Giuseppe Manuzzi - Il libro de' dodici articoli della fede ...

IL LIBRO DE' DODICI ARTICOLI DELLA-FEJ)E E LA VITA DI S. ALESSIO TESTI DI .LINGUA CITATI NEL VOCABOLARIO DELLA CRUSCA OHA l'El\ LA PIUMA VOLTA PUIIBLICATI DALL' ABATE t:ltiSRPP.E MAN ll ZZJ l~lRENZE PER BAVlD PASSIGLT l\JDCCCXLIV

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AL SUO CARISSUIO RAFFAELLO DEL GHIO GIUSEPPE MANUZZI Volendo io rallegrarmi con esso voi , mio carissimo Raffaello, dell ' onore ricevuto testè da l nostro Monsignore Arcivescovo con promuovervi meritamente all ' ordine del Sacerdozio, e darvi altresì una prova non dubbia , nè così tosto perilura del molto piacere , che ne ho preso, e della stima ed a ffezione , che vi porto tragrande; pensai meco medesimo che a ciò potesse essere acconcio il pubblicare, a voi intilola t.o, qualcuno di que' molti Testi di lingua, che giacciono tullavia sepolti ne' Manoscritti delle nostre pubbliche bi.blioteche , a ncorchè allegati dagli Accademici della Crusca nel lor famoso Vocabolario. E come pensai , così ·feci; ed eccovene un paio intitolati nel nome vos tro. Il primo si è un' Opericciuola, che gli Accademici citarono col tilolo di Libro de' Dodici at·ticoli; e l' altro, la Vita di S. Alessio. A dir Yero essi sono cosa mollo breve ; ed io avrei voluto intitolarvene de' pi ù lunghi , che questi _non sono; ma le molte mie brighe, a voi ben note, per condurre a termine, siccome feci testè, l' Opera mia del Vocabolario; e la mal ferma mi a sa lute, no n mi lasciarono far di più . Non osta nle questa lor brevità io spero da una pa rte che la vostra gentilezza non li avrà discari, e dall'altra che essi risponderanno non male a quel fine, al quale ho sempre inteso nel da r fuori così fa lle scrillure; io vo' dire di ren~e re al Vocaho-

o\ IV p la rio nostro un qua lche crvigio o vuo i co l re ttificare tll l qua lche abbaglio preso dag l i Accademici , o v uoi coll 'addita re una qualehc voce ad rsso sconosciuta. Dalle due Tavole, che por rò in fine, vo i vedrete come essi servono o tl jmamcnle all'una, c a ll' a llra cosa. E q uan to a lla prima Opericciuola, dico innanzi tra llo; che, avvegnachè essa ne lla Tavola degli au lo r:i cila ti .dagli Accademici porti il tito lo di Libro de' Dodici articoli; e solto ques ta abbrevia tu ra sia stata allegala a lla voce Sembiabile , e qu ind i possa crede rsi da ch icchessia un l ibro compiuto , e non una pa rte di u n li - bro assai maggiore, ,pu re non è così; conciossiachè questi /Jodici articoti, co ll 'allro capito le llo, che Je segue appresso, de lle Credenze cle' sette Sacramenti , non sieno che un sol Ca pito lo, o Tra lla tello d i un' Opera compos ta di mo lli a ltr i Capito li, o Tratlatelli , la qua le porta ne' Codici. d iwrsi titoli , come di Trattato cle' Vizii e elette Virtù, di Libro cle' rizii e delle rirl'Ù , di l'et·=.iero eli Yù·tù cc. scritta in latino, c po i. a pet izione de l Re F ilippo , Lradoua in Francese l'anno 1279, da un frate Lo renzo dell' Ordine de' Predica tori, conforme si ha da i do tti ssimi Padri Quetif , ed Echard. E dico conforme si ha da questi do lli ssimi Padri, po ichè u n Codi ce della biblio teca d i Siena, esempla to nel 1335 (a), .con tcnen tr il Vol garizzamento d i ques t' Opera medesima, ne fa a uto re Albi'T/o della Alagna, ave ndo in pri ncipio queste fo rmaJi pa ro lr: Il libro de' T"i=.ii e delle r h·tù , il quale compilò frate Alberto della JJlagna dell' Ordine de' Predicatori acl petizione clel Re l'ilippo el i Francia . ed in fi ne queste allre : Questo Libro com1Jilòe e fece frate Alberto della Afagna dell' Ordine cle' frati Predicatori alla 1·inchiesta del Re Filippo eli Francia , el quale chimnò Dio a sè in Aragona, al quale Dio cloni vera pace. E frate Pw·igi di !Jfesser TJaglione cle' Lombardi di Valdarno ll!!l1' ordine dello S7w lale Sane/e Mm·ie eli Siena lo traslatò dalla (a) 11 Dc Angelis nel Ca talogo dei Testi n penna che s i conse rYa no nella pubblica Bibli oteca eli Siena, slampa to di etro i Ca pitoli de' Di scipli nati , Sien:J , J>o l'l'i , 18 t H, in 8., assegna a pag. t 87. questo 'l' cslo all'anno 1:;2:;., ma pi ~ li a c rTor·c, leggr ndos i nel Cod ice apc rlarne nl e MCCC'(Xxv.

o\ v p lingua francesca in questa lati·na; et Iacopo suo figl iuolo lo sc1·isse nel tempo ch' era in pTigione del Comune di Siena ad petizione di Lando Fei Buoncompagni negli anni domini 1\ICCcxxxv a di 26 d' agosto, el quale Iddio tragga di prigione, e l' anima e 'l corpo. Ma il Volgarizzamen to, ch' io vi presento , mio caro Raffaello, non è quello di frate Parigi, contenuto nel prefato Codice Senesc; sì un altro che fece Ser Zucchero Bencivenni , come si r itrae da più Codici de1Je nostre biblioteche; e singolarmente da l Riccarùiano, segnato col numero 1466, dow si legge : Questo libro compilò un {rate dell' 0Tdine di S. Domenico , e traslatò di fatino in francesco nell' anno dell'incarnazione 1279. Poi si recò per Se1· Zucchero Bencivenni di francesco in nostm lingua. Intorno a che è da vedere la dottissima lezione dell'egregio Sig. Prof. Francesco Del Furia, lelta nell' Accademia della Crusca il 13. Febbra io 1821. Il Codice dal quale ho tratto quest' Oper icci uola, è quel medesimo di Francesco Redi, d i cui si servirono ne' loro spogli gli Accadem ici della terza impressione, il quale ora si conserva nella Lau- ' renziana , come ho avvertito, se vi ricorda, nel mio Vocabolario nella coulrannola alla nola 162 dell a Tavola degli a utori citali; dove ho altresì dimostrato , essere andali errali coloro che furono di credere , che gli Accademici citando il Libro, o T1·attato de' Dodici articoli della Santa Fede, citassero l'Esposizione del Simbolo degli Apostoli del Cavalca. E siccome i manoscritti, per quanto sieno corretti, lasciano sempre qualche cosa a desiderare, così io non ho mancato di meltermi all' inchiesla , se altri Codici si rinvenivano t che contenessero questa Opericciuola ; e voll e la mia buona ven tur,1, che ne trovassi due; cioè uno nella nostra Riccardianat segnalo col num. 14.66; l'altro, nella Barberiniana di Roma, segnato col num. 231; co' quali ho potulo o raffermare, o migliorare in qualche luogo la lezione del Testo Redi, che a dir vero è assai buona. E l' ho migliorata altresì in un luogo coll 'aiuto del Cod ice Senese, quantunque quella traduzione , come è dello t sia di di versa penna. E il luogo è nel nono :\rt icolo, c elice rosì ( tanto nel Testo Red i,

