e11I Giuseppe ftfazzini di Giuseppe Tramarollo 1 Quaderni di cultura repubblicana
ll llliOTECA ft[CIONAU: A. M. l. CASA SAFFI • FORLI' C-t/1- --11I'IJ(JI'/11E1 'À 1!/~!ii/1 V .i! TA. Copy ri ~o; liL by Cfl"icio-~lnmJlll del P.U. J. - Homa. 1963
PREMESSA Il principe di Metternich ravvisò in Mazzini « il Catilina moderno •. Gioberti lo definì • il p iù gran nemico del· l'Italia • . In testi scolastici tedeschi Mazzini è citato fugge· volmente come • anarkist » . Il grande dizionario Larousse cita la spiegazione della « Mafia • siciliana con le iniziali di • Mazzini autorizza furti incendi assassini • · Una r ivista di divulgazione storica italiana ha organizzato recentemente un dibattito per s tabilire « perché Mazzini è antipatico •. Eppure la bibliografia su Mazzini s i accresce ogni anno di nuovi contributi in tutte le lingue; la monarchia dei Savoia, che lo condannò due, o forse tre, volte a mor te, votò l'edizione nazionale delle sue opere (1904) e ne introdusse i • Doveri dell'uomo • nelle scuole (1901). Tut ti i paesi e le ci ttà d'Italia hanno oggi una piazza o una via dedicata a Mazzini e monumenti di lui sorgono frequentemente. Chi fu dunque Mazzini? Raccontiamone rapidamente la vita. LA VITA « Una domenica dell'aprile 1821 io passeggiavo giovanetto con mia madre e un vecchio amico della famiglia... in Genova, nella Strada Nuova... Un uomo di sembianze se· vere ed energiche, bruno, barbuto e con uno sguardo scintillante che non ho mai dimenticato, s'accostò a un t ratto fermandoci: aveva tra le mani un fazzoletto bianco spiegato e proferì solamente le parole: • Pei proscritti d'Italia • . Mia madre e l'amico versarono nel fazzoletto alcune monete... Quel giorno fu il primo in cui s'affacciasse confusamente all'anima mia, non dirò un pensiero di patria e di libertà, ma un pensiero che si poteva e quindi si doveva lottare per la libertà della patria •· 3
Così in un celebre passo delle sue Note autobiografiche Giuseppe Mazzini, nato a Genova il 22 giugno 1805 dal dott. Giacomo e da Maria Drago, racconta la sua iniziazione pa· triottica, che lo portò ben presto, dopo la laurea in legge, all 'iscrizione nella segreta Carboneria. In realtà già prima de ll'incontro con i costi tuzionali piemontesi fuggiaschi Mazzini si era formato una chiara coscienza politica, come lettore segreto dei giornali giron· di11i scovati nella biblioteca patema e trascrittore nei giovanili • zibaldoni • degli articoli s iglati c. (Vincenzo Cuoco) dal «Giornale italiano •: s tudente universitario, aveva ca· peggiato un tumulto studentesco ed era stato arrestato per pochi giorni e, nel marzo del '21, aveva partecipato arma te> di bastone al moto costituzionale genovese. Carbonaro militante, fu tradito da un agente provocatore e arrestato dalla polizia sabauda, quindi, espulso dallo stato, si rifugiò a Marsiglia dove fondò la • Giovine Italia ~. associazione cospirativa e insurrezionale per la fondazione di un'Italia • una, indipendente, libera, repubblicana •· Dopo che ne fu sanguinosamente r epressa la prima congiura ad Alessandria (1833: Mazzini vi fu condannato a morte) egli, espulso dalla Francia, si rifugiò in Svizzera ove fondò con esuli polacchi e tedeschi la • Giovine Europa • (1834) per la liberazione di tutte le naziona lità europee oppresse e la loro costituzione in federazione di Stati Uniti d'Europa. Espulso dalla Svizzera e perseguitato da tutte le polizie europee riparò a Londra e qui organizzò gli operai italiani sfruttati, fondò una scuola serale per loro e per i bambini italiani arruolat i come venditori ambulanti , diresse la propaganda e la cospirazione negli s tati italiani e conquistò s impatie inglesi per la libertà italiana. Nel 1848 fondò a Par igi la Associazione Nazionale Ita· liana e accorse a Milano insorta con le famose • Cinque giornate • . uscendone come semplice soldato della colonna Medici quando ritornarono le truppe austriache. Capo riconosciuto della democrazia ital iana venne chi~ mato a Roma, proclamatasi r epubblica nel 1849 dopo la fuga del Papa, e come membro del triumvirato di presidenza si 4
dimostrò abile e prudente capo di stato. Caduta la Repub· blica, dopo un'eroica d ifesa che commosse il mondo, r iparò in Svizzera e di qui nuovamente a Londra, donde continuò l'organizzazione di rivolte (Milano, Genova, Sapri) soste· nute da un • prestito nazionale italiano • da lui lanciato clandestinamente: aiutò la preparazione della spedizione garibaldina in Sicilia, trattò con Vittorio Emanuele II e con Bismarck per la liberazione del Veneto e fondò la • Alleanza Repubblicana Universale » per congiungere tutti gli sforzi a completare l'Unità d'Italia e insieme per opporsi alla penetrazione dell'Internazionale di Marx e Bakunin, alla cui fondazione aveva cooperato, dis taccandosene tosto per netta opposizione alle sue dottrine classiste e materialiste. Egli propugnava invece il superamento dell'economia capita listica attraverso l'organizzazione dei lavoratori e la pacifica sostituzione del profitto privato con la gestione cooperativa appoggiata dallo stato. Per questi fini fondò nel 1871 a Roma (un anno prima della morte, avvenuta il X marzo 1872 a Pisa, dopo aver rifiutato l'elezione a deputato al Parlamento italiano) il • Patto di fratellanza • tra le Società Operaie italiane. I sessantasette anni della vita di Mazzini si svolsero nel cuore del secolo rivoluzionario: nato nell'anno della proclamazione di Napoleone imperatore a re d'Italia egli morì l'anno dopo la proclamazione del re di Pruss ia a imperatore di Germania nella Sala degli specchi a Versailles. In quegli anni la carta d'Europa era totalmente cambiata: il principio di legittimi tà era stato trionfalmente sostituito da quello di nazionalità (su 26 nazioni europee odierne 15 sono sorte dopo la • primavera dei popoli» del 1848!); il t r ionfo della borghesia era dovunque minacciato dall'ascesa del quar to stato proletario creato dalla rivoluzione industriale; l'Europa non si percorreva più in diligenza ma sul • carro di fuoco • cantato dall'inno garibaldino ed esaltato da Carducci come simbolo di satanica ribellione; spodestato del dominio temporale, il papa, proclamato infallibi le dal I ° Concilio vaticano, aveva col « Sillabe • condannato sde5
