tagonisti del grande avvenimento erano in minoranza ed esponenti di una minoranza, ma appunto per questo vittoriosamente dinamica per la sua ferrea organizzazione, che era diretta da due cervell i acuti, mobilissimi e spregiudicatissimi, Lenin e Trotzky), la grande rivoluzione, diciamo, che stupì il mondo intero, cadde naturalmente sotto l'occhio scrutatore di Napoleone Colajanni, ma con impressioni prevalentemente negative. I t umultuosi sconvolgimenti interni dell'immenso paese, le devastazioni economiche, le esecuzioni sommarie, un mare di miseria che s i confondeva con un mare di sangue, non potevano riscuotere approvazioni e simpatie di un moralista della poli tica, di un economista positivista, di u n sociologo dotto e sereno che nei fenomeni sociali non perdeva mai di vista la realtà dei problemi e il senso umano. Era troppo presto ancora perché il dramma colossale, descritto interamente a fosche tinte dagli osservatori stranieri, potesse essere giudicato col sereno distacco dello storico. Nemmeno ora, a distanza di quarantacinque a nni, si riesce a trovare la giusta misura delle proporzioni, e spesso la r ivolta morale offusca lo stesso senso critico. Colajanni insomma, mazziniano convinto, si trovò di fronte alla Rivoluzione d'ottobre con lo st esso stato d'animo di Mazzini di fronte alla Comune parigina del 1871. Ed adoperò la s tessa severità di linguaggio, che naturalmente spiacque anche a qualche suo grande estimatore, come Achille Loria, il quale avrebbe desiderato «serene argomentazioni », e non << irruenti anatemi >>. Ma né l'uno né l'altro hanno conosciuto i nefasti dello stalinismo, denunciati da un altro dittatore, perché scomparsi prima che la Rivoluzione russa si fosse innalzata con l'epopea della seconda guerra mondiale, e ritinta di nuovo sangue fratricida con le spietate rivalità interne. Senonché, oramai a ragion veduta, i severi giudizi di Colajanni, che allora parvero eccessivi, o per lo meno prematuri, trovano conferma nella testimonianza del comunista jugoslavo Gilas, il quale ha conosciuto Stalin e lo stalinismo da vicino, e ne è stato dapprima entusiasta ammiratore. Egli traccia dello czar rosso (e sempre russo) questo ritratto morale: << Dal punto di vista dell'umanità e della libertà, la storia non ha conosciuto un despota brutale e cinico come lui ; metodico come uno di quei criminali che 26
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