stamenti; avvenne, anche in lui come in tanti patrioti, una maturazione di idee, che seguiva lo spostamento generale del moto nazionale italiano, tra il 1848 ed il 1849, dalle posizioni moderate e giobertiane a quelle democratiche rivoluzionarie. Partito da Padova ancora devoto al Gioberti e convinto albertista al tempo dei viaggi attraverso l'Italia settentrionale e centrale, perfino dopo la sconfitta di Carlo Alberto, Mario, nel corso del '49, dopo essersi fissato a Genova ed aver constatato in loco le remore conservatrici persistenti nel Regno sabaudo, e viceversa i fermenti rivoluzionari che la monarchia, suo malgrado, covava in seno, mutò atteggiamento e divenne mazziniano. Ma nel Mario giobertiano della prima giovinezza era già una disposizione, che diremo mazziniana, all'insurrezione armata ed estemporanea. Viceversa, nel Mario mazziDiano del periodo genovese, restavano i sedimenti della esaltazione nazionale-culturale del Primato : i concetti di italianità, civiltà, cultura, rilucevano incandescenti e fusi nella mente di questo giovane, che in concreto non aveva mai studiato in modo attento e posato. Era l'epoca in cui si cercava di caratterizzare in sin· tesi frettolose il valore di ogni personalità, di ogni nazione, di ogni epoca. Era un metodo di cultura, contro cui reagirà fortemente il positivismo. Anche i giovani più pensosi e portati agli studi, come Alberto Mario, erano desiderosi di rapide conclusioni teoretiche, per imbastirvi sopra egualmente rapide costruzioni pratiche. Si cercava, spesso, nella s toria la dimostrazione della grandezza italiana come una spinta ad uscire dalla presente soggezione; su questa base comune, si cercava poi, a seconda della corrente seguita, cattolica o democratica, di associare o di porre in contrasto con la grandezza italiana il ruolo del cattolicesimo e della Chiesa. · Mazzini cercava i connotati storici della nazione ita4
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