gnosamente la • moderna civilitas •· Di questo straordinario mutamento politico-economico-sociale Mazzini fu uno dei profeti , dei protagonis ti, degli autori principali. Il tramonto del legittimismo dinastico, l'affermazione delle nazionalità, l'ascesa del quarto stato, la fine del potere temporale, l'espansione coloniale europea, l'ascesa degli Stati Uniti d'America a potenza mondia le erano stati volta a volta previsti e auspicati da Mazzini nel corso della sua azione rivoluzionaria in migliaia di messaggi, di lette re, di articoli, di saggi oggi raccolti nella monumeotale Edizione nazionale di 106 volumi , che contengono solo una piccola parte, tra l'altro, del milione e più di lettere , che egli asserì di aver scri tto : ma sempre si vengono scoprendo centinaia di inediti. I trenta volumi degli scritti politici contengono essenzialmente scritti giornalistici, giacché l'attività di Mazzini fu quasi esclusivamente giornalistica, secondo una visione tutta moderna della stampa periodica: egli esercitò tutte le funzioni giornalistiche come direttore, caporedattore, cronista, corrispondente e persino impaginatore, proto e spedizioniere, in ogni aspetto della stampa periodica mensile, settimanale, quotidiana. Ben 13 programmi editoriali sono scritti di suo pugno e 23 sono i giornali direttamente fondati o promossi da lui : cominciò come collaboratore dell'• Indicatore genovese • (soppresso appunto per i suoi articoli) nel 1828 e concluse la carriera giornalistica con la • Roma del popolo • nel 1872. Articoli di fondo, elzeviri, lettere aperte (da quella celeberrima a Carlo Alberto a quella profetica a Napoleone III), saggi, inchies te (come le celebri • Lettere slave •) ne caratterizzano l'attività. Già della s tampa come • quarto potere • aveva rilevato l'immensa impor· tanza nel 1836 sulla • Jeune Suisse • in Svizzera e nel 1848, a Milano liberata, propose sulle colonne della • Italia del popolo • la fondazione di una Associazione dei giornalisti a tutela della libertà di stampa e della indipendenza professionale. 6
L'UOMO t:. tempo di conoscere l'uomo, che le dagherrotipie ci rappresentano sempre austeramente pensoso e un po' stereotipato nel voi to atteggiato a mestizia: l'« esule a ntico » dal • volto che giammai non rise • cantato dal Carducci, il • pensoso figlio di Maria,, del Pascoli, « l'esule smorto tutto fronte e sguardo • di D'Annunzio, che aggiunge « il fuoruscito senza Beatrice », mentre la spregiudicata relazione amorosa con la modenese Giuditta Sidoli vedova Bellerio - da cui nacque con tutta probabilità un figlio in casa Ollivier a Mars iglia - sta a mostrare che Mazzini ebbe il conforto dell 'affetto appassionato. Eccone il ritratto nella descrizione del tedesco Maurizio Hartmann : • Mazzini era allora sulla quarantina: ma la sua barba era mescolata di grigio, il suo volto bruno pallido ed alquanto magro; la fronte al ta arcuata, la forma della testa eccezionalmente bella e moderatamente grand~; la s tatura di media grandezza: il vestito sempl ice ed uniformemen te scuro. Tutto questo che s i può descrivere come in un passaporto è perfettamente esatto, ma non dà d i Mazzini la minima idea... Lo sguardo, il sorriso, il suono dell.t voce non si fermano in un passaporto e in una descr izione. E lo sguardo pieno d'ardore e di dolcezza, il sor riso incantatore ed affascinatore, alla loro voi t a venivano condot ti addietro nello sfondo da quell'accento, da quel suono, da quella vera mus ica della sua voce... Non c'era nulla di pa· tetico nel suo modo di esprimersi, né nei suoi gesti, n.: delle sue movenze. Tutto era in lui semplice, eguale, gradevole, senza pretesa: ma quand'egli incominciava a parlare con quello sguardo pieno di bontà e d i forza, accompagnato da quel sorriso, anche il cuore dell'ascoltatore incominciava a vibrare e a consonare armonicamente, cosicché ment re si sentiva quasi unito a lui, nello stesso tempo s i sent iva anch~ infinitamente bene». In r ealtà Mazzini aveva 45 anni : I'Hartmann lo vide cosl per la prima volta a Chelsea di Londra in casa Carlyle. L'anno prima, nel colmo della resistenza di Roma repubbli7
cana, l'ame ricana Sarah Margaret Fuller l'aveva visto in azione così: « Egli è diventato l'anima che ispira il suo popolo. Quella Roma, verso la quale ha teso tutte le sue speranze in ogni momento della sua esistenza, egli l'ha vista per la prima volta come cittadino romano, per diventare il capo, di lì a pochi giorni. L'ha vivificata, la guida in questo tentativo glorioso, che, se fallisce questa volta, non fallirà in avveni re. La sua patria sarà un giorno libera. «Mazzini è un grande uomo. Ha la mente di grande uomo di stato e di poeta; il cuore di un amante; e nell'azione è risoluto e ricco di risorse come Cesare. « Mazzini ha sofferto infinitamente...; ha sostenuto la sua responsabilità tremenda; ha visto morire per causa sua i suoi amici più cari; ha trascorso notti e nott i insonni; in due soli mesi è diventato vecchio. Tutte le sue energie vitali sembravano essersi esaurite: con gli occhi iniettati di sangue, la pelle gialla, non aveva più carne addosso, i capelli erano spruzzati di bianco, la mano faceva pena a toccarla. Ma egli non ha mai esitato; non ha mai tremato, si è opposto fino a ll 'ultimo alla resa: dolce e calmo, ma più che mai risoluto e deciso » . Uomo dell'Ottocento, impegnato in tutta la vita nell'azione politica e sociale del suo tempo, Mazzini è tuttavia uomo moderno n el pieno senso della parola: anzitutto nella capacità di lottare e di vincere le più dure battaglie contro se stesso, sia nelle tentazioni delle vocazioni personali per le lettere, la musica, la vi ta serena e contemplativa, sia nello sconforto e ne lla dis perazione pe r gli insuccessi (la famosa « tempesta del dubbio • ); quindi nella spregiudicatezza e nella libertà con cui difese senza pose la sua vita personale e affettiva e, assurto a notorietà europea e mon· diale da una condizione assolutamente insignificante, non sorretta da nessun privilegio di casta, di famiglia, di censo. trattò con re principi p api ministri. Egli visse la vita meno piatta e borghese che si possa immaginare, sempre nel clima del più drammatico imprevisto, tuttavia mai, neppure per un momento, egli a pparve angusto gretto piccino (non c 'è un rigo nelle più che clic8
