Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967
soprannominato Mazurka, che è ancora vivo e si occupava del disegno, pittura, scrittura, Marquet (rilegatura), ecc. ecc. Fra essi, alcuni restarono a lungo, altri, più numerosi, solo qualche mese, o anche un anno. Il solo rimprovero che si può muovere loro è che non seppero tenere conto del lavoro compiuto dai loro predecessori, contentandosi d'impie• gare i loro metodi senza assicurare la continuità degli sforzi. FUNZIONAMENTO DELLA COLONIA «Tutti i servizi di questa piccola colonia erano autonomi. Ognuno conosceva le proprie attribuzioni e i propri doveri, e, sole, la capacità e la coscienza ne regolavano le responsabilità» (3). Una volta alla settimana, terminata la giornata. tutti i collaboratori si riuni· vano allo scopo di esaminare in comune i punti controversi nel funzionamento della colonia. Alcuni ragazzi fra i grandi assistevano a queste conversazioni. ln piena libertà, ognuno diceva la propria opinione, dava il suo parere, comu· nicava le sue osservazioni e discuteva fraternamente l'idea, il progetto, il punto di vista espresso dagli altri compagni. Così, tulli i servizi erano riveduti setti· manalmente, controllati e migliorati, se occorreva: insegnamento, cucina, con· tabilità, CQltivazione, etc. Inoltre, poichè tutte le decisioni erano prese in comune e poichè ogni argo· mento veniva ben chiarito, si evitavano molti malintesi e discordie sempre no– cive alla comunità. Uomini e donne, giovani e ve-echi, lutli vivevano insomma completamente al margine della società, in un'atmosfera di canto e di buon umore, ciò che non escludeva a volte alcuni urti tra adulti più o meno prepa· ra1i a questa vita di completa indipendenza e di completa responsabilità del posto che occupavano. S. Faure sapeva sempre, col suo grande cuore e col suo entusiasmo, placare le difficoltà di tulle le specie, cd, infatti, la Ruche fu veramente una grande f.r miglia: i grandi, terminati i loro lavori, passavano il loro tempo a occuparsi dei ragazzi, dei loro giochi, oppure li aiutavc\no nei loro lavori. T posti erano presi in comune, ma poco a poco si formò questa abitudine: i più piccoli pren– devano i loro posti per primi ed erano serviti dai grandi; poi, toccava ai fan· ciulli di servire i grandi, di modo che non vi erano servi. L'INSEGNAMENTO ALLA RUCHE (4) Abbiamo già chiarito come e perchè i ragazzi erano stati divisi in tre gruppi: piccoli, mediani e grandi. Ci res1a, da fare alcune precisazioni sull'insegnamento che ricevevano e sullo scopo che ci si proponeva. S. Faure effettivamente ebbe l'ambizione di farne degli esseri completi e aveva ragione di scrivere: ◄<Il ruolo (3) Per magliori notit.i<' cfr. dì S. FAURE: Pro1,os d'Educateur, pubblicata dalla Brochure IUensuellc (s.d.). (4) Testimonianze di \·cechi allievi della Ruche (in particolare di Mireille e di Ernst Berthier). 645
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