Quaderni di cultura repubblicana

ticamente: • Rovistati tutti gli archivi del mondo, tutti concorderanno che Gabriele Rosa era quella rara avi~. che tenne per sé il dovere donando altrui la gloria ». Molte ci ttà italiane gli dedicarono piazze e strade, l'Ateneo dJ Brescia pubblicò una sua incompleta bibliografia e Iseo gli eresse nel 1912 il piccolo monumento che abbiamo citato all'inizio. Pochissime le opere su di lui , e delle sue quasi nessuna ristampata. Un silenzio dignitoso anche se ingiusto si stese sul poligrafo iseano, e nessuno, tanto sotto la mon archia che sot to il fascismo, ne intaccò la memoria. Ma io repubblica, in occasione delle celebrazioni centenarie del 1848, il quotidiano di ispirazione democristiana Il giornale di Brescia pubblicò un ampio articolo firmato da un cronista ecclesiastico, tale mons. Paolo Guerrini, dJ acre diffamazione: G. Rosa, • indole di avventuriero, indisciplinato, amante di lunghe scorribande e di novità, non poteva dirsi un ragazzo normale», e perché anormale si sarebbe affiliato alla • Giovine Italia •. in quanto le idee mazziniane avrebbero corrisposto « al suo temperamento irrequieto, chiuso, insofferente, fantastico molto e poco r\.. flessivo •. Nell'articolo, poi, sulla scorta di un documento della Polizia austriaca di Brescia alla I.R. Direzione inquirente di Milano, contenente un elenco informativo di sospetti sovversivi, il Rosa viene presentato senza alcuna prova quale propalatore, delatore e traditore dei compagni del processo del 1833 ! Altre gratuite accuse - di imboscato, ladro c profittatore (per essere stato segretario non combattente del comitato insurrezionale b resciano del 1849 e aver messo in sal\'o la cassa sociale, noncM per aver solleci tato(!) gli stipendi di provveditore a Bergamo) - furono avventate contro Il Rosa, che, morto da 50 anni, non poteva difendersi. Chi volle difenderne la memoria si vide rifiutare la 22

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