Volontà - anno XX - n.11 - novembre 1967
za. Ma non si acceuava chiunque alla Ruche. I rcquisitì necessari erano: I) L'età (bisognava essere tra i sei e i 10 anni). 2) I genitori dovevano promettere di non riprendere i ragazzi prima dei sedici anni. Infine, e soprattutto, che il ra– gazzo rosse in buone condizioni fisiche. E perciò, prima dell'ammissione, biso– gnava sottoporsi ad una visita medica mollo scrupolosa. Questa ultima condi– zione non ci deve sembrare eccessiva. Non si trattava in effetti di scartare i ragazzi deboli o anemici, ma di rifiutare sistematicamente i tarati, i degenerati, dei quali la tubercolosi, la sifilide, l'alcoolismo, ecc. erano allora la causa di tanti «anormali'. Questa selezione era obbligatoria, e si conosce l'importanza che un Robin accordò a queste questioni, dando ad ~sse la priorità su tutte le altre condizio– ni. «Buona nascita» - tale era iJ suo slogan; e in un corpo sano è più facile trovare uno spirito sano che si libererà più facilmente dei pregiudizi e dei dogmi di ogni specie, e che sarà rorte e, dunque, più libero. Bisogna ugualmente tener conto dei problemi complessi che non sarebbero certamente mancati, se fossero stati ammessi gli anormali, che necessitano cli un trattamento speciale e di cure particolari. I RAGAZZI - I COLLABORATORI - L'ORGANIZZAZIONE PEDAGOGICA Furono formati tre gruppi di ragazzi che si potrebbero classificare appros– simativamente in piccoli (fino ai dodici anni circa), mediani e grandi (dai quin· dici anni), ma senza nessuna divisione fra loro. I più piccoli, troppo giovani per dedicarsi a un lavoro d'apprendistato qualsiasi, dividevano il loro tempo fra la scuola, il gioco e i piccoli servìzi domestici, come spazzare, mondare i legumi, mantenimento delle docce, dei dormitori, ecc. n tirocinio cominciava per i me– diani che consacravano metà della loro giornata ai lavori- manuali (officina o campi),. I grandi, essendo terminati i loro studi propriamente detti e il loro tempo di tirocinio, entravano nell'apprendistato. Il tirocinio aveva il vantaggio di permettere ai ragazzi di «papilloner», come diceva Robin (poichè, secondo una sua teoria, «nessun cen 1 ello senza mano, e nessuna mano senza cervello»), cioè di familiarizzarsi con tutte le tecniche e di esercitarsi in tutte le officine e anche ne, lavori dei campi (ebanesteria, for– giatura, apicultura, giardinaggio, rilegatura, ecc.). Così, un pò alla volta, i ragazzi manifestavano e sviluppavano le loro atti– tudini. Questo insegnamento pre·professionale a carattere polivalente permetteva loro di provare tutto per tre anni, e scegliere infine la branca nella quale vo– levano specializzarsi per dedicarsi al loro mestiere, Non un mestiere scelto a caso, ma un mestiere che si esercita con piacere, grazie al quale si dà il me– glio di se stessi. Quanto ai collaboratori, essi furono numerosi e tutti furono disinteressati. Nessuna paga, nessun salario, tutte le mansioni erano gratuite. Fra essi bisogna citare Stefano Mac Say, Delaunay, Guentcho (musica), Julia Bertrand (istitu· trice, destituita per propaganda antimilitarista), Tibaldy (tipografo), Voisin, 644
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