Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

zialmente gli ebrei, in vista dei propri meriti fu. turi, l' Alianello subì una parola d'ordine pubblicitaria: come chi compra il dentifrici(') più lanciato, ripromettendosene per l'indomani i denti più bianchi. Obbedì a uno slogan. Avesse detto almeno: gettate le sorti, uscirono otto ebrei. Ma no: sottolineò il partito preso. Ancora un partito preso. Una « campagna >> di riparazione, che rovescia una « campagna » di distruzione: una campagna sempre. Sotto, i nazi, gli ebrei si sono sentiti, e si sentono, il soggetto o il predicato, il nominativo o l'accusativo o il dativo di uno slogan di morte: « scacciamo gli ebrei, sterminiamo gli ebrei ». Tra gli uomini che si avviano a ridiventare liberi, si sentono daccapo, con un parallelismo impressionante, i soggetti o i predicati di utto slogan benefico: « salviamo gli ebrei, ricompensiamo gli ebrei ». Soggetti o predicati: cioè, come insegna l'analisi logica, dei « casi ». Ciò che li preoccupa, che li mette a 'di-. Sl!.gio è appunto di rimanere un caso: l'eterno, irrimediabile caso ebraico. Lo slogan li rinchiude come un ghetto. Anche se, per avventura, somigli a11'Arca di Noè. Dentro la quale sono buttati, stipati a1la rinfusa, senza riguardo ai loro torti o meriti, ai vizi umani o al valore; senza che si. tenga conto, per loro, della no,zione - non diremo neppure dell'individuo - ma dell'uomo. Perseguitati, proscritti, ammazzati, non già per le loro idee o il loro comportamento, ma come facenti _parte di una entità collettiva, come cc raz19 Biblioteca Gino Bianco

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