o{ VI )o quanto nel Riccardiano, e nel Barberiniano): Questo art·icolo richiede chè 'l Santo Spirito è il dono del Padre ec. dove ognun vede che dopo le parole : Questo articolo richiede manca alcun che; cioè che l' uomo creda, come appunto si legge nel Codice Senese. E qui non vo' tacere, come del ragguaglio col Codice J~arberiniano io son debitore fino dal 1831 alla gentilezza del eh. sig. Prof. Luigi Maria Rezzi, al quale in~ tendo render qui di tale cortesia le maggiori grazie c,P' io possa. Del resto, mio caro Raffaello, gli Accademici trassero esempi da questa Operetta non solo solto il tilolo da essi assegnatole di Libro de' dodici articoli, ma eziandio sotlo quello di Trattato de' peccati mortali, come può vedersi alla voce Miscredenza, e rli Trattato de' Sagramenti, come si ritrae dalle voci Confermazione, Corpusdomini , Ordinato, e Ordine. Le quali ci conducono a rilevare un · allro abbaglio preso da que' valentuomini, che compilarono la Tavol a della quarta impressione, allorchè all' abbreviatura Tratt. Sagram. inviarono il letlOJ'e all'altra di Lib. Sagram. avendo in colai guisa dato segno di credere, che il Libro de' Sagramenti, citato sopra un Testo a penna di Pier del Nero, fosse una cosa medesima con questa nostra Operetta. Dai varii esempi, che si leggono nel Vocabolario coll 'abbreviatura Lib. Sagram., si vede aperto che la materia contenuta nel Codice di Pier del Nero era al postutto diversa da quella contenuta in ques to nostro Trattatello. Ma se del Libro de' dodici articoli ho potuto dirvi il nome del Volgarizzatore, non posso far altrellanto della J!ita di S. Alessio, scritta in latino dal B. Iacopo da Voragine, e tratta in volgare, da penna anonima, in quel beato secolo, nel quale, come di ce il Sal vini, parlava bene chiunque parlava. Io l ' ho tolta da un Codice che fu di Giovanbalisla Strozzi, passa to poi nella Magi iabechiana ove al presente si .conserva a l Palcb. II. nurn . 68.; ed è quel medesimo di cui parla il Sal viali nel li b. II. cap. xn. de' suoi Avverlimenli, là dove, favellando della Tavola rilonda, dice; E legata in un volume con certe altre oper·ette, che seco paiono tutte q·uasi nate ad un pm·to, come da una mano tutte copiate furono, in sì fatta •

~ vu }o scrittura, la quale si stimerebbe di presso a dugenta anni. E l' Operette, che noi diciamo sì son queste. La Vendetta di Cristo. Vita e Miracoli di Santa Maria Maddalena. Vita di Santo Alesso. 11 Martirio di Santo Eustachio. La Storia d' Apollonio di Tirb, e di Tarsia (b). Ed è la detta l'avola , e tutti quei libretti, che seguono in quel volume, fuor solamente picciol numero di parole Francesche, d' antico e puro linguaggio, breve e vago oltremodo, e la cucitt"a delle parole con gràziosa e semplice maestria. Dopo un tal giudizio di così fatto maestro in queste materie, io mi ·guarderò bene dall' aggiugnere una sola parol.a in lode di questo Volgarizzamento , non mai stampato , ch'io sappia , e infinitamente più puro , più antico, c leggiadro e vago di quello che pubbli cò il Manni nel IV Tomo delle Vite de' Santi Padri. Che esso· poi fosse allegato nel Vocabolario fino dalla prima impressione ne abbiamo una prova evidente e certa nell' esempio addotto sotto il §. della voce Bandella; la quale (b) Lasciando star per ora, che le Operette contenute nel Codice, sono assai più di quelle che qui ricorda il Salviali; io non vo' tacere un mio antico sospetto, ed è questo: che i l Martirio di Santo Eus tachio~ che nel Codice porta il titolo di Passio San to Eustayio ~ e della moglie ~ e de' suoi fi - gliuoli~ venisse a llegalo sotto il titolo di Sto1·ia di S. Eustachio. i\Ii nacque dall'aver osservato, che gli esempi recati nel Vocabolario, tino da lla prima impt·essione, alle voci Aratot·e ~ e Arroventare~ come tolti dalla Storia~ o Legyenda di Santo Eusta.chio ( Testo a penna, dicono gli Accademici della quarta impressione, che fu già di Baccio Valori ~ e poi de' Guicciardini, al presente nella librCI' ia de' Panciatichi) confrontavano perfettamente col Testo Strozzi~ om 1\Iagliabechiano. Se non che quello che una volla m'era sospetto, ora m' è certezza, avendo potuto esam inare nella libreria Pan.ciatichi la Leggenda di S. Eustachio ~ o , eome dice il Codice, Stayio; e vedere che questa differisce non poco nell a lezione da quella de l Codice 1\Iagliabechiano. In falli ne' due sorrammenlovali luoghi, dove il l\Iagliabechiano recita col Vocabolario : Nel quale erano ara tori~ che aravan la tet·ra.- Comandò che incontanente fosse fatto un vitello di rame; e fosse bene at·roventato per tre dì; il Tes to Pancialichi dice : In questo campo avea lavora.tot'i, ch' aravano e lavoravano . - A mc pa1·e~ se io vcgyio bene, che sia fatt o uno vitello di rame~ e sia scaldato bene. •

