Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

NOTE SUL DIVORZIO D I\ GRAN tempo, e con notevole accentuazione in questo ultimo periodo, si parla del divort.io. l'on. For– tuna del PSU si sarà certamente co– struito una ... fortuna elettorale col pro. getto di legge sul divorzio e molti si son messi ad aspellare con ansia la regolamentazione legislativa dei matri– moni falliti. Ogni volta che si parla di divorzio si presenta l'istituto con ricchi rife– rimenti a casi tragici e insostenibili di vita quotidiana, si invoca la libertà dei coniugi, la sincerità dell'amore, la impossibilità dell'unione tra due per– sone che non hanno piì.1 niente da dirsi. Si invoca come moti\'o morale di fondo l'onore macchiato dall'adulterio, della moglie naturalmente. E allora si grida viva al divorzio, al toccasana che ricompone l'onore violentato, che risolve le situazioni di angoscia coniu– gale, che restitllisce la libertà all'indivi– duo, che riconsegna l'amore alla sin– ce1·ità, che elimina lo squilibrio socia– le dell'unione fallita. Ma tutto questo è la reallà o è la mistificazione della realtà? Qui si pone una domanda molto sem– plice: cos'è il divorzio? La risposta è quasi sempre la stcs· !:>a: il divort:io è il mezzo con cui si scioglie il vincolo di un matrimonio fallito e si riconsegna all'individuo la libertà di scegliere altre unioni. Il divorzio è dunque nella ~ua real– tà storica e legale il rimedio ad un mat.-imonio fallito. Può però il rimedio a qualcosa che è fallito rappresentare la soluzione del problema? E come soluzione può vera- mente il divorzio riconsegnare agli in– teressati la libertà? Il problema della unione ricompai·c imperioso a reclamare una 1necedenz3 nella discussione. Se infatti il divoròo è la soluzione di una unione fallita il problema consiste nel non lar fallire le unioni, nd conccpin;: un diverso modo di unione tra l'uomo e la donna. Non è dunque in discussione il mez– zo con cui rimediare, in discussione è il matrimonio. E' all'origine che va ricercato e risolto il probll!ma dell'as– soluta libertà dei soggetti. Se si spostano i termini della di'ìcus. sione e si pretende di iniziare l'analisi dal matrimonio fallito o dal rimedio si mistifica un problema che si vorreb– hc poi risolvere a livello dì sovra– struuura, disancorandolo Jolla strut· tura che !o produce. Basterebbe pensare che se il divor– zio fosse una soluzione dei problemi che pretende di i·egolarizzare, poti·eb– be essere efficace, tuttalpiù, nel breve spazio intercorrente tra il fallimento del primo matrimonio e l'inizio della nuova unione, dato che il ~oggdto ri– solverebbe il suo problema Sl.!ntimenta– le con altra unione matrimoniale sog– getta al fallimento. Ma nemmeno in questo hre\'e spa– zio di tempo risolverebbe il problema della libcnà e dell'amore. Se diamo uno sguardo alle condizio– ni s1oriche socio-politiche dell,1. società capitalistica attuale, necessariamente bisogna collocare il divorzio nelle si– tuazioni reali che tale società produce. li reddito di vita medio del cittadino italiano, a prescindere dal ceto dei di- 267

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