( 293) La quale imaginò suoilo un piano per rendere serva anche commercialmente la penisola tutta, stabilendo la struda Ferdinandea, con la strada e il porto di Trieste, fondamento d'una rete italo-germanica di vie ferrate ; per conseguenza tentò addimostrare con mirabile ingenuità nell'austriaca lloridezza essere tutti riposti gl'interessi italiani, nelle sue provincie dover morire la rete nostra, non potersi legare l'Adriatico al Meditemmeo, Milano a Torino, Venezia a Genova, né Alessandria a Coira, cioè il Piemonte alla Germania meridionale non austriaca. In breve, pretende che resti per amor suo eternamente incompiuta una rete di vie che abbracci la penisola intera, secondo le geografiche leggi e l'utilità dell'italico popolo; si dichiara nemica a qual)to non favoreggi Trieste ; niega l'unione delle strade lombardo-venete con le sarde, e propone di vietare negli altri Stati italiani l'eseguimento di ·quelle linee che potessero nuocere di lontano a' concetti aulici. Così scioglievasi moralmente l'alleanza austriaco-sarda , che diede tanto fulgore nel 1829 e nel 1832-33. A cui s'aggiunse la vertenza del transito de'sali pel cantone Ticino, permesso dal torinese governo, giacchè non v'era ragione plausibile di niegarlo. Vienna, cieca di sdegno per questi -piccoli fatti, ancora nella febbre delle operate vendette in Gallizia, mentre invano tentava lavarsi le mani ed il volto grondanti sangue per dire all'Europa - cr Vedete! io sono pura come una colomba JJ - aumentava. il dazio d'entrata pei vini comuni dello stato sardo, mtrodotti nel regno lombardo-veneto. La corte di Torino con dignita rispondeva nella sua gazzetta, con-
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