cimila lettere pubblicate che sveli aspetti meschini o volgari dell'uomo: qui è forse la ragione del fascino che esercitò su una legione di ammiratrici). Moderno perché nelle sue mani di acciaio seppe stringere le fila di un immenso lavoro e in tutte le evenienze seppe imporre la sua dura volontà: quasi nessuno, tra i molti e vivacissimi uomini d'azione e d'alto intelletto che la sorte gli mise accanto, lo poté fino in fondo sopportare (tranne i tre fedelissimi Lamberti , Cironi, Saffi: rispettivamente il protocollista della • Giovine Italia •, il diarista dell'azione, il divulgatore del pens iero, cui si deve aggiungere Quadrio, il segretario impareggiabile), ma tutti furono alla fi ne soggiogati dalla sua forza e dal suo coraggio : egli sfidò la morte decine e decine di volte, lavorò fino all'esaurimento in condizioni addirittura inverosimili. L'AZIONE STORICA L'opinione corrente pone Mazzini tra i « quattro grandi • artefici del risorgimento italiano, ma il francobollo postale commemorativo del l o centenario dell'unità ne ha graduato l'importanza profilando le immagini nell'ordine: Vittorio Emanuele, Garibaldi, Cavour e all'ultimo posto Mazzini! La storiografia ufficiale del regno considerò esaurita la funzione di Mazzini col biennio 1848-49, dopo il quale la funzione di guida sarebbe stata assunta dal Piemonte e dalla sua dinastia: d 'altro canto la storiografia marxis ta da Gramsci in poi s i affanna a sminuire l'azione di Mazzini prima di quel biennio, sia riconducendone le ispirazioni ai pensatori e agitatori giacobini, per esempio Filippo Buonarroti, sia considerando l'azione di Mazzini come espressione degli interessi della piccola borghesia, volta a soffocare o a deviare le genuine aspirazioni sociali delle masse. Si tratta con piena evidenza di schemi arbitrari : il quadrilatero della • Giovine Ita lia • nel 1831 (unità-libertàindipendenza-repubblica) superò di colpo tutti i nebulosi programmi delle ~ette. La guerra rivoluzionaria per bande 9
e l'educazione morale connessavi, concetti fondamentali del Mazzini, sono all'origine di tutti i moti italiani sino allo scoppio del Quarantotto, e il condottiero delle " Cinque Giornate • milanesi, Cattaneo, ne riconobbe lealmente l'importanza fondamentale. Nel Quarantanove Mazzini è a l centro dell 'azione e la Repubblica romana nelle sue origini, nel suo sviluppo, nelle conclusioni della sua costituzione approvata da una rego· lare costituente democratica rappresentò la più logica, com· pleta, organica esperienza della rivoluzione europea, contrapponendo alla Santa Alleanza il nuovo diritto d i nazionalità: « La Repubblica romana morì in piedi traman dando ai posteri il IX febbraio come una data capitale della storia europea » (Salvatorelli). Ma anche nel decennio di preparazione 1849-59 - scrive Omodeo - la funzione di Mazzini fu di capitale importanza: la minaccia mazziniana di un moto democratico in tutta l'Europa fu la molla che spinse Napoleone III ad assecondare l'opera di Cavour, il quale poté agire solo agitando lo spauracchio di Mazzini. D'altro canto l'esistenza del partito unitario mazziniano bloccò tut te le soluzioni di compromesso (Murat nel Mezzogiorno, un regno autonomo nell' Italia centrale, l'espansione piemontese limitata al nord). " Solo il mazzinianesimo seppe chiudere ''• scrive ancora Omodeo, • l'accesso in Italia dal '48 al '70 al socialismo che, anteponendo la questione delle classi a quella nazionale, l'avrebbe rinviata sine die. Solo il mazzinianesimo, fornendo a Gari· baldi l'elemento alacre e combattivo, impedì che la formazione dell'Italia potesse apparire dono di Napoleone III. La spedizione dei Mille giustificò e vendicò le spedizioni di Savoia, dei Bandiera, di Pisacane ». Venezia e Roma furono liberate perché l'opposizione mazziniana dopo la proclamazione del regno ne pungolò l'iniziativa riluttante, facendo fallire tutti i tentat ivi d i compromesso, compresa la convenzione di settembre. L'energia mazziniana operò per il compimento unitario anche dopo la morte di Mazzini, se mazziniano fu l'i rredentismo con Oberdan, mazziniano l'interventismo con Sauro, mazzi nian a 10
dopo la vittoria la politica di pace adriatica con Carlo Sforza, poi distrutta dal fascismo. La questione istituzionale fu pos ta all'Aventino, incerto ed esitante, dai repubblicani mazziniani e mazziniana fu l'emigrazione antifascista coi Rosselli, la partecipazione alla guerra di Spagna con Pac· ciardi, come la resistenza interna col mazziniano Ceva sui· cida in carcere (1930) c infine nello sbocco armato, in cui accanto a formazioni d'al t ro colore si batterono le brigate partigiane Mazzini, Mameli, Giovine Italia, ecc. Mazziniana infine l'ispirazione della Costituen te, per dichiarazione del pres idente della Commiss ione dei 75 Meuccio Ruini, che; elaborò il progetto di Costituzione e nella cui relazione introduttiva il nome di Mazzini tornò, eccezionalmente, cinque volte. Un pa rticolare giudizio va dato su Mazzini come s tatis ta, quale capo effettivo della Repubblica romana del '49 e come guida diplomatica del suo governo in esilio : mem· bro del triumvirato di presidenza egli non interferì nei lavori della Commissione cost ituzionale; attuò una politica interna di ordine senza illegalità (• Per repubblica noi non intendiamo una mera forma di governo, un nome, un'opera di reazione da partito a parti to, da part ito che vince a par· tito vinto. Noi intendiamo un principio; intendiamo un grado di educazione acquistato dal popolo, un programma di educazione da svolgersi; un'istituzione atta a produrre un miglioramento morale • dichiarò nel discorso parlamentare del IO marzo); una politica economica e sociale ispirata a princlpi di democrazia sociale progressiva, un'abile e prudente politica finanziaria, una politica religiosa di pieno rispetto delle credenze della maggioranza, pur nella singolarità della situazione. La politica estera e quella militare di fronte all 'aggres· s ione francese sollevarono critiche e riserve, ma il Mazzini teneva sopr attutto a l significato simbolico della Repubblica e all'affermazione del principio democratico-nazionale di fronte all'opin ione mondiale e per questo rifiutò fino in fondo la resa (• Le monarchie possono capitolare: le repubbliche muoiono •. giustificò poi). Ne raccolse i frutti in l nghil· 1J 8 l .... ~
