Volontà - anno XX - n.6 - giugno 1967

e quello di acquisire delle buone abitu– dini, compr~-.a qu..!lla di rivcde1c crltl– camcnlc le abitudini stcs..,c. La filo..,ofia della lih~rtà (inc11ia atli\'a!} ..,i rompe la testa contro la determinazione: la libcrlà che imploriamo altro non e che un certo ordine nelle cose, ciOè una morale, giammai il libero arbitrio. E 1.1morale e l\1r1e per ccccll~n,..a: la ca– pacità di fare spontaneamente cio che ,i accorda con cio che dc,·'c!-.5.erc fotto hecondo quel certo ordine}. La libcr– li:I ci ripo1 la alla n.:ccv,il.l e. attr;.wcrso il ... entimcnto morale {che ri!,01\c l'clÌ· ca nell'c,1c11c.i.}, alla ,pontancità natu- 1·alc. Ora, .,çio che dcv·c..,..,cn! fatto•, ~c– c-ondo la no..,tra prospctliva d'hommcs rt:vollès ma co..,1ru11od. è l'economia del vivere Insieme. Senta un \·ivcrc in– ,icmc la mor;,Je non ,n rcbbc alcuna ragion d'c,,crc. L'uomo non ha :rncora presa l'abitudine di comportan,i nella maniera piu economicamente corl\'e• niente alla gencralit;t dt:i suoi ~imili, cioè in m:rnicra morale. Ma ciò e possibile quando egli riesce a «ritro– \3r-,i nef?li al1ri•. E' un '-t'ntimento cri– ,:,,tiano. fo1 ..,e,per rifcrir,i a «colori• del nQ,tro ambir.:n1c, come po1rebbe c-,~re kantiano o buddi\l<I. C'è qualco5.a nel fondo "originale• di alcune religioni. che pone mi'>ticamL'nlc ciò che altri– mcnli an iene in maniera ra1ionale. Ebbene. r.::rchc l'uomo ..,copra quc..,1a «consanguineità morale• con i propri compagni d'csi..,tcn;.a, ha bisogno di a– bituarsi alla ,olidariclà e al mutuo ap. poggio, cioè ad un::. pra1ica nobile e nobilitante, che proprio la civiltà di m::.ssa rcnck quanto mai difficile. "Una libera as..,ociazionc di uomini liberi non ci può essere '>Cprima non ci sono gli uomini liberi•, dice l'amirn Antonio Laganà. \la piu che un tenni– ne "antecedente• quello degli uomini liberi è un termine «concomitante•, gjacche, come non ci -,:u·cbbc crea1ore ,enta creato. non ci sarebbero uommi liberi (non singoli indi\·idui ma colle1- 1ivitù di uomini liberi) ,en,a ambiente •;odalc libero. rare prima gli uomini liberi pt·r poi ,h-,truggcrc le ',OHa'>lrut ture <,ociali parassi1aric è tanto a.,,ur– do quanto di..,truggcrc ))rima quc,tc per fare poi quelli .La quinte,.,cn;.a del– la libertà, di cui ci parla il Laganà, non è cerro qudla di muo\cr,i in tutti i -,cn~i senza curar.!.i degli cffc11i prodot. ti sui nostri !'limiili, ma quella clt!lla "spontanei1à morale•, dirci della \'OCa- 1ionc al bene comune. Come raggiun– gere ques1O stadio supremo, .!.Ìdoman– da egli stes-.o, tanto pili che ..,arebhcro poco \·crificabili le condizioni 5.Ocio-c– conomìche profcti1J..atc da Malthu,? A. Laganà: cerca una 5olu1ionc, la 5,1e,,a 'iolu/.ione, mi pare, di noi anarchici. Come distruggere lo Staio, «un ala\ i– smo, retaggjo ancc<,1ralc dell'uomo ma-,sifica10 che non ric,cc a pcn·enirc all'aria pura dello spirito critico»? C<r mc, altrimenti, costruire una socicla di uomini autentici nello ,te<,<,o1cmpo in c.:ui la ci\ illà \'3 mas..,ificando sem– pre pili l'uomo? Annoto degli appun1i per una ri,po– !.la a me ste,;;so: - lo non vedo alcun fine prcdi,1><>– sto nel divcniri: ~lorica. \fon e quindi da escludere l'c\'entualìtà che la ci\'il• là, piuttosto che pervenire ad una -.o– luzione di «felice convivcn,a•, distrug– ga se stessa, per ricominciare daccaJ)o, 351

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