Quaderni di cultura repubblicana

ed avrebbero riconosciuto il valore del suo insegnamento: Filippo Turati e Costantino Lazzari. LA FI GURA DI BERTANI Intanto, non prevista si avvtcmava la fine di Bertani: logorato da travagli e fatiche, all'inizio del 1886, cominciò ad avvertire una profonda debolezza fisica ed il 30 aprile di quell'anno, appena tornato a Roma da un breve viaggio a Firenze, morì stroncato da un colpo di apoplessia, all'età di settantaquattro anni. Nel testamento palesò la sua povertà, ricordandola soprattutto ai calunniatori del 1860. Fine e distinto nell'educazione ricevuta, nello spirito, nel portamento e negli abiti, finì con l'esser relativamente povero, ma non lo fu sempre, né, tanto meno, si propose la povertà come ideale di vita; anzi si dolse di essa, ritenendola immeritata. Le sue r isorse di intelligente e attivo professionista avrebbero potuto procurargli quegli agi, che davvero non disdegnava, ma troppo spesso curò i poveri e i garibaldini, invece che i signori. D'a ltronde, distrasse le sue energie dalla professione a un altro compito, la costruzione storica della Democrazia in Ita lia. Allora i deputati non riscuotevano alcun compenso e alle Commissioni d 'inchiesta, alle quali partecipava, eran dati fondi modestissimi, bastanti appena a coprire le spese. Era riuscito a crearsi un angolo di riposo in un terreno acquistato a Miasino, presso il Lago di Orta, ma lo dovette vendere. A volte, studiò pure il modo di ricuperare il proprio benessere privato; fondò, così, la famosa fabbr ica di concimi, ma ne ricavò più attestati che denaro e infine se la vide chiudere. Era decisamente più bravo a procacciar soldi per Garibaldi e a promuover la causa economica dei contadini, che non la sua propria. Non si formò neppure una famiglia, rimanendo invece molto vicino alle sorelle e ai nipo tini. Eppure, uno che lo conosceva e che non era un prevenuto avversario politico, una volta, criticandolo arguta27

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==