Miscellanea del giorno - 1847

( 20i ) Piero. Pio farà felice il suo Stato. Che facciano ~li altri principi Italiani altrettanto. Ei precede tt~tti nel progresso : onta a chi non lo siegue. Carlo. Voi mi parlate d'una provincia; io vi parlo dell'Italia. Finì il tempo dei municipj : le barriere caddero; l'Italia è d~stinata ad esser una : gl'Italiani son nazione. E questa una di quelle verità che non abbisognano di dimostrazione. Se v'è chi di buona fede sostenga il contrario, mi limiterò di rispondere a costoro , come Buonaparte, parlando della Repubblica Francese , al plenipotenziario Austriaco « La nazionalità Italiana è come il sole; » è cieco chi non la vede. l) - Lasciamo ai retori del 31 di sognare , col medio-cv.o , le repubblichette di l\'lodena c di Bologna. E ormai matura l'unità italiana ; è traditore della patria chi tenta dividerla in due, in tre, in più porzioni. Enrico. lo non nego la nazionalità Italiana; io non avverso l'unità. Credo però che l'una e l'altra non sian mature: credo che cominciar bisogni da cacciare lo straniero : cd a ciò percbè non ''alersi dei nostri principi Italiani ? La casa di Savoja, i Borboni di Napoli, e quelli di Lucca, son pur nostri, e servir possono utilmente la santa causa del progresso . Ristringiam dunque, per ora almeno, le nostre mire: s'oda un grido solo, grido nazionale; e sia quello di papa Giulio -Fuori lo straniero-: Cacciato questo si aggiusteranno le faccende fra t nostri principi e noi . . Carlo. Fuori , fuori pure lo straniero; ma tale 10 reputo chiunque non è cittndino; chiunque si.arrogn un' autorità che non si parte dal ,·oto naziOnale H

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