( 241 ) Le rivoluzioni si compiono in due modi , o colla violenza dell'armi, o colla lenta battaglia della parola, tutto confidando alla opinione, alla legge e al buon volere de' principi . Nel primo caso un'intiera nazione dev'esser pronta a morire; nel secondo caso , è d'uopo formar un partito d' uomini savi e moderati , che restino sempre sulla breccia, combattano ad ogni momento minuti ostacoli , e possano acquistare col tempo un'autorità non meno utile ai governi che ai popoli, fuggendo gli estremi. Però le rivoluzioni efficaci e i partiti possenti- giacchè stabilit i sul giusto - non si fanno co' lungbi ragionamenti , co'mezzitermini , ma colle pass ion i. Ora i mezzi-termi ni reggon l'Italia, e ne furono sempre la ruina. Chi ha perduto il principe Eugenio e il regno d' Itali a nel 1814? chi ha distrutto il senato , inspirato quella Reggenza tanto benemerita degli Austriaci ! Chi tolse all'Italia nel 183 1 l'unico spediente di salute che a Ic i restava? - Jl non- intervento è sacro; sia r ispettato da tutti, con tutti. -Oh ! ciechi ! gli è sacro per tenervi divisi ! Le rivoluz ioni non son che tempeste, le quali purificano l' aria ; se non procedono impetuose, con tuoni e con folgori lampeggianti , producono lo stesso danno e non giovano. Anch' esse le ri voluzioni hanno un codice; e guai a cbi non lo segue ! "[n popolo che non sa morire non sa vincere. E questa scienza il popolo nostro deve riapprenderla. . . Una rivoluzione armata, della quale s•a umma un principe , è altro belliss imo sogno. Il timore di perdere quello che s' ba distoglie da un incerto guadagno. O bisogna fare come a Parigi ; gua~a~nare le tre giornate, innal zare un trono , portarv1c1 un ga-
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