Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

Un aperto e umamss1mo scrittore ha bollato la mostruosità delle leggi razziali, osservando che esse colpivano « non le azioni responsabili delle creature umane, ma il delitto di essere nati>>. E chi veramente con la morte espiò quel delitto, non è tornato a dirci se, nell'ora del supplizio, ne realizzò finalmente la colpa. Certo i persecutori hanno saputo immaginare le camere a gas e tutte le più efferate maniere di uccisione: quelle che fanno morire con la faccia stravolta, col labbro contratto nell'urlo e nella maledizione, che tolgono al trapasso -i suoi sovrannaturali compensi e promesse, di pace almeno e di silenzio, le rasserenanti visioni di limbi o di elisii, l'erba sotto i piedi ·e l'azzurro sul capo. Tra gli orridi sudori e i ·geli di agonie terrificanti, quegli sciagurati avranno forse violato, con un raccapriccio più atroce della stessa asfissia, i talami remoti in cui si erano congiunti gli amori dei loro parenti: infausti connubi, che nel grembo delle madri dovevano deporre il seme di mostri maledetti, ora scontorcentisi nella soffocazione di quelle camere della morte. E il lezzo dei gas avrà ; oputridito le primavere nuziali, in cui i padri e le madri si erano scambiati il primo sguardo d'amore. Forse allora, in quei deliri, il delitto di essere nati si jJrecisò in una accusa contro chi li aveva messi al mon'do : come dicono avvenga, durante le crisi, ai figli dei sifilitici e dei tabetici, concepiti in un'ora di sozza e infetta libidine. Per un attimo potè sedimentarsi il senso di una colpa, risalire le generazioni. 25 Biblioteca Gino Bianco

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