Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

La "maestà,, della legge [ A «LEGGE»! Si osserva che, in generale, le persone mutano perfino il tono della voce nel pronunziare questa parola, tono che assume per l'occasione una inflessione solenne come se si par– lasse di qualche cosa di sacro. A proposito di ogni questione che sorga, si sente dire: « la legge lo proibisce, la legge lo consente, ve– diamo che cosa dice la legge». Si parla cioè delle leggi umane con la considerazione di leggi fatali, cui non si può sfuggire, come se fossero leggi fisiche. Per la legge di gravità i corpi lasciati a sé cadono a terra: di qui non si scappa. ~1a le leggi umane sono uscite da cervelli umani, da cervelli di persone come noi, che sbagliano spesso, che ancor più spesso non vanno d'accordo. Le leggi fisiche sono immutate dai primordi dell'essere ad oggi: ma altrettanto si può forse dire delle leggi umane? Come si può pretender di offrire un punto di appoggio in ciò che viene cancellato, cambiato, riveduto perenne– mente, strada facendo? Puerile il provvedimento di scolpire le leg– gi nel bronzo, come già fecero gli antichi Romani. I quali dimo– stravano così l'inconsapevole presentimento di una fugacità cui vo– levano cercare di opporsi, sia pure mediante un mezzo materiale di conservazione quale il bronzo. Ma se le leggi avessero in sé un contenuto fondato sulla realtà sarebbero rimaste immutate fin dal– l'età della pietra, o anche da prima, e sarebbero uguali per tutte le genti. Invece cambiano le leggi secondo la latitudine e la lon– gitudine, secondo i punti cardinali, e seguono le vicissitudini dei popoli. Mancano quindi di quel carattere cli «assoluto» che solo il dato cli fatto conferisce, e che i governanti vorrebbero fosse loro attribuito dai governati. E non rappresentano neppure il prodotto di uno sforzo di saggezza umana, giacché, in generale, non fanno altro che « codilìcare » il costume. diverso tra tulli i popoli della terra, spesso assurdo e stolto, sempre contingente. Come si può, perciò, aver la pretesa cli imporre un sacro rispetto per delle con– venzionalità, che, in un bel momento, si è pensato di fermare sulla carta (o sul bronzo)? Il richiamo di Antigone alle « leggi non scritte» che « non 263

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