( 246 ) dietro gli eventi; siam vinti , quindi ribaldi. Si può giudicare Paolo III colla stessa misura, criterio di verità , essendo ammessa la vittoria. Pretendevano , dice l'A , gli imperatori rinvalidare lapotestà di Carlomagno, restitutore dell'impero d'occidente, che più non sussisteva nè di diritto, nè di fatto {1). Ma chi santificò questo impero, chi destò l'appetito d'un'imperiale corona? Chi, mio Dio! riconobbe questo diritto e questo fatto fino al 1805? I papi e gl'imperatori guerreggiarono tra loro per secoli, ma non per questo diritto; nè per questo fatto ; guerreggiarono per non trovar modo a dividersi pacificamente le spoglie italiane, o se volete, del mondo. Ma chi li ba chiamati in Italia ? e non una volta , più volte? Non ebbe la corte romana in ausiliari anche Turchi? Clemente VII, ad onta del sacco di Roma, non istrinse la mano di Carlo V, tutta grondante del sangue de'suoi Romani , percbè la tuffasse con lui nel sangue fiorentino? E l'alleanza della corte romana col Tedesco non crebbe cogli anni, e non produsse la servitù presente, onde sul pastorale di Gregorio XVI si vide piantata la baionetta austriaca ?Chi è la in mezzo all'Italia da secoli, come enorme roccia, a impedire che le genti italiane s'abbraccino? Que'santi e dotti pontefici, i quali, colle armi spirituali e colle temporali, senza posa si tratagliarono nell'affrancamento della comune patria, debbono a ragione aver la parte loro in quella universale ovazione che i popoli dedicarono ai loro (1) Antologia italiana, p. 267.
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