William Morris ed i suoi ideali sociali

problema dell'organizzazione della vita e del lavoro co11 un enorme accentramento nazionale, che dovrebbe poi funzionare come una specie di forza magica di cui nessuno si sentirebbe particolarmente responsabile. Al contrario, essi propugnerebbero le unità amministrative ,il:,bastanza piccole perchè ogni cittadino potesse sentirne la responsabilità, ed interessarsi ai dettagli. Non bisogna che gl'individui gettino sulle spalle dell'ente astratto chiamato Stato, tutte le faccende della vita in comune; ma devono trattarle e sbrigarle fra loro. Questi socialisti di cui parlo considerano scopo del vero comunismo il procurare la eguaglianza in un ..:olla varietà della vita, le sole due cose che, unite, pol ra11no darci la vera libertà. Essi ritengono che il moderno spirito di nazionalità non sia che una divisa per combattere le guerre commerciali, che dovrebbero finire e sparire per sempre. [nfine attestano che l'arte, nel significato più vasto della parola, non è un semplice ornamento della vita di cui l'uomo libero e felice possa fare a meno, ma è la espressione necessaria e l'istrumento indispensabile della felicità». Sfiducia nell'azione politica. A' suoi tempi William Morris si trovò quasi solo, fra i socialisti, ad avere sfiducia nell'azione politica di quella « enorme accentrazione nazionale che avrebbe agito per una specie di potere magico ». E' vero che in Inghilterra erano allora due tipi antagonistici di socialismo, ma la loro opposizione era più nei metodi che nel fine. Entrambi intendevano d'impadroni.rsi del Governo del paese, l'uno colla rivoluzione, l'altro in modo meno aperto e più insidioso. Dall'altro canto il Monis era proclive a buttare a:ll'aria qua'lunque governo, e disprezzare l'idea d'un controllo democratico sulle industrie, esercitato per mezzo del voto parlamentare.

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