• o{ VIli p non si ha che in qu esto Codice: il solo ch'io conosea conteuentc ques to Volgarizzamento. onde non maraviglia se non l'ho ragguaglia to con altri Tes ti. Ma quello che accadde, mio caro Raffaello, al Libro de' dodici articoli; cioè di essere citato sotto allt'i titoli; quel medesimo iotravenne a ques ta T'ila di 8. Alessio. Ciò si deduce dall'esempio che fino dalla prima impressione si recò in mezzo· sollo' la voce Sospinta coll'abbreviatura Leggendar. G. S. cioè Leggendario de' Santi di Giovamuatista Stroz::,i. La quale abbreviatura fu poi scambiata da quei deJJa quarta neJJa seguente : Leggend. 8. G. S. che spiegarono Leggende di Santi, affermando che dc' tre Testi a penna da loro usati, queJJo di Ginvambatista Stroz::.i non sapevano in mano di chi fosse passato, nè dove allora si trovasse. Or ecco, se mal non veggo, bello e trovato il Testo dello Strozzi, e messo in saputa di tutti 1' opera che sopra d 'esso venne citata prima col tilolo di Leggendario de' Santi, e poi di Leggende di Sante. Gradite, mio caro del Ghio, con queste Operette, anche queste notizie , le qua li, se amor di me stesso non mi melle la benda agli occhi, dovrcbbono riuscire non discarc nè disutiJi agli studiosi di nos tra lingua; e massime a quegli egregi, che da tanti anni lavorano indefessamente, per la quinta impressione del lor Vocabolario. E in questa picciola offerta abbiatevi a ltresì un pubblico testimonio non pure del1' allegrezza, che ·in questo vostro lieto avveniment<;> io ho presa, ma e della mia gratitudine a' servi gi da voi pres ta timi nell'Opera mia del Vocabolario. Amatemi, nè vi dimenticate mai di me appo quel Dio, del quale ora siete divenuto Ministro. ·

. ' DE' DODICI AR'fl~OLl DELLA l?I!:OE. Questi sono li articoli della fede cri stia na. , che ciascuno cris tiano dee credere fermamente ; che a ltrimenti non può essere salvo, se elli ha senno e ragione. E sono dodici, secondo il numero de' XII Appostoli , che li s tabiliro a guardare a tutti quelli che vogliono esser e salvi. Lo primo .apperticne al Padre, lo secondo al Figliuolo, e ' l nono al Santo Spirito ; cbe c iò è il fondamento della fe.de, credere nella Santa Tr inità, cioè nel Padre, e nel Figliuolo, e nel San to Spiri to , uno Iddio in tre persone. E tutti ques ti articoli si contengono nel credo in Deo, che i XII Apposloli fecero , ondc ciascuno vi n1ise il suo. LO PRIMO ARTICOLO. Lo primo ar tico lo è tale: lo credo in Dio pu.dre onnipotente, creator e del cielo e della terra. Ed in ciò dee uomo intendere , ch ' elli fece tutte le creature che sono in cielo , e in terra . E questo articolo vi mise San Piero. LO SECONDO ARTICOLO. Lo secondo articolo apperliene al Figliuolo, quanto u. s ua. deità , cioè in ciò ch ' elli è Iddio, ed è colale : Io credo in Gesù Ct·isto nos tro Signore fi gliuol d i Dio padre. In ciò de' l'uomo intendere c credere, ch ' elli 2

• · o\ 2f:=> è scmbiabile (1) cd iguale al Padre in tutte cose c' appertcgnono alla deità, ed è una medesima cosa col Padre, salvo la persona, ch' è altra che quella del Padre. E questo artico lo vi mise San Giovanni Evangelista. LO TERZO ARTICOLO. Lo terzo articolo , e ' l quinto che segue appresso, appertegnono al Figliuolo secondo l' umanità; cioè a dire secondo ch' elli è uomo, e prese veracemente natura d' uomo mortale . Onde nel terzo articolo si contiene) che elli fu conceputo del Santo Spirito, e nato della Vergine Maria. E de'si intendere ch' elli fue conceputo nella Vergine Maria per la vertù del Santo Spirito, ma non per opera d' uomo; e che la Vergine Maria dimoròe tuttavia Vergine innanzi al parto , e dopo ' l parto (2). E questo articolo vi mise San Iacopo, lo fratello di San Giovanni. LO QUARTO ARTICOLO. Lo quarto articolo appertiene alla sua passione, cioè a dire ch' elli sofferìo morte sotto il pontificato di Pilato, ch'era pagano e giudice in quel tempo in Gerusalem per li Romani. Sotto quello giudice fue Gesù Cristo giudicato a torto , alla richiesta de' trafelloni fudei (3) , e crociHsso a morte , e messo nel sepolcro . E questo arti colo vi mi se Santo Andrea. (t) v . lt4 C/'USCU. (2) Innanzi il parLo, c nel pal'lo , c di po" l pal'lo. Cod. lietru.• (:>) ludcri hanno i Cod. Rccl., c Ricc.

• LO QUTNTO ARTICOLO. Lo quinto articolo è; che elli discese al ninferno dopo la sua morte , per trarre e per diliberare l ' anime de' Santi Padri, e di tutti quelli che del mondo trapassaro in verace fede , e in i speranza d' essere salvi per lui. Che per lo peccato del primo padre convenia che tutti discendessero in inferno; e laci attendeano (1) i buoni in certana speranza, che Gesù Cris to figliuolo di Dio li verrebbe a diliberare , secondamente ch' elli avea promesso per li Profeti . E per questa ragione volle elli discendere appresso la mor te in inferno in quella partita dov' erano i san ti , e non in quella dov' erano i dannati, ch' erano morti in loro peccati , e in loro miscredenza (2). Quelli che non ne trasse elli, sono perdurabilmente dannati. E questo articolo vi mi se Santo Filippo. LO SESTO ARTICOLO. Lo ses to articolo si è della resurrezione. Ci ò è a sapere che al terzo giorno di sua morte, per adempiere le scritture , risuscitò da morte a vita, e apparìo a' suoi discepoli, e loro mos trò e provò sua resurrezione in molte maniere. E ques to articolo vi mise Santo Tomaso. LO SETTIMO ARTICOLO. Lo settimo articolo è ; che al quarantesimo gioruo della sua resurrezione, quando elli ebbe mangiato cou (t ) E qui vi sì attcnùcano. Cocl. Ricc·. ~2} V. la Ct·usca. ..

