Quaderni di cultura repubblicana

noi, dopo tanti avvenimenti, sappiamo che non si è compiuta, ma Bertani, patriota dell'Ottocento, prima di tanti avvenimenti, non ebbe quella divinazione, che ebbero altri patrioti, per effetto del loro estremismo in materia istituzionale, e volle provarla, senza giurare che l'esperimento riuscisse, solo come un'ipotesi augurabile per la compattezza del popolo italiano: « Ogni paese - scriveva nel 1848 - può vivere libero e sicuro; anche un re, se un re si vuole, può essere innocuo se triste, benefico se buono; con tali garanzie, chi dovrà far sagrifici li farà di buon animo, pensando che assicura la vita e la libertà, che concilia gli affetti di una forte e generosa nazione ». IL TESTIMONE DELLA REPUBBLICA ROMANA Ai repubblicani chiedeva il sacrificio di accettare, perlomeno provvisoriamente, la guida di Carlo Alberto; da quest'ultimo si attendeva le garanzie, ma si ebbe invece l'affrettata annessione, seguita dalla sconfitta. A Milano tornò Radetzky e i patrioti se ne andarono, esuli e tristi. Tra loro era Bertani, il quale abbandonava le sue abitudini, la sua casa, il riassettato ospedale di Sant'Ambrogio. Il medicocapo dell'esercito austriaco, Vurzian, prendendone possesso, elogiò l'assente collega nemico: « Ber/ani- egli disse- ha fatto male a partire; anche se avesse avuto grandi torti, li ha riparati mettendo in ordine l'ospedale •. Si era avviato verso Bormio e Io Stelvio; di qui a Locamo, dove cercò, insieme a Francesco Daverio, di organizzare un certo numero di esuli in vista di una possibile ripresa della guerra. Fallita per il momento questa speranza, andò in Liguria e in Toscana; poi, appena scoppiò il nuovo conflitto con l'Austria, raggiunse Alessandria, mettendosi a disposizione dell'esercito sardo per la cura dei servizi sanitari; ma, in seguito alla sconfitta di Novara, lasciò il Piemonte, diretto di nuovo in Toscana, dove assistette ad un altro smacco del patriottismo italiano col ritorno del Granduca. Quindi, dopo un periodo di malattia, trascorso ad Em6

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