Miscellanea del giorno - 1847

(210 ) Marco. Si ragioni ; non si alterchi. A te, Enrico, dirò in due parole, che uomo per uomo, famiglia per famiglia, io non bo predilezione più per Ferdinando d'Austria che per Carlo Alberto; più per la casa di Lorena che per quella di Savoja : Dirò a te, Carlo, che per alcuno io non parteggio, e sol m'è a cuore l'unita e l'indipendenza, senza le quali non reputo che aver possa Italia durevole felicità. A te, Piero, io risponderò colle parole del Re- · dentore : « Rendete a Cesare ciò ch'è di Cesare ; a Dio ciò ch'è di Dio. J> Dimmi; sino a Costantino, cos'altro furono i papi, se non se capi della Chiesa? Sedevano in Campidoglio gli imperatori, e di lì reggevano Italia, e dettavano leggi al mondo. Sol quando, trasportata da Costantino la sede dell'impero a Bisanzio, restarono Italia e Roma abbandonate, grado a grado, a se stesse, ai Borboni, ai papi , solo allora, dalla necessità, e dal merito di essersi fatti capi e difensori dell'Italia derelitta , non già dalla sognata donazione di Costantino , trassero i Papi diritto al potere e supremazia temporale. Or suppongasi un imperatore che farsi volesse veracemente italiano e capo d'Italia; che rialzar volesse il trono dei Cesari ; che congiungendo le virtù di Marco a quelle di Trajano, sapesse fare Italia, all'esterno rispettata, all'interno prospera e felice; che sollevandosi a livello del secolo, dotasse la Penisola d'istituzioni liberali , di governo rappresentativo, di vorace libertà; ov'è l'Italiano che negasse omaggio a questo successore dei Cesari? Chi di noi potrebbe non nssocia rsi a quest'opera di gloriosa resurrezione nnzionale? Che direste voi allora? •

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