Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

11 rata dal giogo dei suoi oppregsori, la sua Indipenden;a in Stato libero. Tanto più che gli Armeni, lungi dal chiedere garanzie. facevano il minor chiasso, in difesa dei loro diritti: convinti che la Giustizia, per fare la sua opera, non necessita di simili espedienti. L'esperienza, io appresso, fatalmente doveva dimostrare loro - come insegna il proverbio - « che nessuno si ci,ra del bambino che non sti-iZla » ; poichè da questo atteggiamento silenzioso si trae profitto, in tutte le odierne ufficiali dichiarazioni, per passare oltre. Perciò ogni Armeno deve serbare perenne riconoscenza per tutti coloro che strenuamente difesero la sua santa causa, che agli altri, invece, quando giudicarono sfiorarla, doveva servire di tema saliente per stimolare i combattenti ad affrontare la morte per la vittoria del Diritto e della Giustizia. In questa convinzione gli eroi versarono il loro sangue generoso per l'altare della patria e per la libertà dei popoli oppressi. 'È quel puro e sublime olocausto che, fecondando la terra, farà generare la Forza nella nobiltà, disposta ad ogni volontario sacrificio, per il trionfo finale della futura religione della Giustizia. Intanto, l'immolazione di 1,100,000vittime innocenti ed il valore di oltre 160,000 combattenti, coi quali l'Armenia partecipava per la vittoria degli Alleati, le dovevano insegnare R discernere i veri amici. * • * In questo stato latente dell'opera della Giustizia si schiude l'anno 1917, il più laborioso per la preparazione politico-morale della questione armena, compromessa nell'ingranaggio dei vasti problemi del dopo guerra. La vediamo, ad un certo momento, dai più autorevoli oratori parl~mentari dell' Intesa, anteposta a tutte le altre Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==