• o\ L,. p esso i suoi di scepoli , dinanzi loro apertamente sallo in Ciclo , cioè a dire sopra tutte le creature che sono uo' cieli insino alla des tra del Padre , ov' elli siede. E ques to articòlo vi mise Santo Bartolomeo. L' OTTAVO ARTICOLO. L' ottavo ar ticolo si è ; ch' elli verrà al giorno del giudicio per giudicare li morti , e' vivi; cioè a dire li buoni e li malvagi , c renderà a ciascuno secondo l' opera ch ' avrà servito in questo sècolo . E questi sono li articoli che appertengono al l"igliuolo. E ques to arti colo vi mi se Santo l\fatteo Evangel ista. LO NONO ARTICOLO.. Lo nono articolo, e i tre sezzai appertengono al Santo Spirito. E il nono è tale : lo credo nel Santo Spirito. Questo articolo richiede , che l' uomo creda , che ' l Santo Spirito (1) è il dono del Padre, e del Figliuolo, di cui noi viene tutti i beni di grazia (2), e ch' elli è uno medesimo Iddio, c una medesima cosa col Padre, c col Figliuolo, salvo la persona, ch' è altro che la porsona del Padre , e del Figliuolo. E ques to articolo vi mise San Iacopo fratello di San Simone_, e di Santo Taddeo. LO DECIMO ARTICOLO. Lo decimo articolo è tale : Io credo nella santa C h iesa generale, e nella comunione de' Santi, cioè a dire la compagnia de' Santi , c di tutti prodi c onesti ( t ) richiede r hc il S:~n to Spi r it o. Cod. Jla l ., Jl icc., c Bar lJ. (2) pr r lo quale n noi viene ogni bene e lu ll c le grazie. Cotl. Sm1.

o\ 5 p uomini, che sono c saranno intino alla fin e del mondo, e furono dal cominciamento insieme éongregati in santa Chiesa, e nella fede di Gesù Cristo. E in questo articolo sono intesi i sette Sacramenti, che sono in santa Chiesa, cioè Battesmo , Confermazione ( 1) , Corpusdomini (2) ., Penitenzia, Ordine (3) , Matrimonio, e la santa e ultima Unzione. E questo articolo vi mi se Santo Simone. L' UNDECIMO ARTICOLO. L' undecimo articolo è tale : lo credo nella r emissione de' peccati , che Dio dona per la vertù de' san- ~i Sacramenti , che sono in santa Chiesa. E ques to articolo vi mise San Iuda, che fu fratello di San Simone, ma non neente quel Iudci, che tradì il nostro Signor e. LO DUODECIMO ARTICOLO. Lo duodecimo articolo è ; cr edere nella generale resurrezione de' corpi, e la vita eterna e la gloria di paradiso, che Dio donerà a quelli che lo serviranno per fede e per buone opere. E questo articolo dona a intendere suo contrario, cioè la pena eternale che Dio ha apparecchiata a' dannati. Questo articolo si dee intendere in tal maniera , che ciascuno, o sia buono o sia malvagio, sarà al giorno del giudicio risuscitato da morte a vita in suo proprio corpo, nel quale sarà vissuto, e riceverà suo merito e suo guiderdone in corpo c in anima, secondamente che averà servi to in ques ta vita . E però eIli sarà bene i n quel giorno glorifLcato (1) (2) (:>) V. '" rntsr u.

~ G )o 111 corpo e m :m ima , secondamente c' avrà seJ' Vito in vita eternale ; e' malvagi dannati in corpo e in anima perpetualmente nelle pene eternali. E ques to arti colo YÌ rn1se Santo Mattia . Delle credenze de' sette Sacramenti . Queste sono le credenze de' se,tte Sacramenti ) che si contengono nel decimo articolo della cattolica fede. La credenza del Battesmò ( 1) si è, che si rimetta il peccato originale a colui che si ba ttezza, e dallisi lo Spi-· rito Santo. La credenza della Penitenza si è, che si rimettano le peccata veniali a colui che si confessa e si pente. La credenza del Corpusdomini si è, che 'l pane e 'l vino, che piglia il prete nell' altare alla Messa, si faccia verace corpo e sangue di Cristo. E secondo che diede sè per noi nella Croce , così si dà ogni dì nella Messa, in memoria di quella passione , laonde si congiungono d' amore le genti con Cristo. La credenza del Matrimonio si è , che si possa congiungere l'uomo colla femina carnalmente sanza peccato per vertù di quello sacramento. La credenza della Confermazione, cioè del cresimare che fanno li Vescovi , si è, che lo Spirito Santo, dato (2) nel Battesimo , si confermi a colui che si cresima. La oredenza dell' Ordine (3) si è , che per vertù di quello sacramento li prelati ) e li altri cherici ordinati (L,) abbiano podestà e balia di fare certe cose che li altri non hanno. La credenza dell' Unzione dell' olio santo si è , che se ne rimettano le peccata veniali a colui, che riceve la detta Unzione, e giovi a la ' nfertà del corpo. ( t ) Ball csimo. Cod. Barb. e così semp re. (2) r h ' è tl alo. Cud. Barb. (3) (4) v. la rntsco.

VITA DI S. ALESSIO. Alessio (1) fue figliuolo di Famiano genti lissimo uomo di Roma, e che nel palazzo dello imperadore era degli maggiori baroni ch e fusse nella corte. Allo primo luogo aveva tre mila servidori. Questi servi vanno cinti con cinture d' oro , e si vestono di vestimenta di seta. Ed era questo Famiano (2) molto misericordioso , e ogni dìe, in su tre mense di poveri, e di pellegrini , e d' orfane , e di vedove , faceva apparecchiare e bene servire. Ed egli ad ora di nona con uomini religiosi pigliava il cibo , e mangiava; ed era il suo mangiare in del timore di Dio. Ed aveva una donna per moglie, ch'aveva nome Agales (3), la quale era di quello medesimo proponimento, ch' era el marito. Non avendo figliuolo , Iddio, agli loro prieghi, concede tt e loro grazia, e diede ques to figliuolo. E poscia sì ordinarono da indi innanzi di s tare in castitade. E questo garzone al tempo da ciò sì lo puosano a leggere , lo quale fue perfetto nell'arte liberale di filosofia inna~zi che venisse in età di Xliii anni. Ed essendo pervenuto in età di XIII l anni, sì gli fue dato per moglie una donna della casa dello Impeeadore. E venendone la notte nella quale egli si doveva colla sua sposa congiugner e, sì fue in camera con lei segretamente. E al-· lora questo santo g iovane incominciò ques ta sua sposa a domandare ed ammaestrare nel timore di Dio, ed a ' nducerla a verginitade . e poi le diede uno suo anello d' oro, e la bandella (!,.) dello scheggiale (5) , ch' egli si ( 1) Il Cod. /w: Al c•so; cosi c scm11rC. (2) il l at . ha: Eu phcrn ianus; e cosi scm7JI'C. ( ;;) l t lat . ha: Aglacs . (-t ) V. let Cruscn. (u) 1/. tnt. /w : capul IJallci .

