Giuseppe Faravelli - Per l'autonomia del Partito socialista

Un fatto ificontestabile e incontestato è che il nostro Partito, subito dopo la liberazione del Paese, occupava nella scena politica il posto centrale, circondato dall'aspettativa fiduciosa della grande maggioranza del popolo italiano, che vedeva in lui l'antitesi radicale del fascismo e l'artefice di un profondo ed effettivo rinnovamento nazionale, capace, a questo scopo, di sottomettere alla propria gagliarda volontà le altre forze politiche. Quest'aspettativa è stata delusa. A poco più di un anno di distanza la scena politica è completamente mutata. Essa non è dominata da noi, ma dall'aspro e drammatico duello fra due partiti non democratici: il partito democristiano e il partito comunista, di fronte ai quali non si capisce bene se il nostro Partito adempia alla funzione poco comoda e inconcludente del mediatore, ovvero occupi la posizione poco lusinghiera del rimorchio. Noi ci troviamo in presenza di una rivoluzione fallita, e di questo fallimento - dobbiamo avere il coraggio di dirlo - i maggiori responsabili siamo noi stessi. In una situazione gravissima, che ha molte analogie con la situazione dell'altro dopoguerra, e mentre incombe sull'fialia la minaccia di una nuova guerra civile, col crollo inevitabile degli ordinamenti repubblicani e democratici, il nostro Partito si trova in uno stato di sfaceio organizzativo e di impotenza politica. Qual'è la causa di cìò? Secondo me, essa consiste in questo: il nostro Partito non è un partito autonomo, e non è un partito autonomo perché: 1) non ha coscienza di una propria e inconfondibile individualità dottrinale; 2) non ha coscienza di una propria funzione specifica in questo momento storico. 3 B b 'Jteca Gino Bianco

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