Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

8 nazione dell'auto ·decisione per far valere i suoi sacrosanti diritti al tribunale di Giustizia, se tale· nome gli sarà risernto - come si spera - per la sua integra imparzialità, dalla storia. I superstiti dei Vespri armeni del '95-'96 - se riuscirono a sopravvivere ai più crudeli del 1915 - si rammenteranno, sempre e con gratitudine, l'ospitalità incontrata nei Consolati italiani, che offrirono loro rifugio sicuro contro il furore dei massacratori. Nel seguito, l'aula di Montecitorio udì, a diverse riprese, le proteste d'indignazione contro le atrocità turche, che continuarnno - in scala più ridotta - costringendo .la popolazione armena ad emigrare. Più veementi risuonarono; nel 1913, le energiche parole dell'on. R. Galli, nel suo invito al Governo a promuovere un'azione collettiva delle Grandi Potenze, allo scopo di costringere la Turchia all'attuazione dei suoi impegni presi per le riforme armene. Ma l'Europa, troppo assorta nei suoi interessi particolari, rimase, come al solito, sordo a queste nobili esortazioni, ed al grido d'affanno del popolo armeno. L'anno seguente, dall'Oceano al Mar Caspio, l'umanità doveva dibattersi in un aspro conflitto, offrendo l'ambita occa,<;ione al Turco, con una deportazione in massa, di porre in esecuzione, coll'aiuto efficace del suo alleato tedesco, il definiti,·o piano dello sterminio radicale della razza armena. Per soffocare il grido di strazio delle sue innocenti vittime malgrado le severe misure prese dal governo ottomano, fu ancora un Italiano, il comm. Gorini, chiarissimo console d'Italia a Trebisonda, il quale, dopo un'odissea di perigli, giunto a Roma, lanciò il primo grido di dolore per gli orrori, tali da offuscare, in crudeltà, tutti i precedenti dell'Istoria. La narrazione delle scene strazianti alle quali egli era stato testimone oculare, riempì. di sdegnosa ira tuÙi i cuori. Quel che non poteva fare l'Italia, coinvolta essa pure nella 81b ioteca Gino Bianco

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