( 262) Ed ecco come ragionava il popolo sull'editto della censura. Noi conosciamo assai bene (diceva l'universale ) quanto sia dolce l'arbitrio a moltissimi fra coloro che tengono i primi impieghi dello Stato, non può quindi piacere aù essi una libera discussione su i loro atti e su quelle istituzioni che il popolo vorrebbe riformate. Il principe vuole questa libera discussione, e l'accetta · come franca consigliatrice : ma i nemici della stampa, non potendo opporvisi direttamente, hanno presa una via indiretta onde giungere al loro fine. Col dritto del bollo hanno voluto gravare i fogli di un dazio che raddoppia le spese d'impressione , e siccome nel nos~ro paese i fogli periodici non possono contare sopra un gran numero di associati come in altri Stati popolosi, e siccome il tenue prezzo usuale dell'associazione non può essere aumentato senza pericolo di veder ridotti a metà gli associati , ne verrà per conseguenza che i fogli periodici cadranno per mancanza di alimento. Starà poi nell'arbitrio dei ministri di restringere quando vorranno, e come piacerà loro quell' onesta libertà che fu accordata alla stampa, e che per un poco di tempo continuerà ad essere accordata per gettar polvere agli occhi. Quando i censori responsabili dovranno eseguire alla lettera l'articolo che proibisce i discorsi tendenti direttamente o indirettatpente a rendere odiosi gli atti, le forme, e le istituzioni del governo, avranno una latitudine senza limiti per proibire appoggiandosi alla legge. Quindi non sarà più concesso allo scrittore di lodare una buona legge d'un'altra nazione perchè sarebbe indirettamente una critica amara d'una nostra legge in con-
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