Io impegnasse in una iniziativa di conciliazione con Cavour, ma si sarebbe ugua lmente arrabbiato e forse di più, se l'ex segretario Io avesse ulteriormente compromesso in una linea politica di rigida e conseguente opposizione. Egli, infatti, si doleva continuamente di Cavour. ma non si decise mai ad unirsi sistematicamente con quelli che chiamava i puri e i dottrinari, una schiera in cui contava anzitutto Mazzini e, tra gli altri, Bertani. Questi, dal canto suo, vistosi esposto davanti a tutto il Paese all'accusa di estremismo, lasciato solo in questa posizione difficile, se ne r itrasse, perlomeno per un poco, e preferì mostrarsi nel ruolo del conciliatore piuttosto che in quello del « rosso • o del « cattivo ». DALL'UNITÀ ALLA LIBERTÀ Non rieletto a Milano nel 1861, poté rientrare alla Camera come rappresentante di Milazzo in seguito a lle votazioni suppletive, svoltesi in quel collegio. Era frattanto morto il Cavour cd egli, seguitando ancora in quell'atteggiamento pacato, adottato alla fine del '60, si pronunciò a favore del governo Ricasoli, uomo di Destra ma col quale vi erano stati, come si è visto, dei punti di contatto al tempo delle spedizioni. fu invece contrario a Rattazzi, il preteso uomo di Sinistra, quasi aspettandosi da lui la politica di Aspromonte; ed è da notare che fu l'unico deputato garibaldino a fargli opposizione fin dal principio. fu deciso opposi tore anche del governo Minghetti , contro il quale denunciò, con riacquistata veemenza, i metodi di polizia usati in Sicilia, proponendo una inchiesta, ma, in seguito a l rifiuto della maggioranza, si dimise insieme ad una ventina di deputati amici. Tornò, allora, alla sua professione, da tempo inter rotta, e nello stesso tempo approfondì la conoscenza di questioni tecniche ed economiche, ma fu anche pronto, quando squillò la nuova diana di guerra nel 1866, a dare il suo contributo all 'ultimo atto delle vicende eroiche del Risorgimento, tornando sul campo di battaglia come medico-capo dei garibaldini. 18
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