terra come capo rispettato del governo repubblicano in esi· lio e animatore del • Comi tato democratico europeo • a fianco di Darasz, Ruge, Ledru Rollin. IL PENSIERO RELIGIOSO E FILOSOFICO Si può d ire di Mazzini quello che egli disse di Dan te : c una t remenda unità •; frantumandola in singoli aspett i o problemi, se ne perde la coerenza ideale, fondata su una intuizione spiritualistica della vita, che fa di lui il più gran· de eretico del Cristianesimo. Intuizione della libertà che si immedesima nella coscienza dell'uomo con l'assoluto, che ha il suo vivente verbo nel progresso, nello sviluppo del· l'umanità mercè l'educazione che perpetua di generazione in generazione, nella solidarietà sociale, le conquiste dello spirito. Quella rel igione dell'uomo nella vita pubblica e pri· vata rigetta tutte le rivelazioni storiche, di cui si affermano depositarie le chiese, e respinge i dogmi essenziali del cristia· nesimo, quelli della caduta originale, della grazia salvifica, della dannazione eterna. t:. noto che egli credeva alla metempsicosi o reincarnazione. Ce n'è abbastanza per spiegare la sua opposizione al cattolicesimo, per quanto riconoscesse eloquentemente la funzione storica della chiesa medioevale: tra tutti coloro che nella prima metà del sec. XIX si occupa· rono del problema religioso, Mazzini per primo in Italia osò a t taccare apertamente il cattolicesimo, perché contrario al progresso della civiltà: spirito profondamente religioso, egli non poteva accettare il cattolicesimo che sentiva superate., né accostarsi alla riforma, ispirata ad esigenze troppo loa· tane ed estranee al suo spi rito, né d'altro canto egli volle mai presentarsi come fondatore o precursore di nuova reli· gione e meno ancora di nuova chiesa. Sia pure con la premessa che egl i non fu specialista né si occupò professionalmente di filosofia, nessuno nega più un pensiero filosofico a Mazzini, accogliendo l'impostazione di Croce che • quando l'attitudine fLlosofica giunge alla forma ampia ed intensa, che investe tutti o quasi gli ordini dei problemi d'un'età, si ha il fi losofo specificamente detto, addì· 12
rittura il genio filosofico, che sembra così remoto o alto sugli uomini e pure è loro così vicino e raccoglie e unifica i loro sparsi conat i e converte in precise domande le loro oscure angosce e dà loro risposte che, anche se non intese dai più a lla prima, vengono poi traducendosi in comuni convincimenti e sentenze e modificano a poco a poco l'ambiente so· ciale e storico » , Fondamento della sua dottrina, o meglio del suo pen· sie ro, è il concetto dell'evoluzione progressiva dell'umanità: per Mazzini ogni filosofia è sempre legata all'esperienza storica e di qui ha origine la sua avversione alla filosofia sistematica, che pretende di rinserrare una volta per sempre nel suo chiuso sistema la realtà, e alla metafts ica, ricercante una realtà di sopra e di là dall'esperienza. Convinto che l'educazione (e non già l 'economia, come per il mater iali· smo marxista) è la forza trasformatrice del mondo, Mazzini vide nel caso concreto dell'Italia la deformazione educativa della coscienza italiana nell'asservimento secolare a lla cui· tura fran cese, che per lui significava individualismo, cioè scetticismo in filosofia, egoismo in morale, ateismo in religione. La critica fondamentale è al mate rialismo, in tutti i suoi molteplici travestimenti, da quello meccanicistico del suo tempo a que llo d ialettico odierno, e al • machiavellismo • (• travestimento mesch ino della scienza di un grande infelice • ), cui egli contrappone la coerenza di pensiero e azione. Con questa austera religione del dovere Mazzini fu tra i mass imi educatori della gioventù: l'Ita lia di don Abbondio, il paese dei Pulcinelli e degli Arlecchini, ne uscl rigene· rata e produsse i fratelli Bandiera, i mart iri di Be lfiore, i volontari di Calatafimi. LA PEDAGOGIA Mazzini non s i occupò mai ex professo di pedagogia (anche se in un'importantissima lettera a William Malleson (1865) tracciò u n completo programma pedagogico e didat· t ico per l'istruzione e l 'educazione del suo figliolo), ma ;;i può d ire che l'educazione fu il comune denominatore cui 13
ridusse tutta l'attività umana, convinto - come scrisse nei • Doveri • - che l'educabilità è con la libertà, la socialità, la progressività una delle caratteristiche fondamentali della personal ità umana: educabilità integrale di tutta la vita, d i cui quella scolastica non è che un momento necessariamente pubblico, unitario, universale, gratuito non limitato comunque all'istruzione, ma comprensivo dell'educazione civica ossia, per dirla con le sue parole, della « trasmissione del programma nazionale •. Né tale educazione statale può me· nomamente confondersi con recenti esperienze totalitarie atteso che, scrive ancora nei « Doveri •, « trasmesso quel programma, la libertà ripiglia i suoi diritti. Non solamente l'insegnamento della famiglia, ma ogni altr o è sacro. Ogni uomo ha diritto illimitato di comunicare ad altri le proprie idee: ogni uomo ha diritto d'ascoltarle. La Società deve pro· teggere, incoraggiare la libera espressione del Pens iero, sotto ogni forma; e aprire ogni via, perché il programma sociale possa sviluppar si e modificarsi pel bene ». Di qui il concetto d i • Educazione nazionale », che egli proponeva a formula ufficiale della pubblica istruzione nello stato repubblicano: • Senza Educazione Nazionale comune a tutti i cittadini, eguaglianza di doveri e di diritti è formola vuota di senso: la conoscenza dei doveri, la possibil ità del· l'esercizio dei diritti, sono lasciate al caso della fortuna o all'arbitrio di chi sceglie l'educatore ». Educazione senza discriminazioni sociali evidentemente, e quindi diretta in un primo tempo essenzialmente alle classi lavoratrici, con una s ingolare intuizione delle a ttuali esigenze della qualificazione professionale orientat iva e non specialistica (si vedano le sue lettere alle Società operaie italiane dopo il 1860). Concretamente è del massimo interesse, come esempio di pedagogia attivistica, l'esperimento della scuola popolare per giovanetti ed adulti da lui iniziata e diretta a Londra (e riprodotta a Boston, Buenos Aires, Montevideo tra gli emigranti italiani) e accompagnata da appositi giornali educativi (• Il pellegrino • , « L'educatore •), che cost ituiscono un aspetto ingiustamente t rascurato del rinnovamento pedagogico italiano dell'ottocento. 14
