( 559) nostra. Io ben so che il governo ne trema di stizza, e accumula precauzioni, e bandisce ordini, e moltiplica birri ai confini , onde la parola del vero non penetri ne'felicissimi Stati. Io ben so che tutti i librai milanesi, non sono molti giorni , s'ebbero l'onore d'un invito alla polizia; al quale ufficio recatisi, venne lor fatta un'ammonizione paterna , con la minaccevole conclusione che, se mai si trovasse appo loro un solo esemplare dello opere proibite di fresco - e del bel numero sono i miei opuscoli - dovrebbero chiudere in sull'istante bottega; - condanna stupidamente ingiusta, la quale, senza impedire l'introduzione dei libri, consegna la sorte· di oneste e operose famiglie a un qualunque malevolo, a un agente del Bolza che, per dimostrare il suo zelo e l'attività sua, si compiaccia scagliare in casa vostra, a vostra insaputa, un qualsisia libruccio scomunicato , informandone subito la paterna giustizia. lo ben so che perfino i giornali torinesi loro dan le vertigini , abbenchè, eccettuato qualche ultimo peccatuzzo veniale e degno di facile remissione, sieno innocenti e puri come acqua corrente , non già per deficienza d'ingegno e di volontà negli autori , ma per soverchia grettezza esercitata finora dalla censura. Le Letture di famiglia sono per gli Austriaci di Milano letture rivoluzionarie; il Messaggero torinese sembra loro una staffetta della rivoluzione; il Mondo illustrato è qualche cosa di peggio, è la rivoluzione medesima disegnata ed incisa. Onde coteste proibizioni entrano nel regno vastissimo del ridicolo, e ve le lasciamo. Però non lasceremo inavvertita una risposta data dall'Austria allo Svizzero Direttorio, che interrogava
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