Quaderni di cultura repubblicana

del pensiero o la sensibi lità artistica. Ed avrebbe esclamato: ecco un «vero uomo! », per collocarlo poi nella galleria dei suoi <<tipi umani>> con i quali una nazione ha diritto di sedere nel consesso della civiltà umana. Un «vero uomo>> con le sue incalcolate imprudenze di idealista romantico, innamorato della verità fino a sfidare l'impopolarità: gli istrioni demagoghi, lusingatori, ipocriti e illusionisti di professione, non sono mai impopolari. Un vero uomo con la sua originale visione dei problemi che Io posero talvolta, anche fra i correligionari, contro corrente, con Io scrupolo dello scienziato curioso di tutto, col coraggio temerario di affrontare i furfanti pagando di persona, con l'istintivo intuito delle scoperte, e con i suoi limiti, che, come abbiamo premesso, egli stesso riconobbe, e sinceramente confessò. Per esempio, nello scrivere, si curava poco degli ornati formali, ed anche nel parlare, servendosi di un'oratoria disadorna, scarna, perfino pedestre, ma densa di cose, sempre convincente, mai retorico. Era un osservatore e denunciatore di fatti; non mirava a colpire l'immaginazione e nemmeno il sentimento di chi lo ascoltava. Egli voleva soltanto istruire, scrivendo, e convincere parlando. E non importa se nello stile diventava «un ostrogoto >>, come egli stesso diceva, forse rammaricandosene. Per questo ammirava molto Giustino Fortunato che negli scritti e nei discorsi rivelava il raffinato umanista, frutto di sereni ozi letterari, consentiti dall'agiatezza economica, e poteva non sacrificare la sensibilità innata dell'esteta alla concretezza dei problemi economici ed alla freddezza dei dati statistici. Ma la scarsa dimestichezza con le discipline letterarie per Colajanni non era unilateralità di cultura, che viceversa possedeva vasta e multiforme. Achille Loria lo classifica addi rittura fra gli enciclopedisti e lo pone a lato dei prediletti Renan e Max Muller, e dei contemporanei Bergson e Bryce, con i quali il sociologo italiano entrava da pari a pari nella schiera dei valori della grande cultura europea. E non era poco. Ma nella grandezza della sua poliedrica personalità la nota veramente singolare è il non poterne scindere e distinguere i vari aspetti; separare l'uomo dallo scienziato, il pensatore dal lottatore, le conquiste intellettuali dagli impegni morali. Lo stesso Loria, al quale dobbiamo il più succoso e comprensivo giudizio, lo definì «un diamante racchiuso in un 36

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