( 269 ) non si bulca tanto. O non vuò che s'abbia a di dunque viva a Pio Nono? Lo dire' anch'io. Gianni. O quell'altro che ha'detto, che vuoi dire ? Neri. Vuoi dì che nessuno faccia prepotenze , e che si possa andà a Genova, a Bologna, a Napoli , senza che le gualdie di finanza ci venghino a frucà pelle tasche. Eh saremo tutt'uno allora. Viva: Viva. Gianni. Viva pure; che anche a me mi piace di potere andare e stare senza che mi venghino a rompé l'anima que figli di cane. Ma quella -Morte al Tedesco - che vuoi dì ? Neri. Senti Gianni. Ti rammenti tu quando questo Marzo ci fu que'chiassi a Pistoja, che que'maledetti trecconi d' accordo con que'dannati folnaj, volevano fà moli re el' popolo di fame? E bene , se seguitava, el Soprano faceva venl i Tedeschi : e m'hanno detto che uno di loro mangia in un gioino quanto tre di noi : vuotano le cantine; ingozzano perfino le candele e collo stoppino s'ungono i baffi. Che la Madonna di Monte-Nero ci scampi da codesti sei penti l Già, a Livo!no non ci verranno , pclchè dice che dell'acqua n' hanno paùla, e i Veneziani li falebhel bere. Gianni. Molte, molte, a quel ti buonevoglie! mi ci lcrivo anch'io. Neri. 1\fa l'più bello non lo sai. }:J Soprano ha lette quelle ilcrizioni da se, e faceva certe grinze nella testa che pareva fra Maccario, quel vecchio torsone che viene alla cerca; quelli pò del coltèo , facean l'occhi di Basililco. Gianni. L'hanno avuta!
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