o{ 8 p cigneva, e diegliele a serbare, e disse: Te' queste cose, e serbale infìno ch' è piacere di Dio, c Iddio sì enterrà in noi (1). E dopo queste parole prese degli suoi beni, e andossene al mare , e occultamente entr9 in una nave, e navicando perrenne a una cittade , che si chiamava Lanidasia (2) ; e in quello dì andò in Soria (3) a una cittade, che si chiamava Di ssia (4)., nella quale terra è la immagine del nostro Signore Gesù Cristo fatta in panno, o vero in zandado sanza opera d'uomo. Al quale luogo pervenendo sì diede tutte quelle 0ose aveva portate a' poveri, e vestissi di vili vestimenti, e cogli altri poveri del porticale, o vero del chiostro della Chiesa di Santa Maria Madre di Dio incominciò a sedere, e delle elemosine , che date gli erano, riteneva quello che bisogno gli faceva, e l' altro dava a' poveri. E lo padre, della partita dello suo figliuolo esserido molto tristo e doloroso, incontanente mandò e' suoi messaggi per tutte parti del mondo , li quali lui diligentemente dovessero richiedere e ricercare domandando di lui . De' quali messi essendone venuti alquanti · in questa cittade; ed andando per la cHtade pervenono là dove questi poveri stavano; e incontanente feciono loro limosina , e lui non conobbono ; ma egli conobbe bene loro. Le quali limosine da loro ricevend.ole , rendè grazie a Dio, e disse : A te Signor mio Iddio rendo grazia, che dagli miei servi m' ha' fatto ricevere limosina. E gli messaggi tornarono e annunziarono al padre, che noli o potevano ritrovare. E la madre sua dal dì innanzi del partimento del suo figliuolo si fece stendere nella sua camera uno sar.co , ( t ) Il l<~l. lta: et <l om inus sii inl c r uos. (2) il lui . /w: Laodiciam. (:5) l l lat. lw: Si rim. (4) i l lu i . lw: Edessa m.

c\ 9 le"' e qui vi s tava a boci grandi di lamenti , e di ceva: Qui s tarò sempre in .pian Lo inJìno a tanto ch' io troverò lo mio figliuolo. E la sposa sua disse a ll a suocera: In- ·fino a tanto ch' io non udirò novelle del mi o dol ce sposo come tortore dimoreròe con voi . Ed essendo Alessio in quello chi ostro s ta to X'11U anni nel servizio di Dio, alla fine di diciotto anni una immagine della Beata Vergine Maria , ch' fl ra quiYi , sì parlò, e disse al guardiano della Chiesa : Fae entrare l' uomo di Dio nella Chiesa.; però ch' egli è degno del regno del cielo, e lo Spirito San to s i riposerà sopra di lui, perciò che la sua orazione; siccome uno oncenso, nel cospetto di Dio ènc sali ta. El gua rdiano non sapiendo quello che la immagine s i d icesse, dimandò: Qual è quello uomo'? e incontunente gli fue t'i s.posto : Quello che siede di fuori nel chi os tro è desso . Allora lo guardiano incontancnte se n' andò a lui, e menollo into la Chiesa. Lo quale fue plobi cato a tutte .genti; ed egli , essendo incominciato ad ave1·e in riverenza dalle genti, incontanente si parti , e vennenc nella città di Landasia; e quivi montò in una nave ; e vogliendo andare in tq l'iso la di Cicilia, come piacque a Dio ,. per forza di vento menò la nave nel porto romano ( 1). La quale cosa Alessio infm se medesimo guardando, disse : In casa del mio padre non conosciu to dimorerò, c ad altrui non farò carico. E inlrando in Roma scontrò el pa~re suo, che veniva dal palagio, e con lui erano grande molti tudine d i gente, li quali erano ubbidenti a lui . E Aless io incominciò a gridare dopo lui , c disse: Servo di Dio, comanda ch ' io ( 1) il lat. /w: ib:tJII P naV<' IIl :ISt:t' IHi c rt • t:rt lll in Tllar~um Ciliri:· t· \ CII c l pcrgcl'c, dis pcn5anlc lko , IHt\ i ~ a ,·t·nl b pu ba. in ro111anu 111 porIom a(l\ cn il.

o{ 'LO }o pellegrino nell a tua casa sia ricevuto, c degli minuzzoli della tua mensa mi fa' notricare ~ acciò che Iddio ùel tuo pellegrinaggio degni d'avere miseri cordia ( J). La quale cosa udendo el padre, comandò ch e per amorr del suo fLgliuolo, egli fusse ricevuto nella sua casa ; r luogo propio nella casa a lui fece assegnare, e cibo della sua meusa gli cos tituì (2), e proprio servidorc gli assugnò. Ed egli in orazione perse' erava, e 'l corpo suo con digiun i c con Yigilie macerava. E la famiglia dell a casa lui in molti modi ischernivano, e l' acqua degl i vaselli della masscrizia della casa sopra lo suo corpo (3) ispesse Yolt~ gittayano, e molte ingiuri e. a lui facevaIl O; cd egli tut tf' queste cose so~teneva , ed era mol Lo paziente , e XVIII anni in casa del suo padre così uon conosciuto dimorò. E Yedendo per ispirito che ' l Lempo della sua fi ne s' appressimava, d~mandò carlé1 •J onchiostro, e tutta l' ordine della sua vila scrisse quivi, c la. domeni ca, detta la Messa alla Chi esa, da cielo sonò una bocc, e dis e : Venite a me tutti che v' affannate, e che s iete caricati, venite a me~ ed io vi dar.·ù riposo. La quale cosa udendo, tutti cadono in len a. ed ecco la seconda 'olta la boco, e d isse : Cercate pc1· l' uomo di Dio , che ori per noma. E coloro cerca' ano per ques to uowo di Dio , e nollo trova,-uno. Ed ecco ancora Yenirc un ' altra hoce, e disse : In casa di Famiano cercate. E richies to Famiano, disse ; Chi dice CJ ucs le cose '! io non n p sapeYa nulla. Allora lo 'mpc·- J'aÙorc Arieano (/1) si andò insieme col Papa, eh' aveva nome lnnoccnzio, a casa di questo Famiano . .El sen o d'Alessio andò a Famiano ~ · c disse: E' sono venuti per , 1) l l LM. luL: ul fi lii lui quoqu c peregri ni d i ~ nd do111inu~ 111iscrcri. (2) 11 lui. ho: tribuil ; erl il eolliee: gli co:; lu laditc . (:;) l l lut . lw: C'apul. l -i ) 11 lu i. ha : Ar('l:adiu ~ t') llou or i u~ .

