Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

6 INTRODUZIONE col firmamento. A questi sogni divini, che cosa avete sostituito voi, uomini dal cuore arido? La verità, voi dite. Sia; ma la dottrina di cui ci dissetate è tutta la verità? È ella eterna, necessaria, invincibile, o piuttosto transeunte e mutabile? No; le verità che deturpano la creatura non formano la sua sostanza, del pari che le nuvole non fanno parte del cielo. — O giovani generazioni, a cui io mi volgo; o care frondi di un albero percosso dal fulmine, ma non incenerito, Dio vi conceda di credere sempre il bello ed il bupno pensieri nati ge- melli dalla sua mente immortale; due scintille sfavillate ad un medesimo punto dalla sua bontà infinita — due vibrazioni uscite dalla stessa corda della lira eterna, che armonizza il creato. Così pensando io mi dava a ricercare pei tempi trascorsi: lessi le accuse e le difese; confrontai racconti, scritti e memorie; porsi le orecchie alla tradizione lontana. La tradizione, che quando i Potenti scrivono la storia della innocenza tradita col sangue, che le trassero dalle vene, conserva la verità con le lacrime del popolo, e s' insinua nel cuore dei più tardi nepoti a modo di lamento. Scoperchiai le antiche sepolture, e interrogai le ceneri. Purchè sappiansi interrogare, anche le ceneri parlano. Invano mi si presentarono agli occhi uomini vestiti di porpora': io distinsi dal colore del mollusco marino quello del sangue, che da Abele in poi grida vendetta al cospetto di Dio; ahi! troppo spesso indarno. Conobbi la ragione della offesa: e ciò, che persuase il delitto al volgare degli uomini, usi a supporlo colà dove colpisce la scure, me convinse di sacrifizio unico al mondo. Allora Beatrice mi apparve bella di sventura; e volgendomi alla sua larva sconsolata, la supplicai con parole amorose: « Sorgi, infelice, dal tuo sepolcro d' infamia, e svelati, quale tu fosti, angiolo di martirio. Lunga' riposa l' abomina-

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