Pietro Nenni - L'assassinio di Matteotti ed il processo al regime

II. IL DELITTO DI ROMA Il senso di stupore e di indignazione che guadagnò rapidamente la opinione pubblica, fra il giovedì 12 giugno e la domenica successiva, allorchè fu noto il rapimento dell'on. Giacomo Matteotti, avvenuto di pieno pomeriggio in Roma il martedi 10, e allorchè caddero le illusioni e le speranze che si trattasse di sequestro di persona e non di assassinio, fu l'indice più eloquente dello stato d'ignoranza, di terrore, di omertà, in cui era la grande maggioranza della popolazione. Delitti fascisti, aventi tutti la marca della medesima villà e della medesima ferocia, la cronaca ne aveva registrati a bizzeffe, dal massacro di Torino, nel quale trovarono orrenda morte dodici socialisti e comunisti, fino al delitto di Reggio Emilia, che era costato la vita al buono,. leale generoso nostro compagno Antonio Piccinini, candidato del Partito nella circoscrizione emiliana e per questo assassinato. Ma i giornali, così detti d'informazione, s'erano sbrigati della cronaca con poche righe frettolose, l'eco di questi delitti era stata soffocata e localmente . essi avevano avuto l'effetto di raddoppiare il terrore. Ricorderò sempre, fin che io viva, l'impressione che mi fece Reggio Emilia - la-socialista terra di Prampolini - quando vi fui all'indomani dell'assassinio di Piccinini. I pochi compagni che mi poterono avvicinare avevano la morte nel cuore e paventavano nuove sciagure. Il terrore sigillava le labbra di quelli che forse sapevano per aver visto o per aver udito. La proibizione dei funerali - ultimo insulto al corpo massacralo cli un integerrimo lavoratore qual'era stato Piccinini fu acBibliotecaGino Bianco

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