Viazzi, costituiva la • trinità della cultura repubblicana • che • conduceva per mano i giovani nel labirinto della sociologia moderna •. Il suo attaccamento al Partito fu sempre notevole. Nel 1903 ebbe a scrivere addirittura: • Questo nostro partito che io amo più dei miei figli •. testimoniando con quella frase la sua fede incrollabile e la sua vigile attenzione alle vicende politiche: intervenne contro la guerra libica; oppose alla guerra dinastica la guerra di popolo negli anni 1914-18; affermò che Giuseppe Mazzini non si sarebbe punto scandalizzato ai moti operai che seguirono la prima guerra mondiale; ed egli che, interventista, aveva collaborato in piena buona fede e innocenza al • Popolo d 'Italia • di Mussolini , riconobbe subito la marca plutocratica del fascismo. All'indomani del 28 ottobre 1922 scriveva in una sua lettera a Giovanni Conti: • Il colpo di Stato vero l'hanno fatto i pescicani dell'alta banca e i filibustieri delle industrie parassitarie... Richiamate l'attenzione del pubblico sulla vera essenza del governo attuale come dominio della plutocrazia, di cui gli attuali ministri non sono che strumenti e servitori zelanti • . Quando il fascismo mise il bavaglio alla libera stampa, e • La voce repubblicana • di cui Arcangelo Ghisleri fu vivace ed assiduo collaboratore dovette cessare le pubblicazioni, egli continuò a rivolgersi a studi che rinnovavano quelli della giovinezza; così, tra il 1924 e il 1928, pubblicò un saggio su Lo Statuto del 1848 giudicato dai contemporanei, una Introduzione agli scritti filosofici di Carlo Cattaneo, e uno studio su Gabriele Rosa nella vita pubblica bergamasca nei primi anni del Regno. Ma un lavoro sorprendente, quando si pensi che egli aveva già settantatré anni, è quello dedicato a La Libia nella storia e nei viaggiatori. La sua fibra fortissima lo tenne ancora in vita fino al 1938. Pochi mesi prima della morte, gli amici repubblicani J2
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