Volontà - anno XX - n.3 - marzo 1967

CINEMA «l'uomo del banco dei pegni» P RIMA dc «La collina del disonore,. e de "Jl gruppo», e precisamente nel 1964, Sidney Lumct aveva diretto .-L'uomo dal banco dei pegni~, che appare solo ~ ra sui nostri schermi, accompagnato da una campagna pubblicitaria che, trattan– do il pubblico come merita, punta tutto sulla scabrosità di alcune scene. Gli spettatori avranno però la sorpresa di un film importante, una vera eccezione nel mal'e di insulsaggini ammannite abi– tualmente dai registi statunitensi. Ouesl'opern narra di un professore e– breo, un sopravvissuto dei campi di ster– minio nazisti che, dopo la vittoria delle rlcmocrazic, ha abbandonato l'Europa e vive negli Stati Uniti dove si occupa di un banco di pegni. Nel campo di Auschwitz la crudeltà nazista gli ha tolto ogni fiducia nei suoi simili ed ora egli vive fra la gente come un estraneo, senza provare più alcun sentimento nei suoi confronti. Davanti al suo banco di pe(,!ni sfilano i casi più drammatici e patetici senza commuover• lo minimaml!ntc: egli è ancora ad Au• schwitz dove gli hanno violentato la mo– glie sotto gli occhi, dove ha visto dila– ni,ue i suoi comp.:;;;:-ni di deportazione e per lui ogni sentimento umano è morto in quel «Lager». Nella sua vita c'è ormai posto solo per rapporti puramente fisici con la gente e invano una donna tenterà di restituirlo alla sua umanità. L'uomo del banco dei pegni ha un ap– prcndisla che trascura e maltratta il quale decide perciò di derubarlo aiutato da al– cuni malviventi suoi compagni di un pas– sato disonesto. Intanto il vecchio profes- sore divenuto usuraio apprende che il suo socio in affari, al quale fornisce i fondi per le iniziative, gli fa guadagnar danaro con lo sfruttamento della prosti• tuzione. Questo per lui, che vive accom– pagnato dalle immagini di quel passato dove ha vislo le donne prigioniere CO· strette alle voglie dei nazisti, riesce in– sopportabile perchè lo accomuna ai vec– chi aguzzini ed il suo isolamento dall'u– manità entra cosl in crisi. E quando poi, durante il tentativo di furto, il suo ap– prendista ,,crrà colpito a morte per aver• gli fallo scudo col suo corpo egli com– prenderà che l'uomo non è solo quello che vestiva la divisa nazista e che egli ha visto capace solo di nefandezze, ma anche una creatura capace di altruismo. Egli ferirà la propria mano bagnata del sangue dell'uomo che è morto per salvar– lo, unendo così col suo il proprio sangue in un gesto simbolico di fratellanza urna• na. Dell'aspetto etico di questo film, che aiuta tra l'altro a comprendere taluni comportamenti di certi ebrei, non si può evidente che dir bene, Per quanto riguarda la forma, occorre invccl! fare un appunto: ne «L'uomo del banco dei pegni» vi sono infatti troppe parole, troppe spiegazioni di ciò che ri– sulta già evidenti.! attraverso le immagini. Sembra talvolta che il regista 1ema che gli spettatori non siano in grado di com– prendere ciò che vedono e senta così il dovere di fornire chiarimenti mettendo in bocca ai protagonisti spiegazioni fasti– diosamente pleonastiche che appesanti– scono la narrazione. Non ultimo tra i pregi del film l'in– terp1-ctazione di Rod Stciger che ben dif– ficilmente avrebbe potulo essere più sof• ferta e toccante. 189

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