Di fatto quella mazztmana più che pedagogia (guida del fanci ullo) è vera e propria psicagogia (guida delle an ime), come ben osserva il Disertori, perché investe tutta la vita di relazione dell 'uomo, quindi anche e principalmente la politica . L'IDEALE POLITICO Per troppa parte dell'opinione comune la polit ica mazziniana s i esaurisce nel termine repubblica nel senso angu· s tamente isti tuzionale: donde la facile obiezione sulla rela· tività delle forme is t ituzionali e sulla vacuità delle leggi non fondate su un saldo costume e su un'adeguata educazione civica. Ma fu propr io Mazzini a diffondere per la prima volta in Ita lia l'esigenza di una religiosità civile, l'intuizione della patria come espressione simbolica della società nazionale, che ha una p ropria specifica funzionali tà nella città delle genti , una missione da adempiere in vista del sup remo ideale dell 'arr icchimento spirituale dell'umanità, dell'• educazione del genere umano •. Questa visione della politica come pedagogia, che fa del Mazzini un grande moralista prima ancora che un grande poli tico, dice abbastanza intorno al suo concetto di impo· l enza delle leges sine moribus. Ma l'educazione, la maturità civile di un popolo non è un dato naturalis t ico, che esis te o non esis te : essa si fa, vive nello sforzo d iuturno che gli individui moralmente più progred iti compiono per adeguare gli altri a se stessi: sopra ttutto nello sforzo dei politici degni di questo nome, che mi rano a stabili re condizioni favorevoli all'elevazione umana, c queste condizioni r isultano dal complesso intreccio delle istituzioni cost ituzionali, amministrative c sociali , dal regime della produzione e della ripartizione dei fru tti del lavoro, dall 'ambiente in cui si svolge la vita dei cittadini meno favor iti dalla natura o dalla sorte. Le buone isti tuzioni sono dunque come le buone leggi anche s trument i di educazione civile. Questo è il fondamento della democrazia mazziniana (anzi Mazzini r ipudiava il termine troppo abusato e travi15
sato di democrazia per quello più pregnante di • go\erno sociale •). Concretamente la repubblica mazziniana si fonda sul massimo decentramento amministrativo: bisogna leggere tutto lo scritto • Dell 'unità italiana •, composto di due capitoli, uno del 1833, agli albori de l risorgimento, l'altro del 1861, dopo la proclamazione unitaria del regno: senza contraddizioni, a un trentennio eli distanza l'uno dall'altro, costi· tuiscono una completa trattazione dell'ordinamento dello stato repubblicano fondato sulle autonomie comunali e regionali e sul più largo esercizio della democrazia diretta. La nazione rappresenta • il progresso da attuarsi per tutti e la vita internazionale • (non mancano nello • Zibaldone pisano •. che raccoglie gli appunti personali del Mazzini, precise inclicazioni sull'orclinamento dei ministeri e in particolare su un singolare • Consiglio o commissione permanente del progresso • diviso in commissioni coll' incarico di • inchieste perenni • affinché « da un lato non si devii addietro, dall'altro non si trascuri germe di progresso •: una specie di minis tero del bilancio e della programmazione), ma non rappresenta il termine ultimo dello sviluppo storico: • La patria sacra oggi - scrisse una volta - sparirà forse un giorno • ed è noto che egli vide anzitutto nell'ordinamento federale o confederale europeo una prima fase dell'organizzazione mondiale dell'umanità. La stessa sequenza delle associazioni da lui fondate (Giovine Italia 1831, Giovine Europa 1834, Alleanza Repubblicana Universale 1867) è indicativa. Dall 'iniziale intuizione della comunanza storico-culturale dei popoli europei il Mazzini giunse durante il soggiorno inglese, forse per reazione all 'isola~ionismo britannico che egli criticò energicamente e come conseguenza della sua partecipazione a lla lo tta per la t rasformazione in stato federale della confederazione svizzera (1834), a una precisa formulazione anche isti tuzionale di un ordinamento federale europeo: • La vi ta delle nazioni è doppia: interna ed esterna: propria e di relazione. Alla universalità degli uomini componenti ogni Nazione spetta l'ordinamento della propria vita: al Congresso delle Nazioni 16
l'ordi namento della vita di r elazione internazionale. Dio e il popolo per ciascuna nazione, Dio e l'umanità per tutte. Noi cerchiamo verificare non una Europa, ma gli Stati Uniti d'Europa • . Solo nell'ultima fase del suo pensiero, preoccupato essenzialmente dell'affermazione internazionale del nuovo stato italiano (che egl i vedeva soprattutto nell'alleanza con le nazionalità slave liberate dall 'egemonia austro-turca) e della sua inserzione in un nuovo equilibrio democratico eu· ropeo, modificò il suo pensiero auspicando un rimaneg~ia· mento della carta d'Europa su l fondamento di • lh"lità nazionali frammezzate possibilmente da libere confederazioni • · Comunque va sottolineato che mai il Mazzini confuse nazione o nazionalità con nazionalismo (• La nazione deve essere per l'umanità ciò che la famiglia è o dovrebbe essere per la patria. Se opprime, se si dichiara missionaria d'ingiustizia per un interesse temporaneo, essa perde il di ritto al· l'esis tenza e si scava la tomba •) e tanto meno ne fondò il diritto su concezioni razziali: (• Lingua, territor io, razza non sono che gli indizi della nazionalità, mal fermi quando non sono collegati tutti, e richiedenti ad ogni modo conferma dalla tradizione s torica, dal lungo sviluppo di una vita col· lettiva contrassegnato dagli s tessi caratteri •) e combatté del pari, in nome del concet to orga nico di nazione, il cosmopolitismo dell'Internazionale, cui contrappose invece il concetto, singolarmente attuale, dell 'organizzazione internaziona le (• Associazione universale dei popoli •). L E IDEE SOCIALI Si può parlare di Mazzini economista? Certamente egli conobbe l'opera di Adamo Smith • espositore sagace delle leggi che governano i fenomeni economici del suo tempo, non fondatore di scienza perpetua e maestro d 'una epoca nella quale le relazioni economiche tra classe e classe si appressano a inevitabile mutamento •. come conobbe, e crit icò, le dottrine del liberismo da un lato e dell'u topismo socialista dall'altro e del socialismo anarchico e di que llo 17
