Camillo Berneri - Compiti nuovi del movimento anarchico

bollettini per domandare agli abitanti del quartiere se volessero o no la creazione di una biblioteca pubblica. Vi furono degli anarchici che, pur desiderando la biblioteca, non vollero rispondere al referendum perché credevano che rispondere sì fosse votare. A Parigi e a Londra, degli anarchici non alzavano la mano in un comizio per approvare un ordine del giorno rispondente alle loro idee e presentato da un oratore che avevano calorosamente applaudito ... per non votare. Se domani si presentasse il caso di un plebiscito (disarmo o difesa nazionale armata, autonomia degli allogeni, abbandono o conservazione delle colonie, ecc.) si troverebbero ancora degli anarchici fossilizzati che crederebbero doveroso astenersi. Questo cretinismo astensionista è così estremo che non vale la pena di soffermarvici. Vi é, invece, ragione di esami- , nare il semplicismo astensionista. Nella lettera sopra citata, Malatesta ricordava che quando Cipriani fu eletto deputato a Milano dei compagni furono scandalizzati perché, dopo aver propagandata l'astensione, egli, Malatesta, si compiacesse del risultato dell'elezione: « Dicevo, e lo direi ancora, che poiché vi sono coloro che, sordi alla nostra propaganda, vanno a votare, é consolante vedere che votano per un Cipriani piuttosto che per un monarchico od un clericale - non per gli effetti pratici che la cosa può avere, ma per i sentimenti che essa rivela». Ora, vorrei poter proporre a Malatesta questo quesito: se un trionfo elettorale dei partiti di sinistra fosse un tonico rialzante il morale abbattuto della classe operaia, se quel trionfo permettesse il discredito degli esponenti di quei partiti e avvilisse al tempo stesso le forze fasciste, se quel trionfo fosse una conditio sine qua non degli sviluppi possibili di una rivoluzione sociale, come un anarchico dovrebbe comportarsi? Si risponderà che tutte queste ipotesi non sono che fantastiche, ma questa risposta non elude il problema: se un anarchico valuta una data situazione politica come richiedente eccezionalmente la partecipazione degli anarchici alle elezioni, cessa costui di essere anarchico e rivoluzionario se pur non svolgendo una propaganda che alimenti le illusioni elettorali e parlamentariste, se pur non cercando di rompere la tradizione teorica e tattica deil'astensionismo, va a votare senza illudersi sui programmi e sugli uomini dei partiti in lista ma, anzi, volendo contribuire ad ottenere che svaniscano le illusioni che le masse nutrono nei riguardi di un governo popolare, volendo contribuire ad ottenere che le masse vadano oltre i loro pastori? Che quell'anarchico possa errare nella valutazione del momento po!itico é possibile, ma il problema è: se giudicando così un momento politico ed agendo di conseguenza egli cessa di essere anarchico. Il problema, insomma, é questo: l'astensionismo é un 21 Biblioteca Gino Bianco

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