Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

La difterite gioca, invisibile, ai « quattro cantoni >> nella camera .àei giochi. Ma intanto i bambini sono dichiarati « portatori >> e costretti alla quarantena. E vi assediano di domande: non capi- ,-cono che cosa sia l'essere ammalati, quando si è sani. Anche gli ebrei vennero, più o meno di improvviso, dichiarati << portatori >>: e invano cercarono il germe ch'erano accusati di tenere addosso, invano si guai·darono d'attorno per vedere se avessero contagiato qualcuno. Gli « altri », intorno a loro, splendevano di salute. Gli « altri » si sentivano, così forti che avevano perfino voglia di menare le mani, di spendersi negli sports più esuberanti: e infatti, di lì a poco, cominciarono la guerra. Dal momento che alla persecuzione non c'era mezzo di sfuggire, gli ebrei tentarono quanto meno di trovarne i motivi, di dare ragione ai loro pesecutori; che sarebbe stato un modo di alleviarsi la pena, riconoscendone almeno la logica. Con tutta la buona volontà, non vi.riuscirono. Qual'era il vizio, quale il peccato, che così inesorabilmente faceva di loro un pericolo pubblico? Le persecuzioni del passato si spiegano ancora, quasi come guerre locali: a quei tempi gli ebrei costituivano, volenti o nolenti, una cellula, un nucleo chiuso, uno specifico conglomerato, sociale. che riusciva facile di contrapporre agli altri - c..,me la tribù di zingari accampati all'orlo della città, provocanti per la loro stranezza e diversità di co• . stume, offensivi per quella stessa singolarità e isolamento, a cui lì si era astretti - e dichiarargli 22 \ Biblioteca Gino Bianco \

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