Volontà - anno XX - n.12 - dicembre 1967

JONATHAN SWIFT nel terzo centenariodella sua nascita (30 nov. 1667) D ATA QUESTA da non passare re sollo silenzio. Non è tullavia nostro proposito esporre la biografia del grande sa– tirico, intrattenerci su tutte le umi– liazioni da lui subite nella sua prima giovinezza, o sulle vicissitudini della sua vita politica, o sulla sua proble– matica vita sentimentale, nè su certi lati ambigui della sua personalità. Ci soffermeremo invece sull'impor– tantissimo contributo arrecalo allo spirito critico dalla sua amarissima satira, che rende la sua opera sempre viva e attuale. Cli scriUori satirici si attribuirono in ogni tempo il compito di sferLare i vizi degli uomini, che non manca– rono mai di offrir loro inesauribile ar– gomento in proposito: ma l'impegno maggiore cieli' opera di J. Swift è la sua satira dell'umana società e del coslume. Di fronte alle ingiusli– zie, ai soprusi, agli inganni, agli as– surdi di ogni genere, egli non po– tè, e non voile rassegnarsi, anzi si indignò della rassegnazione allmi. Combattè con coraggio la sua batta– glia, affrontandone le conseguenze; ai nemici non diede tregua fino al– l'ultimo, se pur con la convinzione di esser « un vinto in mezzo a de– gli schiavi», senza mai piegare sot– to il giogo. La causa del suo im– menso successo va ricercata nel fat– to che egli ebbe il coraggio di muo– vere ad alta voce quelle accuse che gli altri suoi contemporanei osava– no appena accennare. per timore di farsi sentire da qualcuno. Naturalmenlc per questo egli fu oggetto di aspre critiche, come sem– pre lo sono tutti i non conformisti. Ma «la grandezza di J. Swift con– ~te nell' usci.re dall'orbita sociale dei suoi lempi e schierarsi contro di essi attirando su di sè l'odio dei coJ1temporanei e dei posteri>) e gli scrittori illustri che lo maltrattarono con i loro giudizi, non riuscirono a vedere che « il suo odio non è di– strutlore. Il suo suo odio è dolore per vedere l'umanitl, diversa da quel– la che vorrebbe che fosse (E. Mar– lini - Jonathan Swift, Rimini, 1933, pag. 40 e 56). In seguito si ricorse al solito sisle– ma cui ricorrono i ben pensanti per eliminare le persone sgradite: sep– pellirle coJ silenzio. Perciò i suoi scritti minori sono poco conosciuti; si continua invece a tradurre e a ristampare il suo ca– polavoro « I viaggi di Gu1liver », ma per togliere ogni aculeo aUa sua satira venne escogitalo il bel si– stema di ridurre la sua opera ad u– na ... piacevole lettura per ragazzi, svuotandola del suo contenuto reale e trasformandola in un trastullo. Così i fanciulli si divertono leg– gendo che Gulliver poteva tranquil– lamente mettersi in tasca tre o quat– tro Lillipuziani; che trecento dei lo– ro cuochi dovevano lavorare assi– duamente per sfamarlo; che, nel paese dei Giganti, dormiva nella culla della bambola. e viaggiava in una scatola, e simili. ln seguito il libro viene messo da parte, non lo 705

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