scientifico o sedicente tale. • Senza una dottrina economica determinata, che la renda capace di agire, non esist e politica •, egli affermò; ma resta il fatto che non si occupò mai di economia pura né d'altronde nella sua concezione globale dell'uomo avrebbe potuto concepire una dottrina economica disgiunta dall'organizzazione sociale: di qui l'affermazione, poco ortodossa economicamente, che c fine dell'economia è l'applicazione della legge morale sull'ordinamento del lavoro, produzione e riparto». Critico del liberismo classico (• Io non ho molta fede •, scriveva ironicamente, c nei miracoli del laissez faire, laissez passer • ), Mazzini conobbe a Londra gli effetti della rivoluzione industriale e formulò una critica asperrima del capitalismo con espressioni che superano la condanna marxista: • La società presente non è soltanto una ingius tizia, è un'infamia, bisogna far di tutto perché cambi •. c Il pane non è dato dal lavoro liberamente scelto e retribuito con giustizia proporziona le, ma dal padrone, dal proprietario de l suolo, detentore esclusivo degli strumenti del lavoro. Egli lo dà quando vuole. Egli fa la legge perché può aspettare. Dal· l'alto della sua vantaggiosa posizione, il primo s i fa arbi tro e regolatore del lavoro, ne stabilisce egli stesso le condizioni entro i due termini che il suo interesse non perde mai di vis ta : del maggior lavoro e del minor salario possibile: il secondo non può che soggiacere, e soggiace • . Nella crit ica del liberismo Mazzini si differenziò risolutamente da tutte le critiche sfocianti nel socialismo inteso, tanto per trovare un termine corrente, secondo la definizione odierna del Mondolfo sull'Enciclopedia Italiana: • L'uso proprio del termine resta quello che s i fonda sul riconoscimento di una scissione esis tente tra le classi della società e sull'aspi razione alla proprietà sociale e alla gestione collet t iva • con la conclusione che • socialismo nella sua forma tipica e compiuta s ignifica esigenza di comunismo o collettivismo •. Mazzini si scont rò cinque volte almeno col socialismo teorico o prat ico: 18
l) nella fase che si chiama più propriamente • utopistica • dei francesi Saint Simon, Fourier, Blanc, Leroux e dell'inglese Owen; 2) nell'azione politica dei socialisti francesi durante le giornate della rivoluzione parigina del 1848 e durante il colpo di stato di Napoleone III ; 3) nella sistemazione detta • scient ifica • di Marx ed Engels condensata nel « Manifesto • del 1848 e successivamente perfezionata nel • Capitale • del 1867, base teorica dell'Internazionale; 4) nell'interpretazione anarchica datane dal francese Proudhon e dal russo Bakunin; 5) nel tentativo pratico di dittatura comunista attuato nella • Comune • di Parigi del 1870, la sua critica fu, tutte e cinque volte, implacabilmente negativa. Egli criticò tutte le forme di social ismo utopistico, in quanto derivano tutte dall'utilitarismo di Bentham come le teorie liberiste: !iberisti intesi esclusivamente al problema della produzione e socialisti intesi esclusivamente al problema della distribuzione della ricchezza sono egualmente disumani , i primi perché schiacciano l'uomo sotto la merce, i secondi perché tolgono lo stimolo alla produzione. Mazzini critica tuttavia, aspramente, la società contemporanea (• La società com'è oggi, è regolata nelle sue condizioni generali dalla formula • a ciascuno secondo la classe alla quale appartiene; a ciascuna classe secondo i mezzi o capitali ch'essa possiede •. Formula siffatta non provvede né alla giustizia né all'utile collettivo: ... perirà •). ma critica nel tempo stesso Fourier, Saint Simon (al quale pure riconosce il merito di aver iniziato la critica all'economia liberale), Blanc, Cabet, perché tutti inducono alla tirannide, al regolamento meccanico secondo formule preconcette uscite dal cervello di un teorico, che pensa alla casa non all'uomo che deve abitarla. Famiglia, proprietà, nazione che i socialisti utopisti vorrebbero abolire quali fini perniciosi sono invece- secondo Mazzini - mezzi della trasformazione che l'uomo opera a poco a poco sull'ambiente: in particolare la proprietà • è desti19
nata ad essere segno dell 'attività ma teriale dell'individuo e della sua partecipazione nel progresso del mondo fisico, come il diritto di suffragio deve indicare la sua partecipazione nel maneggio del mondo politico • · Criticò il socialismo francese nella sua azione politica dalla rivoluzione parigina del '48 alla soffocazione della Repubblica Romana e al colpo di stato di Napoleone III, affermando che l'aver impostato esclusivamen te il problema economico, come avevano fatto i socialis t i francesi, aveva lasciato le masse inerti di fronte al colpo di stato dittatoriale, considerato un conflitto tra la borghesia e l 'imperatore. Il principio egoistico del non intervento le aveva lasciate pure inerti d i fronte all'assassinio della Repubblica Romana. E la dis tinzione socialista tra questione politica e questione economica che aveva condotto a ques te conseguenze, prodotto l'indifferenza per la libertà e sospinto l'operaio verso l'egoismo borghese. Nella polemica col marxismo, Mazzini riconobbe la realtà storica di una divisione di classi nella società (• Da un lato vive una minoranza che tiene per diritto d'eredità, per t radi zione d'aristocrazia tutti gli elementi della ricchezza, terra macchine e capitali : dall'altra si agitano i più ai quali unica proprietà sono le braccia e la capacità di lavoro e sui quali si aggrava la necessità di dare braccia e lavoro alle condizioni imposte dai primi o di morire di fame •), ma d'altro canto criticò ogni collettivismo scientifico con queste chiarissime parole: • L'abolizione della proprietà individuale e la sostituzione della proprietà collettiva sopprimerebbero ogni sprone di lavoro, sopprimerebbero ogni s timolo a dare, coi miglioramenti e col pensiero dato ai prodotti futuri, il più alto valore possibile alla produzione e alla proprietà. Sopprimerebbero la libertà del lavoro negli individui c, attribuendo all'autorità di pochi rappresentanti lo stato o il comune, accessibili all'egoismo, alla seduzione a tendenze arbitrarie, l'amministrazione di ogni proprietà, ricondurrebbero sott 'altro nome tutti i cittadini al sistema del sala· rio... e riapri rebbero le vie a tutti quei mali che oggi provocano le lagnanze contro i pochi de tentori del capitale • . 20