-< 11 ?c lo pellegrino nostro , però ch' egli è uomo di gl'and l' vi la, c di geande penitenza. E Famiano corse a l luogo, ch ' ('g li gli avea assegnaLo nella .sua .casa! nel qua l luogo egli dimorasse , e quivi lo Lro,•ar ono m01·Lo , c ' l Yiso suo sì come angelo lo vide risplendere ; ed egli volle prendere la carta, la quale egli avera scritta , cd avevala in mano, ma nolla potè aver e. e uscendo fuori rinunziò e disse queste cose allo 'mperadore ; c quegli sì entrarono nella casa, e andarono là dove era ques to beato coepo, e dissono: Avvegnacbè noi s iamo peccatori, ·sì governiamo lo 'mperio ; e ques ti hane la cura e lo r eggimen Lo della uni-<rer salc ecclesia: Dàe a noi qu esta carta, acciò che noi sappiamo quelle cose che dentro ·vi sono scritte. El Papa si trasse innanzi, e que ta carta colle sue mani prese, e quello beato corpo la carta gli lasciò incontanente. El Papa quella carta fece leggere in presen'zia di tutta la moltitudine della gen le che v' era, e del padre suo. E udendo l~ amiano queste cose di grande paura conturbato , is tupidìo , e fatto senza anima, e perduta sua for'za in terea cadde. E tornando in sè alquanto, le sue vestimenta s tracciò, e li suoi capelli canuti del suo capo incominciò a divegliersi, e la barba a tirar e, e se medesimo incominciò a squarciare , ed a scapi gliarsi , e sopra lo corpo dello suo figliuolo si gittaYa, e gridava : Oimè, fi gliuolo mio! perchè m' hai così con trisLa to , e per lanti anni agl~ miei ( 1) dolori e pianti hai da to'? Oimè misero , eh) io Yeggio lo guardiano della mia Yecchiezza giacere in uno le tto vile , e a me non parlare ! La madl'e udendo ques te cose) come leonessa che rompe le reti, così le vestimenta sua fesse c isquarciòe, e uscì fuore del luogo, oY' t> lla era , scapigliata, co~li occhi a cielo lf'Yali , e ( 1) Il la l. ha : m i h i.

~·l~ )c non potendo peL' la moltitudine della gente :-tnclare là dov' era il santo corpo, sì gridava, e diceva: Signori, lasciatemi andare, ch' io possa veder~ lo mio figliuolo, e la consolazione della mia anima, che l o mio petto ha lattato. E vedendo el corpo , sopra quello gittasi , e gridava : Oimè, figliuolo mio ! lume degli miei occhi, perchè hai fatte queste cose, e .perchè così crudelemente contra noi ti se' portato'? Vedevi lo padre tuo, et me misera lagrimare, e non ti mos travi a noi. e gli tuoi servi ti facevano ingiuria, e tue lo sostene\ i. Ed ella più volte sopra quello corpo si gittava, e le sue braccia sopra lui stendeva , e colle maui quello volto angelico toccava, e baciandolo gridava: Piangete meco tutti, che qui siete; che per XVIII anni nella mia casa l'ho tenuto, e non l' ho conosciuto, ched e' fusse lo mio figliuolo; e gli suoi servi gli facevano disonore, et battevanlo colle mani. Oimè, chi mi daràe fonte di lagrime, ch' io possa pianger lo dìe, e la notte lo dolore della mia anima l E la sua sposa vi venne vestita di robe imperiale (1) , e piangeva: Oimè! che oggi sono disolata·, e paio vedova; e non ho in cui io guardi, nè a cui gli occhi levi; ed èe rotto lo mio specchio; ed è partita la mia speranza ! Or è i neominciato lo mio dolore, lo quale non morrà. Lo popolo ved~ndo e udendo queste cose piangevano e lagrimavano. Allora lo Papa collo Imperadore sì puosono lo corpo in uno letto molto onorale, e fecionlo (2) portare nel mezzo della cittade, e fue rinunziato dinanzi allo popolo che trovato era l' uomo di Dio, lo quale tutta la città cercava e domandava. e tutti correvano al santo corpo: c se alcuno .infermo el santissimo corpo toccava, incontanente era guarito. Gli ciechi t' icevevano el vedere, (t ) Il lat. lict: induta veste ndrialica . (2) l l T esto lta: rerc nclo.

o{ 'la (:, ' e gli domoni erano caccih.Li, e lutti gl' infcmti di quella eittade, e onde fussono, che da inl'ermitade erano LeJJULi e toccavano il suo santo corpo, sanitade ricevevano. Lo Imperadore vedendo tanti miracoli, per se medesimo, col Papa insieme, incominciarono a porlat'e lo detto corpo per essere santificati. Allora lo 'mperadore comandòe, che abbondanza d' oro e d' ariento si dovesse spargere per le piazze , acciò ehe le turbe d.elle genti contendessono alla moneta, e lasciassono portare lo santo corpo alla Chiesa. ma lo popolo non guardava- • no alla moneta, ma a toccare lo santissimo corpo, e misonsi con gran sospinte (1) , e con g t'ande affanno ad una Chiesa di Messer Santo Bonifazio Martire il portarono, ed ivi s tette sette dì innanzi che fusse sopellito a laulde di Dio. E istando ivi feciono fare uno sepolcro dorato e di gemme e di pricte preziose, nel qua le el santissimo corpo ripuosono a dì XVII di luglio. Del quale sepolcro usciva aulentissimo olore , che a tutta gel).Le parea pieno e abbo-ndevole di lutti buoni olori. Amen, amen. Qui fìnisce ed è compiuta la storia di Santo Al essio benedetto et della vita ch 'egli· tenne inJino alla morL<' sua. Amen Amenne. (1) V. la Crusca.

