( 244 ) nobili stazioni della storia è quella che dai posteri fu assegnata al1Jontefice Paolo III, dice l'autore. Il Farnese fu grande protettore dell'arti; degnò Michelangelo d'una sua visita; c dobbiamo a lui le pitture della Sistina; accettò la dedica del libro di Copernico, onore pagato da Galileo; qui non è la lite. Noi, italiani e cristiani, dobbiamo considerare il Farnese co- . me pontefice ecome principe, in ragione dell'evangelio e della nazionalità nostra. E quindi non giova nemmeno discutere la sua vita privata e le molte accuse delle quali fu segno, come se avvelenasse la madre e un nipote, se violasse una fanciulla in Ancona, se peceasse d'incesto colla figliuola Costanza e la facesse dipoi mo· rire, se sia stato sorpreso con la nipote Laura Farnese dal di lei marito Niccolò Quercei, e se questi gli desse una pugnalata sul viso c così lo segnasse fino alla morte. Queste accuse per molti restano nel dominio della calunnia, bencbè il padre di Pier-Luigi dicesse una leggerezza giovanile J'infélme sacrilegio commesso sul vescovo di Fano. Questo JWnteficc è lodatissimo dall'Azeglio per essorsi appigliato all'umicizia francese, invece che a quella di Carlo V, come tutti gli altri pontefici non avessero fatto lo stesso , allorcbè s'avvedevano l'alleanza francese esser più proficua, non all'Italia, a sè stessi , dell'alleanza tedesca. Le sventure napoletane banno !or primo, benchè lontano, principio nel- )'alleanza francese; Carlo d'Angiò è un frutto dei papi, figure venerande che grandeggiano wl cumulo de'secoli, e lasciarono sullor passo una traccia di luce che giunse fino a noi , perché furono non solo gli apostoli della religione, ma quelli altresì del-
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