( 279 ) non favorevoli molto a quella d'Austria. E Vienna imbizzarria per dispetto , c pesava tosto sopra Firenze, ove già pareva saldissima l'armonia tra il governo ed il popolo , ove più liberamente spiravano sensi italiani, ove gli studi condotti da inel iti spiriti, aiutati da non arcigna censura , da ricchissime biblioteche, dalle memorie, dai monumenti e dal cielo, mettevano profonde e sane radici ; poichè stabilivansi sopra la storia, madre d'ogni vero o nazionale sapere. Per tutto si diceva Firenze cuore d'Italia ; tutti la nominavano affettuosamente per la sua compassione in raccogliere gli sventurati fratelli, per l'umana gentilezza degli abitanti, la soavità del suo idioma, la fede alle sue tradizioni, e il sorriso de'suoi colli. E al nome di Leopoldo Il, nell'onesta fiducia dell'italianità sua, benedieevano tutt'; poicbè non abborrono gli Italiani nè dalla religione , nè dai pontefici , nè dai principi , nè dalle leggi, bensì dalla giustizia che si vendo , dall'anarchia composta in legale sistema, dai troni eretti sulle rovine italiane, e da quel sacerdozio che si vorrebbe Cristo capitano di ribellioni . Ma già d'intorno al reggitor di Toscana erano saliti nuovi consiglieri , non dotti de'loro tempi , non esperti nelle pubbliche faccende ; poveri d'ingegno, e di altere brame; persecutori de'buoni, nè francamente amici ai malvagi , uomini che tutto adulterano col servile raggiro e la cabala sotterranea, ch'essi vanno con ogni lor voto invocando. E la cabala, vestita di nero, con le mani devotamente in croce sul petto, la quale in volgare si chiama gesuitismo , obbiedientissima venne ad essi, e seco loro strinse una lega offensiva e difensiva. Nacquer timori, a cui prestarono
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