La proprietà collettiva - osserva Mazzini - non è un progresso, ma un regresso a forme primitive come quella del mir russo, proprie di forme preistoriche della società. Vice· versa egl i vide chiaramente che un'economia collettivista fondata sulla soppressione della proprietà individuale era possibile solo creando uno stato ferreo, burocratico, !imitatore di ogni libertà umana, checché allora pensassero dell'abolizione dello stato Proudhon e Bakunin come premessa o Marx come conclusione del collettivismo. Qui sta veramente la grandezza profetica di Mazzini, anche se egli non conobbe lo sviluppo prodigioso della t ecnica produttiva, che noi conosciamo oggi, perché vide solo gli inizi della rivoluzione industriale. Ma la realtà concreta dell'economia collctivistica sovietica odierna conferma le parole di Mazzini: • Tirannide. Essa vive nelle radici de l comunismo e ne invade tutte le formule. L'uomo non è nel comunismo che una macchina da produzione. Una società pietrificata nelle forme, regolata in ogni particolare. L'uomo nell'ordinamento dei comunisti diventa una cifra: avrete una casta di padroni e di direttori e una di lavoratori ». Eppure marxisti illustri e ferratissimi si sono abbandonati ai sogni utopistici di una società perfet ta e tanto regolata da dist ruggere lo stato e ogni organizzazione, perché ogni antitesi (diritti-doveri; necessità di lavoro e piena autonomia personale, ecc.), sarebbe automaticamente scomparsa dopo l'abolizione della proprietà privata! Giustamente Benèdetto Croce commentava che in siffatta società tutta deterministica, tutta congegno automatico non ci sarebbe più storia né da scrivere né da fare e aggiungeva: • Con sorriso amaro si rileggono coteste imaginazioni sull'abolizione che nel comunismo accadrebbe dello stato per la società: sulla pienissima libertà succedente al millenario regno della necessità ecc., quando si ha dinanzi agli occhi (nel paese dove il comunismo marxistico ha fatto le sue prove) il più pesante stato che la storia ricordi ». Non meno fiera la critica del collettivismo anarchico: di Proudhon, definito il • Mefistofele del socialismo », Mazzini vede la capacità di dissolvimento, l'impotenza a fon21
dare. Lo accusa di porre a base di ogni funzione sociale il contratto, mentre egli sost iene che il valore della funzione e di chi la compie deriva dal fine prestabilito alla funzione, e desume il fine della funzione dalla legge morale e dalla tradizione storica. Il problema attuale è di autorità legittima, mentre Proudhon, come i socialisti francesi, irridendo ad ogni autorità e sostenendo che in ogni forma politica è possibile qualsiasi riforma economica, ha permesso l'instau· razione della dittatura del II impero. Di Bakunin egli combatte del pari il programma abolizionistico di ogni proprietà e autorità, pur affermando « Ci separiamo dall'Internazionale sul « come » non perché essi invocano lo stesso progresso, ma perché i mezzi adatti a conquistarlo (abolizione di ogni credenza comune , sostituzione dell'individuo e del comune alla nazione, soppressione della proprietà indi· viduale, negazione dello stato e di ogni autorità) sono per noi radicalmente contrari all'intento ». Resta infine la Comune parigina del '70, punto massimo di frizione fra i mazziniani, che segnò l'allontanamento da Mazzini di molti seguaci. Ma egli non esitò ad affrontare l'impopolarità della lotta su due fronti: ebbe parole di aspra condanna per l 'Assemblea e per Thiers, ma condannò del pari la «comune • per il suo programma r etrogrado, che riportava l'umanità alle sue forme primitive di semplice aggregato di comuni o di consigli (sovieti) con la proprietà collettiva propria della società prima che avesse raggiunto forme più elevate di socialità. Senza educazione nazionale e senza autorità legittima non si costituisce per Mazzini società, mentre l'uomo è di natura un essere sociale. LA SOCIETÀ MAZZINIANA Ma Mazzini fu tra i primi a intuire l'ascesa del proletariato, a promuoverne (nel seno stesso della « Giovine Italia • a Londra) l'organizzazione separata, a coordinare in Italia le associazioni di mutuo soccorso, le fratellanze operaie, le leghe di resistenza dettando lo statuto della « Fratellanza artigiana » del '61 , promuovendo infine il Patto di Roma del 22
1871 , prima organizzazione generale dei lavoratori italiani, che durò sino a l 1893. Vide nel movimento operaio uno dei tre fatti capitali del suo secolo: • Tre grandi fatti contrassegnano l'epoca nuova che s ta per sorgere. Il primo visibile più o meno in ogni terra d 'Europa è il moto di emancipazione intellettua le ed economico che va svolgendosi nelle classi operaie e trasformerà a poco a poco le condizioni imposte oggi al lavoro, il riparto della produzione e le basi della proprietà. Il secondo è il moto, contrastato invano dalle monarchie, che tende a rifare la Carta d' Europa... preminente fra tutti per importanza numerica e geografico-poli tica è il r idestarsi a coscienza di vita dell'elemento slavo... Il terzo fatto è la manifesta tendenza della civiltà europea a conquistare le vaste regioni orientali •. Di fronte ai terrori delle classi possidenti e dei governi non esitò ad afferma re: • Questi che oggi voi chiamate barbari rappresentano, sviata guas ta sformata per colpa vostra in gran parte, una idea: il salire provvidenziale degli uomini del lavoro •· Ancora, pur dichiarando che egli e i suoi compagni • si sentono fratelli degli operai e per ciò appunto combattono Internazionale, comunismo, abolizione o d ispotismo di stato • aveva riconosciuto che • il comunismo esiste in oggi a ogni modo, formite di discordie e di impotenza fra noi, pretesto ad accuse non meri tate, che inceppano i nostri progressi, e si schierano sotto la sua bandiera uomini di fede sicura, anime piene d'amore e di sacrificio, migliori assai di parecchi fra quelli che lo accusano • . La domanda se Mazzini possa essere o no definito socia· lis ta è oziosa: comunque ad essa si può rispondere con Salvatorelli: • No, se si chiama socialismo unicamente quel sistema sociale che abolisce d'imperio la proprietà individuale dei mezzi di produzione, e ripartisce il prodotto secondo un criterio di uguaglianza meccanica, per opera del· l'autori tà sociale. Sl, se invece si dà alla parola socialismo un senso più alto, e cioè quello di un sistema sociale in cui proprietà e produzione siano organizzate secondo un 23
