Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

attitudine suicida: la guerra contro il nemico esterno richiede uomini, la guerra contro il nemico interno schiavi, macchine" (K. Liebknecht). Nel delitto di Val. di Zerzer la repressione è stata esemplare, preveggente e tempestiva. Prima del delitto era vietato evitarlo, dopo il delitto è stato vietato parlarne. Si trat:ta di una combinazione di violenza e paura che ha sempre assicurato l'impunità alla cla se omicida cui appartengono i responsabili della strage. Il generale Mario Di Lorenzo ha dichiarato che i 7 alpini sono stati traditi. Dalla sfortuna. La sfortuna che in alta montagna nevichi d'inverno, che con lo scirocco la neve si appesantisca e cada per forza di gravità. Evidentemente il generale Di Lorenzo ha la sfortuna di non sapere che la metereologia è una scienza. Dopo l'omicidio gli ufficiali hanno detto che i morti sono loro e, da aquile quali sono, hanno definito "sciacalli" coloro che volevano saperne di più ui fatti. Lo spinto di rapina della borghesia è anche in questo caso accompagnato da un disperato senso di colpa. I sospetti di delazioni, il panico per le indagini, la furia a vedere le co e messe per iscritto s1 allarga e trascina tutto l'apparato repressivo dello stato. I carabinieri e la polizia spiano le mosse dei parenti, strappano i manifesti affissi, tengono d'occhio. Ai militari si impedisce di parlare, nelle indagini i testi vengono inibiti "per evitare la disper- . ,, s1one . «A pagare però siamo sempre noi» ha detto durante il funerale il padre dt un alpino ucciso dalla slavina. Ma qùesto a chi importa? «E caduto per la Patria», o, come ha detto il fascismo, «la vita è nulla quando sono in gioco i supremi interessi della Patria» (Mussolini, 28.10.1925). I proletari in divisa sanno che queste tendenze necrofile fanno parte della migliore tradizione militaristica dei comandi i quali sanno sempre chi è la Patria e chi invece deve morire. Loro sono gli strateghi di professione. La morte dei 7 ha aperto un solco tra due classi; da una parte i patriottici: generali, cappellani, ministri, associazioni d'arma e giornali padronali, tutti sopravvissuti al loro stesso dolore per la "tragedia", e dall'altra chi muore per essere stato costretto a 175

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