TAV<)LA V1•/le t'oci appm·tcJu'nl~· a queste Ope1·ette) citalf nella quarta impressione del rocabolan·v della Crusca so lto 1;arii t1·- tol1.) secondo rhe segue . BANDELLA. §. E Bandella, Picca/a banda, in senlirn. del §. I. (dove Bnnda ~i spiega pc1· Jsh·iscia , e pet· lo 11iù di d1·appo. f/it. S. Aless. Le diede un suo anello 1l' o1·o, c la bnnclella dello sclwggial , c h' el(li s i c igneva. pag. 7. Il J7ocabolm·io dello p1·ima, e delle due seguenti impressioni aveva Ùliet'pTetato questa 1;oce ùt significato d i fibbia . Il Ialino }w capul hnllr i; e pe1· esso, e pel contesto a me pm·e che l e p1·irne impressioni si ovvicinas3erO più al vero, se già 11on ·dovono nel SPfJ110 ; e r.he anche q11i si pailt J rri.<simo quello t-h' io offernwvtt a pag . XIli. d~:lln p14ozinne al mio f/ocobolrn·io; cioè " che non poche cor·•·r1.ioni s i fn rebbrro nl Vocabolnrio ti Pila Crusca, ,. lol'llanrlolo qni e qua a ll t• r dizioni ilnlecedenti , e s ingolarmPnle a lla prima "· CONFERliiAZIONE. §. Con.fennazione, dicesi anche il Sog1·nmenlc!, che ommini- .~ ll·a i t f/escovo coll' m1zio1JC dd criww a ' ballezzati, conje1·nwndoli pe1· esso 11 ella s~tula fede. 7'/'f/t/. Sayt·. l n <fUl'Slu ;u·licolo sono intesi sette Sagramenli (con . i sette Sacramenti ), che sono in Santa Chi~sa, c ioè battesimo (con·. batlesmo), confermazione ~c. pag . a. CORPUSDO;vliNT. r occ in lutto Ialina, che sign(fica appTesso di noi il Mtntissim e Sa.'l'·ameulo dell' Al/m·e, pe1· essPI'e in esso i l V /!1'0 Corpo di C1·islo Signo1· 110Sl1'o. Tra/l . Sagr . l n <Jlll'slo a1'licolo sono intesi selle Sagramcnti (con·. i sette Sacramenti ), rlw sono in San la Ch irsa, cioi· bnllesimo (c01-r. haltesmo), confermazioni', corpustlomi ni cc. pay. r;. 1\f!SCREDENZA. Ma/a c1·eden za , L' e1'1'fl1' 11ella fede. Tra t/ . pece. m01·t. Erano morti in loro pt•ceali , e in luro miscrcdenza . pag. 3. OHDlNATO. §. l. 0 1·dinato, per Promosso agli 01·dini SOfJ1'Ì. TTalt. Sagrarn. Pl'r 'ir lu di quello SagramPnlo ( r01'1·. Sacntmenlo ) li prelati, e· gli a1t1·i cherici orflinati ilbbinno podestà, e balia di far certe cose. ]Jag. 6. ORDlN E. Add. S. Y. Pe1· Uno de' sette Sagmmenti della Chiesa. 1'1·all. Sagmm. In questo articolo sono intesi i selle Sagramcnti (corr. Sacmmenti), che sono in Santa Chiesa, cioè Ballcsimo (corr. Balleomo) , Confermazione , Corpusdomioi , Pcnill'nza , Ql'(l ine, 1\f;tll'imonio, e la santa c ultima Unzionc. Patl· u. E' app1·esso: La credenza dell 'ordine s i ù, che pt>r 'irtù lli <Jucllo Sagr·ameoto (corr. Sacr·ilmenlo) li prelati , e gli allri c herici Ol'dinati abbiano podPstil , e balia di t';~r certe rosr. pag. G. SEMBTABILE. Ac/d. f?. A. Semblabile. L ibr. Dod. At·tic. Dee. l' uomo intcndrre, e Cl't••l•••·•·, c he egli è sembiabilr, t•cl igualc al padre in tutte cosl'. )JII.IJ . 2. SOSPINTA. Il .~ospinge1·e , l'inta. f..erJg. S . G. S . E misons i con gr;rn sospinte • ~ con grande atfunno. /1fl!l· 1:l.

