mento e in una certa connaturata tendenza al ruolo di op- . positori, senza pervenire alla capacità di sfruttare nel modo più profittevole e organico l'esercizio del potere provvisoriamente acquisito nel corso della lotta, Bertani mirava, s ia per personale attitudine che per convincimento politico, ad acquisire e a detenere il massimo delle posizioni di potere. Egli valutava con realismo e perfino con una certa avidità i mezzi effettivi, con cui si controllano le situazioni, anche da posizioni apparentemente non rilevanti. Quando, in seguito alle pressioni piemontesi, Garibaldi nominò suo rappresentante ufficiale in Genova il conte Amari, egli, perlomeno in apparenza, non si risentì molto di essere stato così scavalcato, ma, nell'accusare il colpo ricevuto, così caratterizzava i suoi scopi in una lettera a Crispi: • Dovete sostenermi col darmi i mezzi; se no sono una ridicola caricatura vicino ad Amari, che vi rappresenta ufficialmente, legalmente. Agli altri gli onori, poco m'importa, a me i mezzi. Sarò una potenza, farò paura ai trepidi e faremo l'Italia ». Si spiega, dunque, come quest'uomo che badava più ai mezzi che agli onori, dopo la liberazione di Napoli, stando sempre al seguito di Garibaldi, divenisse segretario della Dittatura, una carica non vistosa ma eli notevole importanza pratica, di cui egli colse ed esplicò, nel breve tempo che la detenne, tutte le prerogative possibili. Come segretario della Dittatura, anzitutto controbilanciò energicamente l'opera del governo nominato da Garibaldi in Napoli e composto in maggioranza da moderati, con la presenza politicamente ambigua di Liborio Romano, l'ex ministro borbonico. Compì numerosi atti di governo e di legislazione, spesso in contrasto con i singoli ministri competenti, recando in Napoli energiche trasformazioni in un'atmosfera di rinnovamento democratico. I provvedimenti da lui promossi riguardano l'assetto urbanistico e sanitario della zona di Napoli, i rapporti col cle ro, la soppressione del gioco del lotto, la costruzione di ferrovie e l'organizzazione di altri servizi pubblici. Consigliò a Garibaldi di accogliere le dimissioni di De Pretis, che ancora premeva per l'annessione, ma entrò, in 15
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