva ad esplorare i nostri movi-

53 menti : Le ·~ampane non lasciavano dallo stormire e molti abitanti dei dintorni si costituirono in grosse pattuglie che andavano io cerca degli sbandati, senJo avidi pur es .i di farne preda: e queste pattuglie poterono discunprire esser e il nemico realmente concentrato in due punti cioè fùori Galliera 1 e S. Felice alla distanza di un mezzo miglio al· l ' incirca : tutti starsene i Fanti dritti io sui piedi in ordine di battaglia girando continuamente il capo nella tema d'essere sorpresi ; i Cavalieri rimanere permanenti in sella, e i cannoni coi cavalli attaccati e gli uomiui sopra. In questa posizione stettero di fatto sino all'alba del dì, momento nel qual e così dali'UIIO come dall'altro punto si allon· tanarono da Bologna alla di stanza di tre miglia all'incirca. Il Governo che fece att ivare nell' Osservatorio e in alt ri punti le debite esplorazioni , po· tè persuadersi della verità della loro ritratta , e ne lo confermò pt.:r aoco una lettera dello stesso Barone Perglas , nella qual e addebitava alla nost ra slealtà i damai accagionati alla città. ( t ) Per (i) Lettera di Perglas, datala dali' 8, e dal Pro. I.egato ri cevuta il 9 . N è la fermaronsi le austriache arti ed impudenze . La seguente lellera di Weldeo spedita da Rovigo l' 11 al Pro · L~gato è di tale natura che spi<ga tutta la infame politica austro Gesuitica. Ponderata hene o Lettore n Sono troppo p~rsuaso della lealtà di tuili i bene n inten2ionati e specialmente delle Autorità èi Bologna, n per rend erli responsabili d'un atto della plebe , messa sfortunltamente in effervescenza da un Motu-Pro- " prio del Papa stesso. Potrei piuttosto accusare di de-

54 Dio, bel moùf), di ragionare egli è cotesto dell' Austriaco ! Sta a vedere che l'a gg ressore diventa l'aggred ito e viceversa. E i ci assale e tiene poi il broncio della nost1 a opera ! Non mancò il Governo d' accertare il popolo della situaz!one delle truppe austriache e di esortarlo a non addormentarsi sulla vittoria; che allora più che mai era a dubitar e d'un assa lto improvvisù e formidabile. Di fatto egl i era a temersi , ma il Welden che so lt an to nell' immagi· nazione aveva i treotamila uorn1n1 con che diceva invadere le Legazioni , pensò bene non corbolezz~, ma non voglio che compatirlo, poichè tant i altri sono snggetti a simile difetto " Ben all' 1nrontro sentt• l' ob bligo d'esprimere la mia riconoscenza ai c... rabinieri per la invitta lor o condotta in questa circostanza , e mi lus ingo che un pronto rist,bilimento dell 'ordine interno d elle Lega• zioni , da cui unkamente può procedere la tranquilli- " tà esterna , potrà far dimenticare questo vergognoso incidente . 11 ll Ten . Maresciallo Comaud. in Capo del 2.0 Corpo d, Riserva dell' Esercito Austriaco WELOEN. In questa lettera si osserva l .° Che il Welilen diriggendosi con essa al Prolega!'? e ripetendo, dalla plebe soltanto gli avvenimenti, J>one m mala_ \•ista le altre classi del popolo, quasi fossero q_ueste r1maste inoperose sendo d' intelligenza con essolm. 2 .• Lodando i Carabi nieri per la laro invitto condotta! .che ~el ~uo senso par che equivalga ad essere rimasii 111erh, ~1enc con la sua lode ad escludere il merito fli questi, perchè li fa supporre non a\'en ti presi parte al combattinoento, e così attizza discordia fra militi e citta di o i.

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