C. Gide - Concorrenza e cooperazione

IO liberale non intendono per migliori i più feroci e i più armati, essi intendono in questo senso non gli uomini che assomigliano a dei leoni, o a delle volpi, ma gli uomini buoni, socievoli coloro che sarebbero all'occasione in grado di sacrificare i loro interessi personali all'interesse sociale. Ebbene: se così è, come mai si può sostenere, senza provocare il riso che la concor,renza per la vita fra gli uomini, nel commercio .per esempio, o nell'indu 1 stria, avrà come effetto di assicurar,e la, vittoria ai più scrupolosi, ai più cos.cienziosi, ai più modesti, a coloro che possederanno queste virtù di dis.cr-ezione, che formano la moralità della vita sociale e distinguono preciisamente « la buona società dall'a cattiva? ~- Ve·ra:mente sembra non vi sia da discutere intorno a verità che sono dei luoghi comuni. Ciò nonpertanto si sono trovati ecoinomisti per sostenere questa tesi: che ai più morali la concorr-enza as.:. sicura la vittoria! In un piccolo libretto,, scritto con rimarchevo-le brio, intitolato.; La morale della concorrenza, Yves Guyot, si accinge a dimostrare che la concorrenza p.r,oduce non so.laanente il progresso economico ma anche il prog·resso morale. Ecco come: Qual,e è fa funzione del produttore o del commerciant,e nella nostra organizzazione economi1ca? Non è essa quella di preoccuparsi del gusto, degli interessi del cliente? Non è essa di ben servire? Il fabbricante non si preoccupa di ci'Ò che costituisce il suo interes 1 se o il suo gusto personaJ.e. Mio Dio ! no; e-gli vive nel costante pensiero di chiedersi -come potrà rendersi gradito alla sua clientela, fornendo ad essa, nel modo più economico il prodotto di migliore qualità. E<l è bene la concorrenza che lo costdnge così a preoccupa·rsi degli interessi del .pubblico, che gl' impone questo obbligo sotto la sanzione della rui,na: ecco perc.hè, continua Yves Guyot, essa a1 gisoe sotto la forma di una grande moHa

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