Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

proprie ragipni, uom1m tra gli uomini, uomini di fronte agli uomini, non parrebbe nflmnieno vero a loro, che fino a ieri erano costretti a nascondersi, a ringhiottirsi reazioni e risposte, a cambiarsi i connotati, diffidati persino di pronunziare il proprio nome, cioè in parole povere di dirsi figli del proprio padre. Recensendo il libro di Wendell L. Willkie Qne World, Benedetto Croce ha trovato l'occasione <li ribadire « un bisogno fondamentale' dell'uomo, che è di vivere e di lavorare». Qui, da questa parte .della guerra, gli ebrei si vedono :di nuovo riconosciuto, dopo anni, il loro bisogno di lavo• rare. Rinasce in essi, complementare, il bisogno di soffrire. Forse che non hanno sofferto abbastanza? Sicuro che hanno sofferto, il mon'do sa quanto, e di là dal fronte della libertà ancora soffrono, e in tal misura, che questa n.ostra pretesa di soffrire può sembrare bestemmia, cattiva sfida, pr,ovocazione del destino. Ma la pretesa, a guardarci meglio, è unicamente di non accampare, nè vedersi riconosciute, speciali pretese. Il diritto di non avere speciali diritti. Speciali, cioè razziali. E quello che gli ebrei già liberi hanno patito, e quello che i perseguitati patiscono ancora, 'deside- • I • l l rano sia ,;versato, messo 1n comune, mesco ato a lungo, copettivo, unanime tributo di lacrime e di supplizi, f he gli uomini degni di questo nome hanno offerto, e offrono tuttavia, per assicurare al mondo la\ più lunga serie di secoli civili. Se una rivendicazione gli ebrei hanno da fare, è questa 33 Biblìoteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==