TAVOLA Di alnme voci ) r modi di dire ) che .si trovano. per Plllro a queste Operette ) non regt'strati nella quarta impressione rlel Vocabo lm·io della Crusca. 1\ LLO PRIMO LUOGO. Post o avverbialm. vn! 1J Primianmente , Lo Jtrima cosa . Yil. S. Ale-<s. 7. Allo primo luogo aveva l t·e mi la sr t· ,·irlori. APPERTENERE. r. / l. Appm·tcnere. Li b. /Jotf. m·tic. 1. J.o primn (articolo ) appet'liNtl' al Padre. E appnsso : Lo secondo articolo appet·lirne al Figliuolo. DOMON!O. r. A. Dimotiiu. rit. S. Aless. 12 . Gli ciechi t•iecvt•va iiO el vcclrrr, e gli !! omoni c•t·ano cacciali . Nel/n Storia di S. Eustachio, o EuStagio, come dicr i l 111.< . dl'//11 Slroz::i, m·tt ftfll (! linbechirmo, che è quel wcrlt·.simo dn cui lto Imita quesTa f/ilrr di S. . dtcs.~io, ttl>birrmo due altre voci 'TIW/tcflnli nella Cru.~co, i n cui /11 l è scambia/n nella O ; io vu' d i•·e Somililudine , pe1· Simililudinl' ; di'Ila quote ecco l' t•sempio: Mi crc11sli c facesti a lla tua somi litudi ne. e Martorio, per Mat'lirio ; di cni pm·e ecco / 'esempio: Alla li n!' si averai corona di martorio nella gloria rli 'ila elel'll;o. F.L. f/. A. Lo .~tesso e/te Il m·ticolo. f/il. S. A/css. C) . E intrandn i11 Roma !>C'OII - lrù !'l paclre su11. E 1:!. E se alcuno infermo el santi ssimo corpo tocca"' , illcon tanenlc ~l'a gu;cri lo. /Ji El per Il vedine altri esempi nel mio l'ocabol<~rio. l ' TO. f/. L. c A. J/il. S. Alcss . 9. Allora lo ~uardiano inconlatwn tc ' l' u' amlb a lui , c menollo i11to la Chiesa. E apprPsso. E ' o;; liendo andar~ intn l' isola di Ciciliil , comi' pi;t c<rue a Dio, per fot·za di venlo in~nù la na,·e 11el porto I'Oillann. LACI. r. rl . l-o sle.çso che Là. (Aggiuu_qi esempio). Lib. /Jod. m·Jic. 3. Laci ( 111 iu.fcm o ) allPIIdt•ano i buo11i i11 certa11a spera11za , clw Gesu Cristo Figliuolo di Dio li \'CI'I'Phhc a dilil,~t·at·c, s t•condanwnlC! c h'eli i avea promesso prt· li }lrol'l'li. LAONDE. !j. 1'uluÌ·a. si 11su ;n vece di nome 1·elativu, c vo lt1 /Ji eh<', /J i chi, /Jet q ttrtle , Pel qttale , /Je' quali, /Ja' quali, Co' qt{ali , c simili . Lib. Ood. / lt·t ic. G. E ~~·cot l( l O cltt\ cli edl' sè per noi tll' lla Croce, cosi s i dà O:;(ni dì nella Mr ssa, in mcmur iu Ili ti Ili' Ila passi nnt•, laonde s i congiungon d ' amore le gt·nli COli Cri;,Lo. !'t·d ittc altri esempi nel mio Pocaholario. Ol"iCENSO~ /". .1 . } ti('CII SO. f/i l. S. , Jless. 9. La sua Ol'<tZiOII I' , siCCOillCUIIO0 11!:1' 11 - Slt. nl' l cospetto di Dio i•tw salita . ONCHIOSTRO. r . A. l ucltiostro . Fil. S. Aless . IO. Dom<tndò CJ t'la, c Ollc hio>ll'o, c· lulla l' ordin(' d \'l l<t sua vita scr isse lJUivi. 01:\0RALE. rldd. r. /1. Pomposo, ilfogu!fìco, OIIOI' I! l'Oie. l'il. s. . 1/t·.•s. 1:!. Allo t·a lo Pap<t collo imperador e i puosono lo corpo ili uno letto mollo onoral c, c rel'ionio portare• nel mezzo dPIIa cillade. PLOBlCARE . r. A., e mm·ln sen za spemnza di reSII ITe=ione. Pubblicm·e. P t/. S. , 1/.,ss. !J. Lo qual!• l'uP plobicalo a tutte genti . /Jella lrasposi zione pluhi<"a ftcr pu - blira abitiamo esempio nelle Cellere di j1·o Guilfone, ed ili olt1·i auticlti; e dello scMultiattlettlo dd l' U itt O, "nc·he in /Jnttle, che diss•' Lomr , per Lume; e nel Pelm1'Cll, clw usò u: ~torhv • t•cr l)is lu rho. Nella f/i ta di C1·islu, conletwlo nel Codice .~ lc.çs, dal quale !tu fratto questo rita di S. Alessio, vi e Pontura, J•t r Punlut•a, voc•: t·he manca parimeuJc nello C1·11 scrr. Guardava le feri le delle mani , e dc' pir.di , ora l'una o ra l' a ltra , t' lo suo capo cos i pPialo, e vedc1·a le ponlure delle spine , c le pclal ure della IJ ;tt·ba. f/i manco al/resi la voce Pelalura . PO " I'IF ICATO. !j . l'" nl(fìcalo, d icesi anche il TemJlO , cl.m·aute il quale uit Ponl•:fìce , o 11n Papa e~erc ila, o ha eserci talo il .suo 1!/ìcio. l.ib. {)od. artic. 2. Lo fiUalc articolo a pprrli r11e a lla ~u;1 passione , cioè a di re c h'ciii soflcrìo mor te sotto il ponl.i tì cato di Pilato. La Crttsca d ice che Poolificalo vale Dignità po 11lilicalc, Utìcio cl <" l Po11ll'licc: Papato. A ttw questa dich iarazi one parve 110 11 esatta, onde oltre l' aver

Hrricch ito il w io Pocauolario del sig11!/icalo suddl'llo 1 .fect 1111a distin z ione chr sii. mni oppnrlunis.•Ì11/ft ; rsscndo ctl/1'0 la diguilà ciel l'nulcjice dci Pagaui 1 da quella dc' C'ristinui. PRlETA . /'. A. Piet1·a. Pii. S . Aless. 13. Fl'cimio farc! uno sepolc ro dot·alo t' d i grmmc, e di . prielr pre1.iosP. Di que.çla voce veclinc altri esempi nel mio P'ocabola- ·rio, dove è anche questo ·Ira/lo dall'edizione del Mauui. QUALE . Talora si trovrt " "ftli tllll iclti usnlo neut1·almculc ,•oli' o1·ticolo iuuauzi, e l'afe Il che ; La q1111l cosfl. f/it. S. Aless . 9. Lo qualr. l'uc plohica lo a lullc gen ti . rt•ditll' aflri I'S1'111Jli '111'/ 'I'IIÌO f'oroho{m·io. lHCH IEOERE. Per i mporre, Comandare. Lib. /Jud. m·tic. 4. Qtwslo articolo ri · r. lo ic•dc• c lw l'uomo Cl't'tln, c loc ' l San lo Spir it o t• il d ono dc•l PadrP, p d r l Figliuolo. TRAFELLO E. /ldd. P'. A. Più chefel/otw, Fdlonis"imu . t~ iu. /Jud. m· tic.~. Solto quel giudice fu Gc·su Cri; to giudicato a t orto alla ric hit•s ta dc' trafelloni ludPi. TRAPASSARE. ~· ,'f'raptrs.çm·c del mondo , vnlc !lfol'il't' . Ub. /Jod. m·lic. a. Lo qu into articolo è, chr. ciii cl iset•sc a l ninf!'l'llO dopo la su·a morlc!, per ll'<ll'I'C c lll'r diliht'l'arr l ' anime ~ d c' S anti Path•i, c di tutti q udii dH~ tkl mondo trapassaro in \ '1'· racr fc•ct ... ZAN I>AOO. f/. J Zendadu. f/i/. S. A lt·ss. 8. Nl' lla quale triTa è la imma~ i m• tlt•l nos t ro Si;;norr (;,.,u Crbto falla in panno, , o \' l'l'o 7.andaclo sa nw opt•ra d ' uun11•. '

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