Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

A Dobbiaco, dove è di tanza il btg. "A iago", appena ricevuta la notizia, tutti gli artiglieri hanno cioperato ritirandosi in camerata per una mezzora. Tre di es i ono stati minacciati di denuncia per insubordinazione ma dopo l'intervento dei loro compagni gli ufficiali sono stati costretti a ritirare la minaccia. Però, dopo la mobilitazione eguita alla trage, in tutta la Val Veno ta è stato completamente cambiato il tragitto delle esercitazioni. Questo è pure un fatto che si è verificato ovunque c'erano campi o e ercitazioni in corso: di fronte all'indignazione dei soldati e alle loro prote te quasi tutto è tato o interr tto o modificato. La paura si è impossessata dei comandi. Si è cercato così in tutti i modi di impedire che ci fossero ragioni o cause per proteste da parte dei soldati. Ad esempio a La Villa in Val Badia dove era in corso una esercitazione invernale del IV Btg. Trasmissioni di Bolzano il col. Scara?gi in persona ha telefonato da Bolzano l'ordine di requisire luoghi coperti per far dormire i soldati, che normalmente dormivano nelle trune di neve. Una pani colare cura è stata messa poi per i funerali e le cerimonie con le autorità. Qui è stata totalmente proibita la partecipazione delle truppe che erano a Malga. V,illalta e che sapevano bene come erano andate le cose. All'ultimo momento è stata scelta una innocua delegazione di due o tre alpini fidati della 49"; tuttavia una trentina di oldati dell'Autoreparto Orobica, sfidando i ripetuti divieti e le minacce, hanno partecipato autonomamente ai funerali dei loro compagni. Solo loro e un pubblico di autorità e di soldati impiegati nei servizi di ca erma, la polizia e i carabinieri, iJ fascista avv. Mitolo (successivo difensore degli stessi responsabili della strage) oltre ai parenti delle vittime, hanno poturo così assistere all'ipocrita discorso del Vice-ordinario militare mons. Corazza che, nel corso dell'omelia, ha esaltato l'eroismo dei morti e li ha collocati per la gioia dei vivi nel "cielo degli alpini". Le varie ore in cui i corpi dei 7 alpini giacevano nelle bare nella camera ardente, sono state un susseguirsi di autorità che esprimevano patetica commozione, ma anche di compagni e di cittadini di Merano. Pare che il gen. Di Lorenzo proprio in questa occasione abbia deno: "Per fortuna che hanno i capelli coni, così 217

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