criterio di utilità e di giustizia valevole per tutti. La differenza fra questi due concetti di socialismo è fondamentale: essa potrebbe essere paragonata a quella fra il cattolicesimo confessionale, c quel cristianesimo per cui è stato detto che "non possiamo non dirci cristiani" ». In sostanza Mazzini afferma il fatto positivo e benefico dell'azione di classe come elemento trasformatore della società presente. Ma come pensa ordinata la società futura? Quale assetto essa avrà e con quali mezzi vi giungerà? Chi chiedesse a Mazzini una formula precisa o un piano meccanico, sarebbe già prigioniero della concezione marxista cioè di una determinata evoluzione matemat ica della società, di cui l'uomo può prevedere le fasi di sviluppo meccanico. Sarebbe in tal caso opportuno ripetere le fervide accuse di Mazzini contro le concezioni per cui • a giorno, ad ora determinata il segreto del mondo, il solo bisogno di istituzione pratica che gli convenga uscì perfetta d i sotto il guanciale • di un pensatore! • Da quel giorno, da quell'ora ha data e cominciamento e compimento dei suoi destini l'umanità! • Proprio contro questo determinismo Mazzini aveva scritto nel • Dovere della democrazia • (1852): • Io non a ccuso la vasta idea sociale che è gloria e missione dell'epoca della quale noi siamo precursori. Non accuso le sante aspirazioni che annunziano l'emancipazione degli uomini del lavoro. Accuso (i teorici collettivisti ) di avere in nome del loro meschino individuo gettato avventatamente sull 'arena soluzioni positive del problema della vita umana prima che la vita stessa possa manifestarsi nella pienezza di aspirazioni e di capacità. Li accuso della stol ta pretesa di trarre in un'ora detenninata dalle loro menti anguste ed inferme il concetto organico, che non può uscire se non dal concorso di tutte le facoltà commosse ad attività • · Tuttavia Mazzini, pur con tutte le riserve che debbono farsi ad ogni previsione del progresso, che per lui era indefini to (• credo nell'eterno progresso della vita e conseguentemente nella in telligenza e nel sentimento • ), diede indicazioni fondamentali, più come garanzia di svolgimento che come matematica conclusione, preoccupandosi più di assi · 24
curare le condizioni di s\'iluppo cne di prefissare gli istituti: • Penso che per noi il problema da risolvere sia meno quello di definire le forme del futuro progresso che di porre l'individualità umana in condizione di senti r lo e di compirlo con l'educazione re ligiosa e con lo sviluppo morale, schiudendo le vie maestre dell'attività umana in tutte le forme •- La condizione fondame nta le è questa: • Ogni progresso che non si compia nella libertà è progresso apparente, forma senz'anima destinata a perire » - Tale liber tà può essere assicurata solo da ist ituzioni poli tiche di effettiva democrazia : la politica dei governi repubblicani, sotto lo s timolo dell'azione di classe, realizza un indefinito progresso di trasformazione sociale con questi s trumenti : l) associazione operaia indus triale o agricola secondo il principio cooperativo (capitale inalienab ile, ecc.) sostenuta da un • fondo nazionale » di credi to cooperat ivo e dall'istituzione di magazzini fiduciari di s ta to; 2) partecipazione operaia agli utili delle aziende private o azionariato operaio, come espediente transitorio e preparatore della sostituzione del sistema attuale del salariato; 3) massima • mobilitazione della proprietà fondiaria • e creazione di una classe di piccoli proprietari attraverso la r iforma agraria delle zone depresse (ovviamente collegat i in cooperative, consorzi, ecc.); 4) abolizione dei monopoli e ges t ione nazionale dei servizi pubblici; 5) politica produttivis t ica: • r isparmio di ogni spesa inutile e aumento progressivo della produzione •: 6) soppressione di tutti gli uffici destinati oggi a rappresentare un'indebita influenza del governo nelle diverse ci rcoscrizioni locali; 7) riforma burocratica: • diminuzione del numero degli impiegati e più eguale retribuzione fra essi »; 8) politica tributaria adeguata: • unificazione del s istema dei tributi in modo da lasciare libera da ogni gravame la vita cioè il necessario alla vita, da gra25
vitare proporzionalmente sul superfluo e da evi tar;! le soverchie spese di percezione •; 9) liberalizzazione degli scambi interni ed esteri e creazione del più vasto mercato possibile ed anzitutto del mercato unico europeo; 10) intervento pubblico, indicativo e operativo, nella vita economica. Programmazione è termine del tutto moderno, ma è bene rileggere questa pagina mazziniana: « Perché la questione economica, riparto più giusto della produzione e della distribuzione della ricchezza, possa sciogliersi praticamente, è necessario equilibrare le differenze che separano un mercato da un al tro, aprirli tutti alla trasmissione reciproca dei loro prodotti, dare alla scienza dell'attività materiale un avviamento uniforme: sostituire a poco a poco alla cieca anarchica speculazione degli industriali un moto pacifico e intelligente di emulazione e soprattutto ordinare le cose per modo che i frutti dei progressi dell 'industria, delle invenzioni meccaniche, dei nuovi sbocchi aper ti alla produzione, delle rapide e lontane comunicazioni a perte fra i popoli non diventino monopolio dei pochi ma si spandano tra le moltitudini a beneficio dei più ». IL CRITICO LEITERARTO E LO SCRIITORE Mazzini, abbiamo detto i nizialmente, soffocò a quella che considerò la sua missione politico-sociale la iniziale vocazione letteraria: è andato perduto il romanzo « Le reliquie di un ignoto », che egl i asserisce di aver scritto nelle tormentate vicende della sua vita di proscritto. Talune composizioni poetiche, in real tà di scarso valore e tutte del periodo giovanile, sono state pubblicate. Resta come monumento letterario l' immenso epistolario, dal quale possono isolarsi minori raccolte di particolare suggestione, come le splendide « Lettere consolatorie • o la corrispondenza amorosa con Giuditta Sidoli ardente di passione o il carteggio con la madre, donna di altissima spiritualità giansenistica, che fu sua confidente ed ispiratrice esemplare (quest'ultimo 26
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