( 228 ) Non addurrò qui per iscusa la fretta nello stampare. Ciò può riferirsi agli errori tipografici. che i miei occhi non videro, occhi d'autore. Per tale proposito, d'ora innanzi più non voglio affidarmi solamente ai miei occhi; ho qui presso un a:nico che se ne prende l'incarico. Ma le lettere non mi rimproverano punto gli errori tipografici. Ho sbagliato il nome d'un colonnello e commenda,- 1ore dell'ordine di S. Gregorio; ho fallo .Ramy quel ehe legittimamente è Rmmy. l noltre mancai, dicono, di riverenza ad un re, osandolo nom-inare senza promettere S. .M. Nel 1838 a Milano fecero tanto sciu- •. pio di coteste due lettere, che le fonderie dell'impero nel 1839 non fabbricarono che S e Al. Dell'irriverenza commessa col re di Napoli, io dimando perdono; il fallo non ha scusa, ma dirò anch'io: -Da quest'ora innanzi non peccherò più l - Che volete? Mentre scriveva quel povcroarticoluccio , mi son lasciato sorprendere da una distrazione stranissima. In quel momento mi frullavano pel cervello nientemeno che i quattro gcossissimi orsi, dono graziosissimo dell'imperatore di Russia al fu re Ferdinando di Napoli, che di Leybach li conduceva seco uel suo regno costituzionale, di questi quattro individui accrescendo l'esercito austriaco, capitanato dal Frimont. E li destinava- sono parole di Ferd~nanrlo- al miglioramento di quella specie d'orsi che ne'boschi d'Abbruzzo vive poco feconda e tapina . Tuttavia, considerando per bene la cosa, avrebbe potuto a Firenze discioglierli, avendo ritrovato in Toscana un orso dell'antico serraglio, un orso perfetto
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