Volontà - anno XX - n.10 - ottobre 1967

ANTOLOGIA « Parigi non vale una messa»<*> P ARLO a nome mio e di pochi colleghi i quali, non potendo dare il loro assenso al presente disegno di legge, non hanno voluto, da altro canto, in questione cosi grave, astenersi dalle sedute del Senato o allontanarsi dall'aula. Anche per questo sentimento che è prevalso in noi, sono sicuro che il Senato presterà alcuni minuti d'attenzione a quel che sono per dire. Dichiaro anzitutto, perché non abbia luogo equivoco, che nessuna ragionevole oppcsizione potrebbe sorgere da parte nostra all'Idea della conciliazione dello Stato italiano con la Santa Sede. La dichiarazione è perfino superflua, in quanto è troppo ovvia. La Legge stessa delle Gua– rentigie avrebbe avuto il complemento della conciliazione, se la santa Sede l'avesse accettata (interruzioni), o se, muovendo da essa, avesse aperto trattative, che non erano escluse e potevano essere coronate da accordo. I ripetuti tentativi, fatti nel corso di più decenni, dall'una e dall'altra parte, comprovano la tendenza a mettere flne a un dissidio che apportava danni o inconvenienti all'una e all'altra parte, e non sta– rè ora a cercare per minuto a quale delle due li apportasse maggiori. Allo Stato italiano si direbbe di no, segnatamente dopo la prova dell'ulti– ma e grande guerra, nella quale la Legge delle Guarentigie si dimostrò affatto adeguata alla situzione e tale da lasciare al Pontefice la pie– na libertà; come, per un altro verso, i risultati della guerra, con la disso– luzione dell'impero Austro--Ungarico, estinsero gli ultimi timori di una rivendicazione di carattere internazionale del potere temporale. La ragione che ci vieta di approvare questo disegno di legge non è, dunque, nell'idea della conciliazione, ma unicamente nel modo in cui è stata attuata, nelle particolari convenzioni che l'hanno accompagnata, e che formano parte del disegno di legge. (Interruzioni, com.menti). AIJ'annunzio dell'avvenimento fu subito detto in Italia, e ancor più nella stampa estera, che la politica ecclesiastica che lo Stato italiano inaugurava col Concordato era, nei suoi principi, l'abbandono di quelJa per ottant'anni seguita dal Risorgimento e nella Italia una. (Rumori vi– visstmt). Ciò è vero; ma non è, storicamente, tutta la verità. Perchè la intera verità storica è che il Risorgimento italiano ha le sue prime ori– gini alla fine del Seicento e fu segnato dalla lotta e dalla ascensione del pensiero e delle istituzioni laiche di fronte alla Chiesa. Il suo primo grande nome è quello di Pietro Giannone, martire di questa causa, per- c•i Discorso pronunz.lato da Dencdc:110 Croce, li 24 maggio 1929, al &!nalo del Regno. 577

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