Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAPITOLO III. IL R 1.TTO. Ma tutto è indarno; che fermata e certa Piuttosto era a morir, eh' a satisfarli. Poichè ogni priego, ogni lusinga esperta Ebbe e minacce, e non potean giovarti, Si ridusse alla forza a faccia aperta. ARIOSTO, Orlando Furioso. • Il Conte, dato uno sguardo nell' anticamera, accennando ali.' altro gentiluomo favellò: — Signor Duca, favorite. Il giovane dal pallido sembiante entrò nella stanza a guisa di smemorato: alla cortese proposta di sedersi o non intese, o non volle tenere lo invito. Solo, come se lo avesse colto la vertigine, con una mano si appoggiò al banco, e dalla parte più lontana del petto disciolse un sospiro lungbissimo. — Che sospiri, quali affanni sono eglino questi? domandò il Conte con voce lusinghiera. — O come mai, alla età vostra, può avanzarvi tempo per farvi infelice ? E il Duca, con un suono che parve lene sussurro di acque, rispose: — Io amo. E il Conte, per dargli spirito, giocondamente soggiunse: — È la vostra stagione, figliuolo mio; e fate ottimamente ad amare con tutta l'anima, ed anche con tutto il corpo: e se non amate voi, giovane e bello, o chi dovrebbe amare? Forse io? Vedete, gli anni mi piovono neve sopra i capelli, e mi stringono il cuore di ghiaccio. A. voi parlano di amore 5

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