Giacomo Debenedetti - Otto ebrei

, . time, lo sbirro può anche apparire diabolicamente ingegnoso, penetrativo, psicologo. Che guizzi di spiritata fantasia, quali sataniche escùgitazioni, che prontezza e perspicacia di lettore d'anime, di radiologo delle coscienze, che bravura di commediante consumato nel passare dal patetico al sardonico, dalla bonarietà accorata e paterna alla glaciale ferocia. Senonchè questa specie di nefasta intelligenza non gli· appartiene in proprio, anzi gli proviene da una doppia delega. Una delega, per così dire, dal basso: nel senso che la vittima, ridotta all~ stato di pass 1 ività, proietta sull'aguzzino la propria intelligenza imbavagliata,' e a lui la attribuisce: è la psicosi della vittima, che prende corpo nella figura dello sbirro e le regala tutte le proprie fantasie morbose, le figurazioni dei propri incubi, le sottigliezze delle proprie apprensioni. E una delega poi dall'alto: nel senso che quell'intelligenza, da cui lo sbirro si sente soggettivamente animato, non è eh.e una investitura scesagli per li rami da un qualsiasi irraggiungibile « LUI ». Di Lui si osa appena accennare con un gesto sornione del pollice, che indica dietm le spalle verso l'alto; si osa appena sussurrarne il nome. Lo sbirro crede e si appoggia ai propri capi, i quali alla loro volta credono e si appoggiano ai propri capi, e così di seguito fino al Capo. E questo Re della Camera Oscura, questo Dottor Mabuse, facendo perdere lungo la trafila l'esatta nozione di sè, si lascia supporre pressochè onnipotente, impunibile quant'è impunito, e capace di procurare l'impuni6 Biblioteca Gino Bianco

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