Volontà - anno XX - n.1 - gennaio 1967

religione organizzata è il pensiero congelato dell'uomo. La nostra così detta i– struzione rdigiosa scoraggia l'interrogazione e il dubbio» (pag. 28 e 29). La libertà però deve essere completa, non come quella di cui godiamo noi, e che ci lascia schiavi dell'ambiente. Generalmente i nostri pedagogisti conside– rano ia libertà ccmc lo scopo ultimo dell'eclucazionc, scopo al quale si giunge con l'autorità posta al principio. Non si concepi~ce l'educazione senza autoriià. lnfat1i anche la pedJgogia, che vorrebbe essere all'avanguardia, quando affronta questo problema usa frasi ambigue, intese a ~::tlrnguardare, sotlo l'apparenza del progresso, i principi tradizion~lli. Così parla cli « effetto liberatore,, dell'au– torità, di v. autorità liberatrice», per concludere <.'he « l'autorità risale nei suoi fondamenti a Dio» (Dizionario enciclopedico di pedagogia). Fanno cioè lo stes– so ragionamento di quei governi che opprimono i popoli, affermando che in tal modo preparano la libertà. C0ntrario è l'atteggiamento di Krish:1amurri f-1 riguardo: « la disci!)lina garantisce un risultato, e per noi il fin~ è più importan– te dei mezzi: tuttavia sono i mezzi che determinano Il fine. La libertà non si può mai conseguire attraverso la di$-ciplina, attraverso la resislenza. La libertà è al principio non alla fine» (pag. 21). Naturalmente ~li educatori debbono, per prima e-osa, educare se slcssi. Af· fermazionc questa che troviamo anche presso alcuni dei nostri pedagogisti, fra i CH!ali non manca chi conferisce grande importanza alla personalità del mae– s!ro. Ma Kl"ishnamurti è più risoluto: « il problema reale dell'educazione è lo educatore», (pag:. 26). 11 quale deve studiare i! bambino individualmente, pre· parargli un ambiC'ntc che desti la sua intelligenza, che lo aiuti a comprendere i suoi problemi, a scoprire i suoi condizionamenti, a intendere la «relazione» fra $é- e le cos~ tutte, senza mai imporre al bambino quello che egli « dovrebbe es– sere», secundo la volontà dell'educatore. « Con eh~ diritto noi cerchiamo di pla– smarlo secondo un partìcolare modello appreso da qualche libro, o determinato dJ.\le nostre proprie ambizioni, ~peranze e paure? Gran parte degli insegnanti con mentalità idealistica hanno :-nesso da parte l'amore. hanno cervelli aridi e cuori duri» (pag. 14 e 15). Il rimprovero, naturalmente, coinvolge <'.nchc i geni– tori, i quali, anzichè proporsi di comprendere il bambino, di studiarne le ten– ckme, vogliono imporgli il modello creato dalle loro ambizioni, dimostrando così di cercare soltanto il proprio egoistico appagamento. Il considerare i figli rnme una proiezione del proprio io, a cui no,1 si chiedono altro che le soddis[a– zioni del pos~esso e del dominio, è cosa tanto comune ed evidente che, anche nel nostro mondo, viene messo in luce da qualche studioso «onesto~. il quale, rilevJ.ndo gli effetti d;:innosi che derivano dalle pretese esorbitanti che i genitori impongon(, ai fanciulli, osserrn: « tale mvertimento vale soprattutto pe1· ce.-te m:'ldr! che non vedono altro che la loro ambizione segnata sulla fronte ciel loro bambino ... » (A. Benfenati - Età evolutiva e formazione umana - Boloana, 1958 rag. 156). E' nccess.:irio quindi che l'educatore sia una persona «integra», ,·aie a dire consapcyole del totale processo dell'esistenza, libero dalla brama del successo e ctalln. paura. A questo proposito si direbbe eh.: Krishnamurti avesse <:onoscenza 23

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